Parte seconda subentrano gli ambrotipi

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Genova | immagini fotografiche

Parte seconda subentrano gli ambrotipi

Parte seconda
Dopo la grande scoperta di Daguerre si diffuse sempre più l’uso e fu sempre più sentita l’esigenza della documentazione personale e documentaristica tramite le nuove tecnologie

di Maria Augusta Carpineti, Enrico Franceschi

Un ambrotipo colorato manualmente. In questo caso l'immagine è stata resa evidente sovrapponendola ad una lastrina metallica verniciata di nero
Un ambrotipo colorato manualmente. In questo caso l'immagine è stata resa evidente sovrapponendola ad una lastrina metallica verniciata di nero
Un ambrotipo colorato manualmente. In questo caso per evidenziare l'immagine l'autore ha usato una vernice nera applicata sul vetro negativo
Un ambrotipo colorato manualmente. In questo caso per evidenziare l'immagine l'autore ha usato una vernice nera applicata sul vetro negativo

Parte seconda

Dopo la grande scoperta di Daguerre si diffuse sempre più l’uso e l’esigenza (sempre più sentita) della documentazione personale e documentaristica tramite le nuove tecnologie.

«Lo specchio dotato di memoria», come era stata subito chiamata l'immagine ottenuta con il metodo di Daguerre, aveva un indubbio fascino, anche se presentava alcuni difetti: primo tra questi il costo, ma anche i tempi necessari per la ripresa e lo sviluppo; il fatto che la metodologia impiegata permettesse solo la produzione di un unicum fotografico; e infine, non bisogna dimenticare che la immagine appariva specularmente rovesciata come mostrato nella nota precedente, seppur con una ricchezza di dettagli veramente apprezzabile.

L’ambrotipo, dal pretenzioso nome di «ambros, eterno», rispose bene ad alcune di queste esigenze. Abbassò immediatamente i costi - che per i dagherrotipi erano prevalentemente legati alla esigenza di avere una lastra di argento (o argentata) perfettamente lucidata e alla elaborata operazione di sviluppo con uso di vapori di mercurio. Per ottenere un ambrotipo, veniva ottenuta, su una spessa lastra di vetro sensibilizzata al collodio emulsionato con sali di argento, una immagine negativa e sottoesposta. Questa veniva capovolta e resa visibile per contrasto sovrapponendola ad un fondo nero o, più semplicemente, verniciando il vetro con una vernice nera. Una volta resa visibile l’immagine appariva diritta e non capovolta specularmente. L’uso del collodio poi rendeva più veloce il processo.

Esempi di ambrotipi sono qui riportati anche se non appartenenti alla nostra tradizione familiare, ma frutto di un acquisto da un esperto commerciante. Anche gli ambrotipi erano dotati di ricche cornici come era uso per i daggherotipi.

Continua...

Lunedì 30 novembre 2020

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