FRAMMENTI DI LUCE

Frammenti di luce

In un luogo non specificato si svolge questo breve racconto che vuole scrivere, in maniera del tutto personale, del sentimento dell’amicizia, quella vera, profonda e che abbraccia ogni sfaccettatura e sfumatura della vita. Due giovani donne che affrontano un episodio drammatico che segna in maniera indelebile le loro esistenze. Un percorso tracciato da emozioni, decisioni e fragilità evidenti. Due donne che nonostante i tanti accadimenti lungo il loro percorso su questa terra, si tengono per mano a distanza e in maniera differente, intrecciando i loro sentimenti per sempre.

Antonella Vella

Antonella Vella
Nata a Genova il 13 agosto 1961. Dopo essersi diplomata ragioniera e aver compiuto la pratica professionale richiesta, si abilita e svolge la professione di commercialista dal 1983 per diversi anni. Alla nascita del terzo figlio abbandona la professione per dedicarsi esclusivamente alla famiglia. Coltiva da sempre la passione per la poesia e la scrittura oltre che per i viaggi. Una volta cresciuti i figli, accetta di collaborare con la testata giornalistica online Reteluna.it per puro piacere e soddisfazione personale.

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Ott 10

FRAMMENTI DI LUCE

Capitolo I

di Antonella Vella

capitolo 1

Era chiusa nel suo mondo così saldamente costruito che non riusciva più a varcare quella soglia, con i piedi calzati dentro quella scarpe color malva, allacciate strette, troppo strette.

Spesso si era chiesta, ascoltando l'eco delle proprie emozioni che rimbalzavano a distanza, se quello fosse esattamente tutto ciò che aveva anelato così profondamente.

Le pareva di essere in viaggio con la mente, ma era ferma, immobile, pronta a seguire un'ombra, un possibile sentiero per assecondare piano quella parola sussurrata: speranza.

E lei, piccola e a tratti sgarbata, ne rideva spesso, considerandola l'unica sua rincorsa al rallentatore.

Accanto ad anni di insperate vittorie, mai veramente assaporate fino in fondo, con quel senso di ingiusto che prendeva il sopravvento, Eva poteva non vedere che nulla era rimasto inalterato.

Fuori il salice muoveva lento i suoi rami ed ancora una volta provò adagio a ricordare...

Sembrava che tutto cominciasse di nuovo, come quell'anno durante il quale tutto pareva ancora piccolo e gradevole, mentre Eva urlava a più non posso la sua canzone preferita e tutto il resto era silenzio.

Si era ferita cedendo tra le rocce mentre si inerpicava su per la montagna fino al bosco delle fate: un angolo di paradiso. Era stata una decisione istintiva e priva di alcuna riflessione quella che l'aveva portata nuovamente, zaino in spalla, su per quei pendii ancora un poco innevati. E ora quella frase lasciata a metà le si schiacciava sempre più addosso come un abito, come una dura realtà. Era un'estate assolata e contagiosa di allegria: con l'esame di maturità alle spalle e decisioni future da sopportare, ma allora Eva e Vittoria sognavano di amori impossbili e mete senza tempo.

La loro amicizia spumeggiava di parole taciute ma comprese, di occhiate furtive e sbarazzine e di momenti stretti in un abbraccio. Bastava rivedersi in quei luoghi lontano dalla città per essere se stesse, sgombre da bagagli pesanti e lacci.

Con lo scintillio negli occhi e le ultime remore lasciate tra le mura domestiche si apprestavano ad assaporare la libertà sotto una coltre di stelle per poter ammirare l'alba nella sua bellezza spontanea e selavaggia.

Giovani, belle, avvolte nei loro diciannove anni, ridevano per quella loro impresa contestata dalle loro famiglie.

Nessun timore pareva fondato, ma in un attimo tutto tornò all'origine dei tempi.

Un fruscio, una richiesta d'aiuto, un sorriso disarmante e il buio sopra ogni cosa.

Il mattino giunse piano, lentamente o forse all'improvviso su quei visi smarriti, le capigliature scarmigliate, i vestiti disseminati. Eva ricorda ancora l'odore nell'aria: le pare di inalarlo da tutta una vita.

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