Genova | crisi giornalismo

In pericolo le pensioni dei giornalisti

l'Inpgi non copre le spese per le pensioni

Una grave realtà sintomo di qualcosa che non funziona più oramai da tempo: il sistema dell'editoria che da anni lascia a casa centinai di giornalisti professionisti e pubblicisti che operavano presso le redazioni

di Francesca Camponero

Vignetta giornalista
Vignetta giornalista

Non stupisce purtroppo che il quinto rapporto sul bilancio del Sistema Previdenziale Italiano per l’anno 2016 a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali riporti che i versamenti all’Inpgi (Cassa dei Giornalisti) non coprono le spese per le pensioni. Una grave realtà sintomo di qualcosa che non funziona più oramai da tempo ovvero il sistema dell'editoria che da anni lascia a casa centinai di giornalisti professionisti e pubblicisti che operavano presso le redazioni dei giornali che ora sempre più spesso sono costretti a chiudere. Una crisi senza fine (in 5 anni si sono persi ben 2.704 posti di lavoro! ) connessa ai nuovi sistemi di informazione tecnologica che hanno permesso la formazione e lo sviluppo di differenti forme di comunicazione tra piattaforme internet e social media che hanno eroso le risorse del sistema dell’informazione senza contribuire a generare adeguati livelli di occupazione giornalistica.

Il numero totale dei contribuenti nel 2016 è stato pari a 13.798.592, in diminuzione rispetto al 2015. Anche il numero delle pensioni in pagamento si è ridotto a 9.226.710, rispetto a 9.399.853 dell’anno precedente.

Come spiegato in un passaggio dello studio, tuttavia, “l’esame del rapporto tra la spesa per pensioni e le entrate contributive evidenzia le difficoltà della Cassa dei Giornalisti (Inpgi) che presenta un valore inferiore a 1, a significare che con le entrate da contributi non si coprono le spese per le prestazioni. A fine 2016 il parametro è lievemente migliorato dello 0,1% risalendo allo 0,77 nonostante il peggioramento della differenza tra pensioni e contributi con un disavanzo che ha raggiunto i 113,9 milioni di euro (+1,23%)”.

L’Inpgi a partire dal 2017 ha però varato una radicale riforma che dovrebbe, in tempi non lunghi, consentire all’ente di riequilibrare la gestione e rientrare nei parametri previsti dalla normativa vigente. La riforma prevede per le pensioni di vecchiaia l’allineamento del requisito anagrafico a quello in vigore per i lavoratori dipendenti e per quelle di anzianità l’aumento progressivo del requisito contributivo indicizzati all’aspettativa di vita.

Resta il fatto che i giornalisti che non operano più presso le redazioni soffrono essendo costretti a lavorare spesso gratuitamente presso testate on line che prolificano sempre più o, nel migliore dei casi, prestando la loro professionalità come addetti ufficio stampa spesso ad aziende private che, anche in questo caso, pagano male e tardi. Come fare a questo punto ad effettuare i versamenti INPGI volontariamente senza aver percepito adeguato guadagno?

Speriamo davvero cambi qualcosa.

Lunedì 4 marzo 2019