Genova | sul decreto sicurezza

Don Martino aprirà sempre le porte ai migranti

Ora è arrivato il momento in cui bisognerà davvero rimboccarci le maniche perchè non si può rimanere indifferenti quando ci sono persone che non vengono più messe in condizione di essere curate e assistite

di Francesca Camponero

Don Martino e i ragazzi migranti
Don Martino e i ragazzi migranti

Ho conosciuto don Giacomo Matino un anno fa all’ex istituto San Raffaele di Coronata (bussalino) Il campus dei migranti da lui gestito. Un posto dove circa 300 ragazzi migranti stanno sui banchi per imparare la nostra lingua e oltre a questo imparano anche una professione tra corsi di sartoria, edilizia, agraria, ed anche fotografia e musica, educazione civica e attività sportive. Un posto dove regna il sorriso di chi è lì per dare una mano col cuore e di chi questa mano la prende, è riconoscente e spera in un futuro migliore. Oggi il decreto Salvini mette a rischio tutto questo e il monsignore a capo dell'Ufficio pastorale Migrantes confessa di temere cosa succederà a Genova quando ci troveremo 1200 persone per strada.

Leggiamo in questi giorni della disobbedienza civile minacciata contro il decreto Sicurezza da vari sindaci, un’onda di dissenso partita da Leoluca Orlando a Palermo e arrivata fino a Milano, dal sindaco Beppe Sala.

E don Giacomo Martino va avanti per la sua strada ed in un’intervista rilasciata alla collega Erica Manna su Repubblica afferma che è arrivato il momento in cui il volontariato dovrà diventare un vero movimento di popolo e di persone. Ora è arrivato il momento in cui bisognerà davvero rimboccarci le maniche perchè non si può rimanere indifferenti quando ci sono persone che non vengono più messe in condizione di essere curate e assistite.

Lui come molti altri apriranno le chiese per dare riparo a chi non ce l’ha. Non si può per don Martino non accogliere, che si tratti di italiani o di stranieri. Il decreto sicurezza gli fa rabbia perchè vengono tolti diritti alle persone. Infatti il decreto non prevede più di dare la residenza anagrafica ai richiedenti asilo. Questo renderà la vita dei migranti più difficile, dall’assistenza sanitaria alla ricerca di un lavoro.

Ma lui, che si è inventato con succeso il campus di Coronata, imperniato proprio sull’integrazione, non demorde e continua la sua battaglia, sensibilizzare la gente sull’importanza del volontariato è quanto si prefigge adesso. E siamo sicuri che le sue parole non andranno al vento.

Venerdì 4 gennaio 2019