Uno storico maggio francese, Ce n'est q'un debut nous continuons les combats

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Uno storico maggio francese, Ce n'est
q'un debut nous continuons les combats

La vocazione rivoluzionaria dei francesi è un fatto tradizionale

di Aldo Carpineti

Nave logistico-elicotteristica San Marco. Costruita nel cantiere navale di Riva Trigoso e allestita in quello di La Spezia-Muggiano (entrambi di Fincantieri) fine anni '80. Ero al Muggiano in quel periodo, nei Servizi del Personale
Nave logistico-elicotteristica San Marco. Costruita nel cantiere navale di Riva Trigoso e allestita in quello di La Spezia-Muggiano (entrambi di Fincantieri) fine anni '80. Ero al Muggiano in quel periodo, nei Servizi del Personale

Nessun popolo come quello francese esprime la tendenza rivoluzionaria, neppure quello centro e sud americano. Ne sono testimonianza eclatante la Presa della Bastiglia e ancor più la Rivoluzione Francese. Personalmente non sono un rivoluzionario per vocazione, tuttavia lo divento quando le circostanze lo esigano. E faccio mio il motto trascritto nel titolo: Questo non è che l'inizio, i combattimenti continuano, traduzione italiana giustificata dal fatto che ormai nelle scuole si tende a insegnare l'inglese, giustamente ma anche a scapito del francese. 

Non sono un rivoluzionario per vocazione, dicevo. Robespierre, Zapata, persino il leggendario Che Guevara esprimono azioni e stati d'animo che appartengono, in primo luogo, a loro stessi e poi al loro ambiente alla loro storia ed alle circostanze vissute da loro. Certamente in qualche modo (e in che modo!) si sono presi le proprie responsabilità in prima persona ed hanno pagato di conseguenza (prezzi molto alti...). Non li giudico. Li osservo come soggetti che fanno parte del loro mondo. Personalmente non sono neanche schierato politicamente, non credo sia necessario per vivere prendere una tessera di partito anche perché essa poi ti vincola a idee e comportamenti che vengono da chi il partito gestisce (o ne ha la guida ed il potere), atteggiamenti che non sempre coincidono con le proprie coerenze. 

Credo che in politica, nella gestione di un paese, intendo, e nelle scelte pubbliche in genere, si debbano privilegiare a volte motivi di destra, altre volte motivi di sinistra perché così esigono le diverse situazioni che la realtà propone. Un esempio in tal senso fu Matteo Renzi (una decina di anni fa) che, pur essendo alla guida del Governo con una coalizione di sinistra, prese decisioni e promosse riforme inequivocabilmente di destra. Fra tutte, l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, altrimenti noto come legge n. 300 del 1970. 

Fu una disposizione dolorosa, presa a scapito di parte lavoratrice, ma necessaria in quanto l'art. 18 (che riguardava i licenziamenti individuali nelle aziende) era diventato ormai anacronistico rispetto ai tempi che si vivevano. Renzi fu criticato, anzi duramente attaccato da tutti. Dalla sinistra perché venne considerato non dei loro, dalle destre che non si sognavano neanche di accoglierlo. In quel momento Berlusconi interpretava in tutti i modi le istanze della destra cosiddetta moderata, e disponeva interamente del potere politico ed economico. 

Ci fu un referendum popolare. Renzi fu sconfitto. L'art. 18 non venne ripristinato, ma Renzi fu sfiduciato ed il suo Governo cadde. Lui prese poi, anche come Segretario di partito, strade molto proprie, che io condivisi meno di quelle che erano state le sue scelte di Governo. La sua figura politica ebbe un graduale declino, e con lui quella di alcune persone che gli erano strettamente legate in politica, prima fra tutti e tutte, Maria Elena Boschi che pagò questa fedeltà (e forse anche il fatto di essere bella... cosa che tanti non ti perdonano).

Bene, tutto questo discorso, perché? Vivo, mutate e dimensionate le circostanze rispetto ad ogni altra situazione precedente, una vicenda mia personale e privata nella quale sono impegnato a difendermi, a volte a contrattaccare... Ripeto per la terza volta, non sono un rivoluzionario, e neanche ho la possibilità di fare da solo la guerra contro tanti. Adotto diverse tattiche, pacifiche e no. In questi giorni direi che i miei comportamenti hanno le caratteristiche della guerriglia. C'è chi, facendo guerriglia (non a caso si parlava del Che) ha fatto una brutta fine. Certo, però in queste congiunture della realtà, non mi sembra di avere altra scelta (forse qualcuno crede che esageri, ieri sono venuti i Carabinieri...). A volte mi capita di non tirare propriamente di fioretto... non è facile (né proficuo) rispondere in punta di fioretto a chi comincia a spararti cannonate una dopo l'altra. Se inevitabile, l'eleganza deve essere messa da parte. Sempre in francese, si diceva una volta, A la guerre comme à la guerre. Si intendeva (in modo elegante, appunto) che se le davano di santa ragione.

Lunedì 24 ottobre 2022

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