Genova | Lettere di un missionario: figlio dell'uomo, prepara i tuoi bagagli...

P. Luigi Kerschbamer missionario: le Lettere

9. I primi risultati missionari

Una volta fatta l’esperienza delle meraviglie e della potenza dello Spirito, non si può non predicare il Vangelo con quel timbro particolare di gioia e di vita nuova

di Gutti Carpineti

PRIMI RISULTATI MISSIONARI

«Pregate dunque il padrone della messe, che mandi operai nella sua messe» (Matteo 9, 38)

Mio Signore, Padre di tutti gli uomini, mi presento a Te in pubblico, perché le mie parole possano essere anche le parole di tanti altri, affinché la nostra lode e la nostra intercessione possano salire a Te, accordate, così come Tuo Figlio ci ha insegnato.

Purifica il mio cuore, il nostro cuore e inviaci il Tuo Spirito affinché preghiamo secondo la tua volontà.

Confido in Te, o Signore, e a Te mi riaffido.

Ti benedico e ti rendo lode, con le labbra e con il cuore, per avermi donato la vita, il battesimo, il sacerdozio, la comunità agostiniana e la vocazione missionaria.

Senza di Te Signore non esisterei. Tu sei Padre per me. Nel tuo amore mi aiuti ad essere più Tuo figlio, sempre più con le braccia aperte, per abbracciare la Tua volontà e i Tuoi immensi doni.

Grazie, o mio Dio, perchè la Tua forza sostiene le mie braccia aperte, il mio cuore, la mia bocca, il mio tutto, per rendere gli altri partecipi di Te, coscienti del Tuo messaggio, rinati dal Tuo amore. Padre, hai mandato nel mondo Tuo Figlio Gesù a portare il fuoco e vorresti che bruciasse.

Forse hai voluto affidare questo compito a noi agostiniani in particolare, hai incendiato il cuore di Agostino, e, dopo secoli, questo cuore brucia ancora. Grazie Signore! Grazie Signore, perché ci sono tanti confratelli con la fiaccola in mano, generosi, forti nella fede, consacrati al Tuo servizio.

Presento a Te, mio Dio e a loro, il mondo intero, ma in particolare, quel grande pagliaio che è il Brasile, dove Tu mi hai collocato. Fa di noi degli incendiari, Signore! Facci portatori del Tuo fuoco di verità, di amore, di pace.

Aprici gli occhi, Signore, dacci di riconoscere che è questa l'ora tua. Donaci generosità, per rinnovare ancora una volta il nostro voto di povertà che è lasciare tutto per essere di tutti. Ancora una volta, Signore, proprio in questi giorni, il nostro Superiore generale, a nome Tuo, ci ha chiesto di renderci disponibili per il Brasile. Signore, lo ha chiesto, - lo hai chiesto, - a tutti.

Signore, grazie perché le nostre chiese sono piene; grazie perché i confessionali sono affollati; grazie, Signore, perché i seminari e le case religiose non ce la fanno ad accogliere tutti i candidati. Grazie, Signore, perché sei Tu ad agire. Grazie, Signore, perché Tu dai a tutti il cibo a tempo opportuno. Grazie, Signore, perché non farai mancare a questo tuo popolo i tuoi ministri.

Signore, Tu lo sai, per questo mio breve soggiorno in Italia, i miei confratelli che già lavorano in Brasile, - per alcuni sono più di 30 anni - mi hanno ripetuto con insistenza di far presente: «Non soldi, ma personale».

Grazie, Signore, dei denari che mi hai dato, sono un dono Tuo, ma, con la stessa fede, voglio ringraziarti dei confratelli che non mi hai ancora dato, ma che so che mi darai.

È stata la Tua provvidenza, Signore, a volere e a costruire quella fucina di incendiari che è il Seminario S. Agostino di Ampère.

Con marzo, Signore, re dei nostri cuori, - sei tu infatti che doni la gioia di dedicarsi al tuo servizio - i candidati saranno cinquanta, dai tredici ai ventitré anni, e tanti altri giovani ancora aspettano che si aprano loro le porte. Ma, Signore, dove sono i formatori-educatori? So, Signore che è il Tuo Spirito che plasma, rinnova e santifica i cuori, ma fa di noi i Tuoi strumenti, secondo i doni che ci hai dato.

C è bisogno di tutti, Signore. Tu, o mio Dio, nella Tua infinita bontà, vuoi servirti di noi. C è bisogno del cuoco e del muratore, c è bisogno dell’elettricista e dell’ortolano, c’è bisogno dell’ infermiere e del professore. C’è bisogno di Te, Signore; c’è bisogno di chi parli e di chi santifichi, di chi preghi e di chi perdoni, c’è bisogno di chi Ti renda presente in parole ed opere.

Signore, molti pensano che il Brasile sia lontano. Tu hai aperto il Mar Rosso perché i tuoi potessero passare. Signore, è sempre una meraviglia: si parte la sera da Roma o Milano e al mattino si è già a Rio de Janeiro o a S. Paolo.

Tu sei colui che accorcia le distanze, sei colui che scioglie le lingue, sei colui che infonde la luce ai dubbiosi, sei colui che ringiovanisce le forze.

Signore, è partito per il Brasile in nome Tuo quel fratello sacerdote, di sessant’anni, per fare il direttore spirituale in un seminario. Signore, è partito confidando in Te quel religioso coadiutore, mettendo a disposizione le sue braccia, nonostante i suoi settant’anni. Signore, hai infuso Tu l’entusiasmo a quell’altro religioso, che a settantacinque anni ha scelto il Brasile per fondare un eremitaggio. Grazie, Signore, perché ho ancora tantissimi confratelli giovani.

Grazie, Signore, perché Ti posso pregare anche per chi non mi è fratello nella fede, uomo o donna, giovane o anziano. Tu sei il Signore di tutti e tutti possono collaborare per il Tuo regno.

Signore, ti ringrazio, perché, con la tua grazia, illuminerai le menti e aiuterai a dire assieme ad Agostino: «Se questi e quelli, hanno lasciato tutto per venire dietro a te, perché non io?»

E così sia! ! Grazie!

Siamo nella Quaresima del 1979 e, con solo un pò di luce dall’alto, si comprende come tutto possa essere gioia: le nostre preghiere, la messa, le nostri croci, la nostra sofferenza, perché tutto è stato vinto dalla forza di Cristo resuscitato dall’amore del Padre. Sedersi e cantare per la vita intera «ALLELUJA» potrebbe essere un nuovo tipo di vocazione, che, in fin dei conti, sarebbe solo un esercitarsi per quello che faremo nella vita eterna insieme agli angeli che cantano la vittoria di Gesù sul demonio, il peccato e la morte. Anche per noi cristiani deve essere così: la celebrazione della quaresima, della Passione, della morte di Gesù mai deve farci dimenticare la Resurrezione.

Qui sulla terra la Quaresima è tempo di conversione, di confessione. Nel suo amore infinito Dio è sempre disposto a dare una nuova chance, riapre sempre le braccia al figlio che decide di ritornare a casa, riconoscendo di avere peccato. 

Foto di gruppo
Foto di gruppo

Una volta fatta l’esperienza delle meraviglie e della potenza dello Spirito, non si può non predicare il Vangelo con quel timbro particolare di gioia e di vita nuova. Così, oltre la vita nuova in Seminario, il Signore mi ha aperto altre strade. Dai mesi di luglio-agosto mi sono inserito in sei gruppi giovanili delle «Cappelle». Iniziare un discorso nuovo, per grazia di Dio, non è stato difficile, perché i gruppi erano abbastanza stanchi del solito metodo della discussione su un argomento. Non potendo però uscire tutte le sere, come facevo a Genova, mi limitavo ad un solo incontro mensile, che veniva rimandato al mese seguente se pioveva. Il risultato era che, di sei gruppi, dopo una diecina di incontri, conoscevo per nome solo cinque o sei giovani.

L’incontro si svolgeva così: arrivato nel gruppo, dove erano già tutti riuniti alla debole luce di una lanterna, dovevo da solo incominciare catechesi, preghiera, canto e dare qualche testimonianza; dopo ogni incontro, ringraziavo il Signore, perché, se non ci fosse stato Lui, …non avrei potuto sopravvivere. Ho capito che così non poteva andare avanti. Allora ebbi l’ispirazione di proporre che chi voleva rinnovare la propria vita cristiana si facesse avanti! Per evitare di ritrovarsi di nuovo con una grande massa anonima, dovetti accettare solo i primi quindici.

Iniziò così il primo seminario di vita nuova, settimana per settimana, senza sussidi e senza Bibbia. Dei quindici, arrivarono a chiedere l’effusione in dieci, sette giovani e tre ragazze, che la ricevettero il giorno di Capodanno: dalle 14 alle 21 ci fu una preghiera ininterrotta, accompagnata da tutte le meraviglie di Dio, nonostante i miei dubbi perché ero solo a pregare per l’effusione. Quella sera la preghiera sostituì per tutti tranquillamente la cena. Lo Spirito del Signore compì un lavoro meraviglioso, affinché ognuno realizzasse la volontà del Padre: il Signore anche col poco è capace di fare molto. A due mesi dall’effusione, senza che avessi mai parlato di vocazione, tre giovani erano già entrati in seminario e gli altri quattro avevano dovuto rimandare per problemi economici o familiari, ma speravano di farcela per l’anno successivo. Era stato proprio uno «Spirito infettivo» perché anche le ragazze avrebbero voluto seguire quella vocazione, tanto che scherzosamente dissi loro che avrebbero dovuto pregare per vedere se si doveva aprire un Seminario anche per loro. Nel frattempo è stato iniziato un secondo seminario di effusione.

Da sempre mi ero preoccupato per le vocazioni, soprattutto da quando, durante la preghiera di effusione, tre anni prima, mi era stata data una Parola a questo proposito. Non vedevo però nessun risultato, quando, in un momento di preghiera, il Signore mi ha dato una profezia personale: entro due anni sarebbero stati venticinque i giovani disposti a consacrarsi al Signore. Quand’ero ancora a Genova avevo spesso parlato di vocazione e, quando arrivavo in qualche gruppo, domandavo al Signore se i prescelti fossero lì. Anche se arbitrariamente, mi ero fatto una certa lista, dove però comparivano troppi: ma, se, forse. Ma il Signore è fedele alle sue promesse e mi diede un’altra indicazione: Ez 12,3 - «Figlio dell’uomo tu abiti in mezzo a una genia di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono… prepara il tuo bagaglio ed emigra davanti ai loro occhi».

Ecco perché il Signore mi ha chiamato in Brasile. Qui la profezia si è realizzata! Mediante il Suo Spirito Egli rinnova e conduce in porto ogni cosa.

Nel seminario sta nascendo una vera comunità, proprio come l’ho sempre sognata, e non cesso di ringraziarne il Signore giorno e notte. Oltre agli incontri di preghiera normali, sempre affidati allo Spirito di Dio, si sono formati tre gruppi: di lode, di intercessione e di discernimento. La vita con Dio è una vera allegria e questo è solo l’inizio! Che cos’è allora la vita? È un felice riposo all’ombra dello Spirito Santo. È tanto vera quest’affermazione che, pur essendo Pasqua, mi sembra che, da qualche anno in qua, sia sempre Pentecoste.

Sono passati ormai tre anni da quando è nata la comunità in Brasile e le meraviglie del Signore sono state tantissime, ma le più evidenti sono quelle permanenti: la trasformazione del cuore dei fratelli e dei fratellini e la grande gioia nel vivere il carisma agostiniano-cristiano, siamo un cuor solo e un’anima sola in Dio.

Anni addietro mi era piaciuta una frase che avevo letto: il sacerdote deve essere un esperto di umanità. In seguito, nel Rinnovamento, mi ero convinto che il sacerdote deve essere un esperto in spiritualità. La situazione attuale richiede che sia l’uno e l’altro, in altre parole un tuttofare che però «Non sa fare bene niente». Posso però appoggiarmi sui fratelli rimasti in Italia, sulla loro preghiera, la loro fede e la loro collaborazione. Veramente il Signore non ha metodi, ci educa ogni giorno nel Suo Amore in un modo differente e vuole che, come responsabile della comunità, io sia strumento di questo suo amore per gli altri. In seminario abbiamo coniato uno slogan come messaggio: l’amore di Dio non diminuisce mai! Queste sono anche le parole di un canto-sigla musicale che usiamo nelle trasmissioni radiofoniche del Seminario: venti minuti al giovedì e un’ora al sabato.

In questi tre mesi estivi di vacanze scolastiche (dicembre-febbraio) la comunità è molto piccola, ma per la fine di febbraio i giovani saranno nuovamente una cinquantina, con tanta attesa per quello che il Signore farà di bello per loro. Oltre ad essere una comunità, sia spirituale sia studentesca, sempre in formazione, per due ore al giorno siamo anche comunità agricola: abbiamo piantato fagioli, riso, canna da zucchero, noccioline americane, patate dolci, manioca e gli ortaggi più svariati. Per darvi un’idea dell’attività, pensiamo di raccogliere trecento quintali di granoturco, così almeno galline, maiali, anitre ecc. non dovranno più fare digiuno involontario. Per completare l’arca di Noè abbiamo anche due mucche e un cane, che è così piccolo che a volte lo si confonde coi topi, ma per dargli un pò di importanza lo abbiamo chiamato Golia.

Venerdì 12 marzo 2021