Genova | Lettere di un missionario: figlio dell'uomo, prepara i tuoi bagagli...

Quarta lettera: inizio della attività ad Ampére

Presentazione dell'ambiente e dell'attività

Ad Ampére, una località quasi sperduta nel bassopiano del sud Paranà, vicino alle celebri cascate di Foz de Iguaco, sono arrivato dopo un tragitto di 1500 chilometri e 28 ore di omnibus, con una fermata per il cambio di pullman

di Gutti Carpineti

P. Luigi celebra messa
P. Luigi celebra messa

DA UN MESE AD AMPÉRE

II nostro grazie a Dio, che ci è veramente Padre e si serve di noi nonostante quello che siamo, perché in Gesù Cristo per mezzo del suo Spirito ci rende sempre nuovi. Ringrazio il Signore per l'opera che egli continua a compiere in tutti noi. Gesù è il Signore! A Lui solo lode e gloria, ora e sempre!

Il missionario è colui che è mandato da Dio, ma, è appoggiato dalla comunità; molti infatti sono i ministeri, ma uno solo è lo Spirito ed io sono certo che lo Spirito del Signore illumina sempre più tutti noi riguardo ai nostri carismi e servizi. È questa la Sua Missione: formarci secondo il piano del Padre, nel Corpo mistico che è la Chiesa.

Le cascate
Le cascate

Ad Ampère, una località quasi sperduta nel bassopiano del sud Paranà, vicino alle celebri cascate di Foz de Iguaco, sono arrivato dopo un tragitto di millecinquecento chilometri e 28 ore di omnibus, con una fermata per il cambio di pullman. Ho incontrato solo tre città, per il resto immense distese di verde e boschi.

Fino a venticinque anni fa Ampère non esisteva, c’era la foresta vergine, poi sono arrivati, dal Rio Grande do Sul, i pronipoti dei primi immigrati europei: veneti, tedeschi e polacchi. Oggi si vede una immensa distesa pianeggiante leggermente ondulata senza boschi perchè oggi tutto viene coltivato. La prima cosa che si nota nel paesaggio sono le tipiche case di legno, molto piccole e basse.

Ad Ampère la terra è rossa e le strade non sono asfaltate; dicono che sia terribile quando piove a causa del fango, ma sono ormai più di cinque mesi che non piove. È talmente polveroso che quando due macchine si incrociano devono accendere i fari: è peggio della nebbia. Pensate ai poveri pedoni!

Tutto è rosso, anche le pagine del mio breviario.

Qui si è fuori del mondo: nè giornali, nè TV, molte case senza luce. Il centro più vicino è a nove ore di pullman, ma il Seminario, inaugurato da pochissimo, dove ho assunto ufficialmente il mio compito nella giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, è un posto meraviglioso in mezzo ai campi. Qui c'è molto terreno da coltivare un bel bosco con una sorgente e un ruscello, già battezzato simbolicamente «Fiume d'acqua viva».

 Mi faccio forza con due parole del Signore: «Tutto io posso in colui che mi dà forza» e «È quando sono debole che sono forte». Lode al Signore! Ogni giorno, ogni momento gli dico: «Signore, solo nel tuo nome», e ogni sera puntualmente sono inenarrabili le sue meraviglie. Senza la grazia del Rinnovamento però sarei già scappato, invece così comincio a mettere le radici.

Ad Ampère ho anche registrati molti canti, così i miei ragazzi formeranno il seminario più canterino del Brasile, dove abbiamo iniziato un gruppo di preghiera con sette partecipanti, che si chiama «Quinto Mistero Gaudioso»: l’età media dei ragazzi è quella di Gesù Bambino nel tempio. Chissà se fra qualche anno ci sarà il 33° gruppo del Rinnovamento, uno ogni comunità. In attesa che il Signore mi schiarisca le idee, medito il Salmo 127/126: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» e mi faccio la catechesi con la prima lettera di Giovanni.

Qui viviamo di Provvidenza. È meraviglioso! Sappiamo, infatti, che Dio ci è Padre ben al di sopra della grande siccità. In Brasile cresce di tutto, ma, senz’acqua, qualsiasi tipo di raccolto è zero. E, se non piove, non è possibile la semina. Ma Dio è amore!

 Alla piccola comunità del Seminario appartengono due oche, due maialetti, due conigli, galline in un numero imprecisato; ne mangiamo una tutti i giorni e ne arrivano sempre di nuove. 

Quando penso che sono qui con uno specifico compito vocazionale, penso a Gesù che non ha chiamato i suoi apostoli trai dotti del tempio o della corte, ma ha chiamato in maggioranza poveri pescatori che avevano ancora da fare elementari, medie, superiori e università. Avevano però una promessa: «Quando verrà lo Spirito, che il Padre mio vi manderà, egli v'insegnerà ogni cosa». Questa promessa è valida anche oggi e dà il coraggio di continuare.

A fronte delle varie difficoltà dico sempre ai seminaristi: «Lo so che Gesù vincerà», ma nel Vangelo sta scritto che Gesù ha già vinto il mondo, quindi anche noi abbiamo già la vittoria in mano. Così, uniti nella lode e nell’abbandono, si corre intorno alle mura di Gerico e ci si accorge con meraviglia che cadono tutti gli ostacoli, al suono delle trombe della preghiera. Essere cristiani è veramente una grandissima grazia!

 A Rio de Janeiro si usavano molto le chitarre, qui invece, pur cantando i medesimi canti, non ne ho ancora vista una. Così ne ho fatta mandare una da Rio. Lo Spirito Santo sarà anche maestro di musica? Io credo di si! La nostra è quindi una chitarra quanto mai comunitaria, ma, prima di incominciare a imparare a suonarla, la benediremo per bene e pregheremo perché suoni solo le lodi del Signore.

Mi accorgo che il mio italiano incomincia ad imparentarsi col portoghese, dovrò pregare di più per mantenerlo integro.

Un'altra avventura sono i grilli. Cantano tutte le notti. Le prime volte mi era quasi impossibile sopportarli, ma non si può eliminarli perché ce ne sono tanti, anzi tantissimi, e così abbiamo fatto un patto: mentre loro lodano il Signore, io dormo. Ormai mi ci sono abituato, ma non del tutto. Ieri ero già a dormire, quando uno incomincia a cantare a due metri dal letto, nel cestino della carta: senza drammi ho portato fuori il cestino.

Invece sta diventando un dramma la siccità, perciò preghiamo in continuazione il Signore. Molte famiglie sono senz'acqua ed è tutto fermo, anche la costruzione della nuova chiesa. È una prova di fede per tutti.

In compenso, con le offerte, è stato comprato un pulmino con nove posti, ma, dato che il pulmino è un regalo del Rinnovamento, certe volte ci siamo entrati anche in... venticinque! Esso serve particolarmente per raggiungere le cappelle e, al ritorno, ricordandomi dei molti ritorni da Savignone, Masone, Larvego e Chiavari, cantiamo «Ti ringrazio, o mio Signore», anche se in un italiano un pò imperfetto. Ma l'alleluja è sempre pieno di gioia e di lode.

L'amore di Dio per ognuno di noi è immenso, anche se molte volte non riusciamo a riconoscerlo, ma ripetiamoci che «Dio è» e che nel nome del Signore Gesù ogni ginocchio si piega, in cielo, sulla terra e sottoterra. AMEN.

Lunedì 1 marzo 2021