Economia e ridistribuzione della ricchezza una visione d'insieme sul nostro sistema

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Genova | economia e disuguaglianze economiche

Economia e ridistribuzione della ricchezza
una visione d'insieme sul nostro sistema

Come possiamo affrontare il problema delle disuguaglianze nella distribuzione dei redditi e della ricchezza che hanno caratterizzato quest’ultimo ventennio?

di Alberto Samele socio del partito Orizzonte

Http://utopiarazionale.blogspot.com/2018/10/la-poverta-assoluta-nel-mondo-e-in.html
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Le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi e della ricchezza hanno caratterizzato quest’ultimo ventennio. È infatti opportuno sottolineare tale problematica quale premessa di qualunque discorso che abbia ad oggetto sia l’uguaglianza tributaria che la progressività fiscale.

Che la forbice delle disuguaglianze si sia molto allargata nel mondo e, in particolare, nel nostro paese, ce lo ricordano numerose statistiche ufficiali. È un fatto noto che oggi circa la metà del reddito totale è in mano al 10% delle famiglie, mentre il 90% deve dividersi l’altra metà.

È pertanto doveroso, in questo momento più che mai, uno Stato meno ottuso e più forte, erogatore di servizi sociali, finanziatore della ricerca, dell’innovazione e della formazione.

Questo perché è indubbio che i  «ricchi» non vogliono le stesse cose che vogliono i «poveri» e quella parte del ceto medio entrata recentemente nell’area della c. d.«povertà relativa» (avendo perso nell’ultimo ventennio molto del proprio potere d’acquisto).

Chi dipende dal posto di lavoro per la propria sussistenza sicuramente non cerca e non vuole le stesse cose di chi vive di investimenti e dividendi e può permettersi di praticare sofisticate pianificazioni fiscali per sottrarsi (anche lecitamente) al pagamento del giusto tributo. Insomma, chi non ha bisogno di servizi pubblici o ne ha un bisogno limitato non cerca le stesse cose di chi dipende esclusivamente dal settore pubblico. Questa diversità di situazioni e di bisogni genera, all’interno di una popolazione, gerarchie e problematiche sociali. Questo, in aggiunta ad una pressione tributaria molto (e spesso troppo) elevata, ed in aggiunta ad un’inefficienza della spesa pubblica o, meglio, all’incapacità della pubblica amministrazione di fornire correttamente servizi essenziali ad un costo accettabile mette in crisi la tenuta sociale del paese. La pressione fiscale andrebbe, perciò, ripensata in conseguenza della riduzione, riqualificazione e razionalizzazione della spesa, attraverso una lotta seria agli sprechi e dell’evasione.

Fatta questa lunga premessa, un sistema fiscale «sano» si basa sul corollario dell’equità, secondo cui gli individui che sono in condizioni uguali o simili devono pagare lo stesso ammontare di imposte. Pertanto, coloro che hanno una più elevata capacità di pagare (imposte) devono contribuire in misura maggiore di coloro che hanno una capacità inferiore.

Questo è il così detto principio della capacità contributiva, secondo il quale la maggiore capacità di pagare imposte può significare un ammontare maggiore di imposte in senso «proporzionale», ma anche in senso «progressivo» (ovvero secondo una percentuale crescente all’aumentare della capacità di pagare).

Anche se molto spesso utilizzati come sinonimi, in realtà proporzionalità e progressività indicano concetti molto diversi tra loro.

Un’imposta sul reddito è progressiva quando il debito d’imposta aumenta rispetto all’imponibile, ovvero i contribuenti più ricchi pagano una aliquota fiscale maggiore sul proprio reddito rispetto ai contribuenti più poveri. Quando, invece, sia i contribuenti più ricchi che quelli meno abbienti pagano la stessa percentuale (aliquota costante), l’imposta è proporzionale.

L’ articolo 53 della Costituzione stabilisce che «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.»

Da questo si deduce che i criteri di progressività devono essere intesi come una particolare accezione del principio di eguaglianza sostanziale, di cui all’articolo 3 comma 2 della Costituzione, in quanto contribuisce a eliminare, all’interno della comunità, tutti gli ostacoli che di fatto impediscono il pieno sviluppo della persona umana. La progressività è espressione dell’uguaglianza.

Un sistema tributario caratterizzato dalla progressività determina, pertanto, un depauperamento più che proporzionale nei soggetti dotati di maggior ricchezza e meno che proporzionale nei soggetti più poveri. Ciò comporta, come è noto, una redistribuzione della ricchezza.

Il concetto di progressività trova la sua naturale espressione nelle cosiddette «imposte dirette» e l’Irpef ne rappresenta l’esempio perfetto per comprendere quello che noi di Orizzonte proponiamo.

L’Irpef è un’imposta progressiva, personale, e ha come base imponibile il reddito complessivo delle persone fisiche. Il presupposto dell’imposta è la produzione di un reddito ricadente entro una delle categorie previste per legge: redditi fondiari, da capitale, da lavoro dipendente o autonomo, di impresa o diversi.

L’Irpef viene dunque definita come segue. Partendo dal reddito complessivo si sottraggono le deduzioni tradizionali (come ad esempio i contributi previdenziali e assistenziali) ottenendo così il reddito imponibile. A questo viene applicata una delle aliquote previste (definita sulla base di scaglioni crescenti di reddito), ottenendo così l’imposta lorda. Si opera poi una sottrazione tra quest’ultima e le detrazioni (come ad esempio detrazioni per i familiari a carico) e da ciò si ottiene l’imposta netta, dalla quale, dopo averla diminuita delle ritenute subite, si ricava l’imposta da versare.

Evidenziato il metodo di calcolo dell’Irpef, possiamo capire bene quanto detto sopra sulla progressività fiscale e sulla possibilità di redistribuire i redditi. Il modo più semplice (sostenuto dal nostro Partito) è realizzare un’imposta il più progressiva possibile, in modo da rispettare completamente il principio di equità. Per far questo, la soluzione è utilizzare un sistema a scaglioni maggiormente frazionato.

Il reddito viene diviso in fasce gradualmente più elevate, e quelle più alte vengono moltiplicate per aliquote via via più alte. Si tratta di un sistema che colpisce con aliquote superiori i redditi più alti, garantendo appunto che i cittadini che guadagnano di più possano contribuire in proporzione al loro tenore di vita.

Ed è proprio questo, come detto, uno dei punti su cui Noi di Orizzonte ci battiamo; una maggiore progressività fiscale con una maggiore frazione e suddivisione degli scaglioni, con al contempo una diminuzione delle percentuali delle aliquote contributive per le fasce reddituali più basse ed un parallelo aumento di quelle previste per i redditi più alti. Questo ovviamente unito a una seria lotta all’evasione fiscale.

Molto spesso invece sentiamo la politica pensare nel senso opposto, cercando di rendere l’imposta il meno progressiva possibile. Ma come si può, alla luce di quanto detto, non rendere l’imposta il più progressiva possibile? È forse più equo, dunque, imporre la stessa aliquota a un reddito di 15mila euro ed a un reddito di 28mila? O un reddito di 28mila con uno di 55 mila? O forse è progressiva l’imposta che prevede una flat-tax per redditi da 0 a 65000 euro?

Fatte tali considerazioni, In ultimo, Noi di Orizzonte riteniamo che la progressività per scaglioni non è comunque l’unica strada per una redistribuzione dei redditi, anche la progressività per deduzione può essere un valido strumento. Si ottiene decurtando una determinata spesa dalla base imponibile (deduzione) o dall'imposta dovuta (detrazione). Anche in questo campo riteniamo opportuno rivedere l’attuale normativa; prevedendo che l’ammontare delle detrazioni (come ad esempio quelle relative a spese sanitarie, scolastiche, affitti, ecc...) non sia collegata a tetti massimi o a percentuali di detrazione prestabiliti, ma per Noi occorre che varino a seconda del reddito conseguito. Prevediamo inoltre una maggiore forbice di detraibilità anche per le detrazioni per familiari a carico e di detrazioni per lavoro dipendente, in modo da aumentare l’importo detraibile per i redditi di fascia inferiore.

Giovedì 24 settembre 2020

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