Genova | il popolare pigiamino

Un protagonista del Cabaret genovese si

racconta a puntate, è Massimo Gaviglio

Soprannominato Pigiamino perché da adolescente scappava di casa di notte in pigiama ed il cappotto per partecipare a serate senza farsene accorgere dai suoi genitori e nonni. Ha preso parte al Maurizio Costanzo Show alcuni anni or sono

di Aldo Carpineti

Massimo Gaviglio Pigiamino
Massimo Gaviglio Pigiamino

Se tornassi indietro lo rifarei. Ed è andata così. Con i miei nonni materni e con i miei genitori abitavamo nel quartiere di Carignano e per noi ragazzi, a quei tempi, l'unico modo di stare insieme era vederci ai giardinetti. Fra le panchine di via Nino Bixio, davanti alla chiesa del sacro Cuore, la parrocchia, alternando quattro calci al pallone a qualche partita ad agrette od a biglie. Cominciai a sbirciare le poche e recalcitranti ragazze e cercare di intrattenere i più ben disposti dei miei compagni di giochi che preferivano però prendere, quasi subito, il motorino o la bicicletta e darmi... dei giri. Così pensai di andare in trasferta ma la cosa era un po più complicata: dovevo uscire la sera, avevo letto in un trafiletto sul Corriere Mercantile, che c'era un piccolo locale, in via Trebisonda, vicino a Corso Torino, che aveva cominciato fare Cabaret. Cabaret? Cha cosa era? Era, un po, per per poter sparare le proprie c... in libertà. Molto allettante. Proprio così, la mia però era una famiglia piuttosto all'antica con una nonna materna di origine emiliana, nata a Genova, e piuttosto... di polso, un po rigida. Fatto sta che io non ero quasi mai uscito di sera se non per fare qualche partita a pallone in notturna, alla vicina Acquasola. A vent'anni non andavo, come alcuni miei amici, nelle prime mitiche discoteche e la mia prima festa, in famiglia, me la ricorderò sempre, la vissi dai fratelli Peirano, Angelo e Pinuccio, che abitavano nel mio stesso palazzo, al quinto piano. Sotto lo sguardo attento di una loro anziana zia (... zitella). La seconda (esterna), a distanza di alcuni mesi, in via Rivoli, da Giribaldi, mi sembrava già una conquista. Eravamo - però - 5 maschi e 3 sole femmine (per combinazione!) tutti in cucina, fra l'altro a ballare con un disco solo: Quando il sole sarà sceso, di Gianni Morandi. In compenso l'altro lato (un microsolco di allora conteneva una sola canzone per lato) grattava un po ed il mangiadischi (strumento mitico per quei tempi, che resterà immutato nel tempo, immortale! quasi - nella memoria - unico, fisso) era posato sul lavandino. Insomma uno squallore completo!

L'unica ragazza di Carignano che avevo adocchiato e che pareva - illusione - ci stesse un po (si fa per dire, comunque un poco più delle altre) era la Paola ma l'unica chance che mi concedeva era accompagnarla la mattina, quando usciva con il suo barboncino bianco, a guinzaglio, a comperare il pane. Un po poco... sì a volte mangiavamo insieme anche un pezzetto di focaccia ma... Così decisi di abbandonare tutto e di dedicarmi... all'arte... Attesi un fine settimana ed appena i miei (specie la mia mamma Amelia) si furono addormentati, dopo aver visto un po di tv, fuggii di casa, così com'ero, in pigiama, per fare anche più in fretta, mettendomi un giaccone addosso, però, perché era una primavera piuttosto rigida, faceva ancora piuttosto freddo. Destinazione: via Trebisonda.

fine prima puntata, continua

Domenica 4 ottobre 2015