Una nuova redattrice per reteluna

Paola Porcelli si presenta, le aspirazioni

e la genesi della scelte della sua vita

Paola è di Latina, pubblicherà i suoi articoli su Reteluna Genova da remoto

di Paola Porcelli

Studi umanistici
Studi umanistici

Qualcuno sa sempre cosa sia meglio studiare per garantirsi un lavoro adeguato, o almeno crede di saperlo. Eppure non tutte le strade sono uguali.


Durante la mia adolescenza, non sapevo proprio cosa avrei voluto fare da grande.

I miei compagni e le mie compagne, a 13 anni, già sapevano che sarebbero diventati scienziati o medici. Ognuno di loro, aveva già in mente il lavoro che avrebbero fatto da adulti. C’era chi si ispirava alla mamma, chi al papà, chi al mito televisivo.


Ed io? Io non sapevo che fare…mi piaceva tanto leggere, conoscere nuove realtà; avventurarmi nelle ricerche storiche; vedere quadri, capirne i dettagli; scrivere pensieri; mica poteva essere un lavoro (o sì?).

I miei genitori poi, avevano lavori normali: non mi avevano ispirato mai chissà che mestiere.

Ricordo che iniziai a cercare di capire cosa volessi…Volevo diventare una cantante, poi un’attrice, poi una conduttrice; un giorno pensai persino di poter diventare un avvocato. Continuavo a pensare alle mie ambizioni, alle mie attitudini.

Decisi: avrei fatto il liceo classico, avrei potuto diventare un insegnante o fare la guida nei musei; avrei potuto viaggiare, conoscere nuovi modi di vivere e pensare.


Qualcuno frenò bruscamente il mio entusiasmo: secondo l’insegnante di italiano non ero addata ad affrontare un liceo classico.

Cambiai idea. Scelsi una scuola tecnica, incoraggiata dalle voci di chi poteva saperne più me e di chi, poteva sicuramente consigliarmi una strada più idonea alle mie qualità.


Ho frequentato con una discreta soddisfazione l’istituto Tecnico di Ragioneria di Latina, la mia città natìa; decisi di proseguire coerentemente gli studi in Economia e Commercio. Sostenevo gli esami, ma non ero soddifsfatta. C’era qualcosa che non andava... continuavo a pensare alle cose che amavo fare.

La matematica, il diritto, erano materie utili, importanti; ma la mia mente, era troppo curiosa per seguire tutte quelle regole.


Decisi che era il momento di cambiare strada, decisi di iscrivermi alla Facoltà di Letteratura e Filosofia, precisamente in lettere moderne.

Sin dal primo esame, capii che la letteratura aveva un cuore, una sensibilità ignota e oscura alle rigide regole matematiche. Capii che era quello che sognavo sin da piccola, conoscere, capire: guardare oltre.


La mia “inutile” laurea in lettere mi ha permesso di avere un’apertura mentale che non pensavo si potesse avere; mi ha permesso di conoscere vite, in epoche storiche diverse da quella che stavo vivendo; di rispettare le scelte di tutti, non condividerle ma accettarle e rispettarle.


Non ci sarà mai una laurea più utile di un’altra, ma solo ciò che è più giusto per ognuno di noi.

Un lavoro ben retribuito ma non amato, non sarà mai un bel lavoro.


Posso dirvi che già da bambina, sapevo che i numeri non sarebbero mai stati il mio mestiere, che il mio solo cibo sarebbero state le parole (di qualunqua natura).


Sembrava assurdo, eppure credo che dovremmo ascoltare di più i bambini: a volte loro, hanno risposte che noi ignoriamo totalmente.

Giovedì 12 aprile 2018