Genova | al Modena

Il grande jazz stasera al Teatro Modena

Il trombettista Paolo Fresu a Tempo di Chet

Trombettista e cantante, lo statunitense Chet Baker, figura chiave del cool jazz, è vissuto e morto avvolto da un’aura leggendaria e misteriosa. Oltre a Fresu ci saranno Dino Rubino, Marco Bardoscia e un folto gruppo di attori

di Francesca Camponero

Tempo di Chet
Tempo di Chet

Diciamo la verità, a chi non piace il jazz?... quella forma musicale che nasce agli inizi del XX secolo come evoluzione di forme musicali utilizzate dagli schiavi afroamericani, e che poi prende campo negli Stati Uniti con le jazz band a New Orleans e in Louisiana.

 E chi non conosce Paolo Fresu, il famoso trombettista che inizia l'attività professionale nel 1982, registrando per la Rai ed in seguito coordina numerosi progetti multimediali collaborando con attori, danzatori, pittori, scultori, poeti, ecc. Di lui anche molte musiche per film, documentari, video, per il balletto e il teatro.

Lo spettacolo in programma stasera al Modena intitolato Tempo di Chet vede protagonista Fresu ed è dedicato a uno dei più grandi della musica jazz: Chet Baker che rivive grazie al testo di Leo Muscato – anche regista dello spettacolo – e Laura Perini e alle musiche originali di Paolo Fresu. Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano. Sul palco oltre a Fresu alla tromba ci saranno Dino Rubino al piano, Marco Bardoscia al contrabbasso e un folto gruppo di attori - Alessandro Averone, Rufin Doh, Simone Luglio, Debora Mancini, Daniele Marmi, Graziano Piazza, Mauro Parrinello, Laura Pozone.

Sovrapponendo partitura musicale e drammaturgica in un unico flusso organico di parole, immagini e suoni, lo spettacolo rievoca le tappe della vita di Chet come se fosse il musicista stesso a dare una sua versione. Fedele allo stile intimista e lirico che caratterizzava la musica di Baker, il regista Leo Muscato modula passato e presente, lasciando affiorare in ordine sparso episodi e fatti disseminati lungo la biografia di Baker, dalla prima tromba ricevuta in regalo dal padre quando era ancora un bambino al tragico volo dalla finestra di un hotel di Amsterdam che nel 1983 pose fine alla sua esistenza.

«Ogni episodio apre il sipario su una fase della vita dell’artista, che ha anche passato periodi in vari luoghi d’Italia, facendo emergere il sapore di epoche diverse, di differenti contesti socioculturali e visioni del mondo» commenta Leo Muscato.

«La musica di Chet Baker è straordinariamente limpida, forse una delle più razionali e architettonicamente perfette della storia del jazz» riflette Paolo Fresu. «Ci si chiede, dunque, come mai la complessità dell’uomo e il suo apparente disordine abbiano potuto esprimersi in musica attraverso un rigore formale così logico e preciso».

Martedì 8 gennaio 2019