atteggiamenti mentali ed aziendali

Programmazione certo ma senza esagerare

il dilemma fra pianificare e problem solving

Dal passato ad oggi la mentalità corrente ha subito modifiche sostanziali

di Aldo Carpineti

Quale atteggiamento scegliere?
Quale atteggiamento scegliere?

In azienda come, a volte, nella vita, si rende necessario mettersi in prospettiva futura e immaginare, se questo può essere il termine adatto, quali possano essere gli sviluppi della realtà.

Si discute su quali conviene siano gli avanzamenti ed il dettaglio di questa immaginazione, poiché alcuni ritengono necessario spingere la stessa a gradi di perfezionamento molto articolati, altri preferiscono pensare che ad una previsione di massima, basata comunque su elementi concreti, debba seguire una sollecita partenza delle operazioni riservando la soluzione dei problemi man mano che questi si presentano in corso d’opera. 

Personalmente sono per la seconda soluzione che peraltro non esclude valutazioni preventive adeguate riguardo alla fattibilità ed ai vantaggi, economici e non, di ciascuna iniziativa. Sono cioè dell’idea che la realtà stessa proponga aspetti che si modificano di volta in volta secondo le circostanze e l’ambiente nel quale si svolgono le operazioni. E che quando si pretenda di prevedere troppo riguardo a quanto accadrà si finisca per rimandare alle calende greche la partenza con svantaggi imputabilii alla mancanza di tempestività di intervento. 

Tutto ciò mi pare vero soprattutto se rapportato alla realtà di oggi, dal momento che viviamo tempi in cui il cambiamento è sempre più rapido ed i risultati richiesti sempre più immediati ed a portata di mano. Le stesse aziende evitano oggi investimenti di proporzioni ed impegno troppo consistenti nella considerazione che strutture e macchinari diventano presto obsoleti e superati dal progredire della tecnologia.

Facendo un excursus al passato non recente si può osservare che la mentalità esistente e diffusa un millennio fa era totalmente differente dalla nostra. Nel tardo medioevo si cominciava la costruzione di cattedrali che avrebbero richiesto duecento anni e passa di lavori. Si guardava evidentemente non in prospettiva propria ma a vantaggio della cultura, del genere umano e persino della posterità.

Risulta chiaro agli occhi di tutti come oggi si ragioni in termini differenti. Non si cominciano imprese che non abbiano vantaggi vicini nel tempo, nella scelta di un modo di agire che rappresenti in primo luogo soddisfazione personale per sé e per gli stretti contemporanei. Lo sviluppo tecnologico ha poi accelerato in maniera esponenziale tale atteggiamento mentale, assieme ad altri fattori importanti come il superamento delle frontiere, l’avvicinamento delle distanze, l’abbattimento dei costi degli spostamenti, i flussi migratori, la mescolanza delle popolazioni.

Se tutto ciò rende necessaria l’immediatezza del risultato nei macro fenomeni e nelle macro situazioni, è vero altresì che lo stesso criterio di interpretazione può essere usato nelle contingenze spicciole e più quotidiane.

La programmazione esagerata, in sostanza, porta a ingessare i propri comportamenti su posizioni precostituite che hanno il grosso rischio di diventare inadeguate in pochi momenti. Una perdita di tempo iniziale e, contemporaneamente, una remora alla agilità e snellezza nei movimenti successivi.

Per tutto ciò siamo dell’idea che lo sviluppo delle capacità di ciascuno nell’ambito del problem solving sia il più adatto alla nostra mentalità e alla esigenza di risultati solleciti. Che saranno ottimo preludio anche alle migliori raccolte in chiave di futuro non immediato. 

Giovedì 13 febbraio 2020