Genova | la nostra opinionistica

Il concetto di libertà in alcune delle sue

accezioni, il mutato atteggiarsi nel tempo

I giuristi e il concetto di statuti delle proprietà, gli statuti delle libertà

di Aldo Carpineti

Libertà
Libertà

Secondo un modo di dire diffuso, la libertà di ognuno cessa dove comincia quella dell’altro. E in linea di massima si può essere d’accordo con questa soluzione generica del problema.

Il discorso di complica quando andiamo a visitare lo statuto di ogni forma di libertà. I giuristi parlando di proprietà hanno sovente osservato che il termine abbia diverse accezioni a seconda che si riferisca ad uno o ad un altro oggetto, riconoscendo che la proprietà di una automobile sia cosa differente dalla proprietà di un pacchetto di sigarette o di un fondo agricolo e, in questa accezione teoretica, hanno parlato di statuti diversi del diritto di proprietà. Allo stesso modo possiamo riconoscere che il concetto di libertà si possa atteggiare in modi propri per ciascuna situazione in cui si presenti l’opportunità di parlarne.

Il modo più classico è quello che deriva dalla accezione democratica del nostro Stato, degli Stati in genere dell’Europa occidentale. La libertà si esplica dando il proprio voto di tanto in tanto per scegliere le forme di governo o di amministrazione che ci guideranno. Una libertà per vero questa che si manifesta in un modo ben limitato, e poco aggiunge che i cittadini possano ulteriormente pronunciarsi e far sentire la propria voce iscrivendosi e sostenendo questo o quel partito politico. In realtà la partecipazione del popolo alla realizzazione della normativa e dei provvedimenti che decideranno poi della sorte di esso e delle singole persone è necessariamente assai limitata.

In altri campi la libertà si disegna e si esplica in maniere proprie: la libertà sessuale, tanto per citare una forma che ugualmente sta a cuore a tanti, ha compiuto passi da gigante dal periodo fine anni ’60 in poi. Vero è infatti che precedentemente a quel periodo non soltanto il giudizio comune condannava comportamenti che ora appaiono assolutamente leciti e legittimi, ma addirittura norme giuridiche sanzionavano in Italia l’adulterio femminile (e non quello maschile), concedevano attenuanti al delitto d’onore. Oggi, per fortuna, rifarsi una famiglia dopo un primo matrimonio sbagliato non solo è consentito dalla legge ma è considerato normale dalla opinione della gente. E lo stesso fare sesso fuori dal matrimonio non ha più la condanna che la morale sessuofoba di qualche tempo fa infliggeva comunemente.

Più difficile appare il giudizio in campo medico, quando cioè l’intervento riguardi la salute o addirittura la vita di qualcuno. Non si vuole qui entrare nel merito di problematiche come la eutanasia, l’aborto, l’intervento medico coatto su pazienti che preferirebbero non essere curati. Né si vuole qui dare soluzione in un modo piuttosto che in un altro a questi casi di coscienza, pur avanzando noi la convinzione che la vaccinazione debba oggi essere mantenuta necessariamente laddove sia abitualmente praticata e sia criminale cavalcare campagne opposte per calcolo elettorale.

Una coscienza particolare è richiesta però ai medici  quando il proprio operare vada al di là della somministrazione di una cura che abbia coinvolgimenti non solo individuali. Il curare una persona attraverso l’intervento dell’ambiente sociale in cui questa vive richiede doti di sensibilità e di delicatezza ineccepibili e assoluti.  Anche perché difficile è intuire a priori quale sia il comportamento dell’ambiente stesso nella circostanza. Controllare gli effetti del passa parola e della iniziativa di tutti non è cosa che risulti sempre facilmente realizzabile. Su queste pratiche perciò il concetto di libertà può avere uno statuto molto molto legato ad effettive necessità e comunque a scelte quanto mai avvedute e indiscutibilmente non controproducenti. 

Venerdì 22 febbraio 2019