Genova | l’albero della cuccagna
Il critico Bonito Oliva ha selezionato quaranta artisti di calibro che parlassero di arte e cibo. Le opere esposte su tutto il territorio nazionale hanno come tema l’albero della cuccagna caro alla tradizione e simbolo di abbondanza e opulenza
di Chiara Boi
Genova e Bolzano per confrontare scelte artistiche diverse, ma tutte ispirate ad un unico tema: l’albero della cuccagna. In occasione di Expo Milano 2015, il critico Achille Bonito Oliva ha reclutato una quarantina di artisti internazionali e, legandoli ad un progetto, li ha stimolati a confrontarsi con i nuovi aspetti che accomunano il cibo all’arte. Su tutto il territorio nazionale potremmo ammirare queste mostre allestite in musei e fondazioni sino ai primi mesi del 2016, noi abbiamo scelto di raccontarne due.
Ospite di Villa Croce, a Genova, Dino Innocente, nella sala al piano terra del museo, esporrà sino a metà febbraio prossimo la sua opera intitolata La cuccagna italiana (sotto il cielo di Taranto). L’ILVA è per l’artista l’esempio di un enorme «fregatura» che vede gli uomini illusi di una vita normale; condizionati ed obbligati, per decenni, a lavorare per vivere in situazioni e in un ambiente lontano da ogni «tolleranza».
Per l’artista il complesso siderurgico pugliese è divenuto il simbolo di un disastro ambientale senza precedenti sul nostro territorio. Un intera città, Taranto, messa sotto scacco e ripetutamente vessata, dove molte persone sono morte di malattia causate all’inquinamento provocato dal l’acciaieria. Un tessuto di una decina di metri è divenuta un’enorme scenografia rappresentando l’elemento chiave dove sono state realizzate le sembianze della fabbrica. Pittura, lamiera intagliata, carbone, audio-video. La lamiera che normalmente, in produzione, viene arrotolata in grosse bobine di cois è stata usata da Dino Innocente per riprodurre, in dimensione loculo, tante piccole celle. Il ritmo meccanico è scandito dalla forma quadrata, lucida di uno spazio regolare preciso ed ordinato. Una data casuale rappresenta un uomo: concettualmente avviene una sostituzione, una suggestione per chi osserva; così il numero è l’uomo-casella, l’uomo-operaio, l’uomo-morto.
La fabbrica è l’universo dove molti hanno trascorso la maggior parte della loro vita, ma anche luogo dove l’hanno persa. La drammaticità e riflessione vengono incoraggiate da altri due elementi inseriti dall’artista nella stanza: un video e un accompagnamento sonoro. Una cantante lirica intona delle note soavi, delicate ed aggraziate, ma nonostante la sua ottima performance, si scopre che sta cantando l’ultima opera di un compositore morto, nel 1944, nel campo di concentramento tedesco di Terezin. Contrasti e provocazioni che fanno riflettere sull’illusione, sul paradiso inesistente: sulla «cuccagna italiana». Come per Pinocchio ormai ciuchino aveva sognato il paese dei balocchi, così per l’operaio la ricerca disperata di benessere, di gioia, si trasformano in disastro. L’installazione viene completata con la proiezione di un vecchio video di Innocente dal titolo: Il Nudo corpo, performance del 1998, dove l’artista ricompone lo scheletro di un individuo fatto di pane. Nella sala svetta una ciminiera di carbone simbolo della fabbrica inquinante, cupa. Una cuccagna velenosa ed ingannatrice fatta di carbonella.
Presso l’area esterna del Museion di Bolzano due artiste in coppia Goldschmied & Chiari, sempre nell’ambito del progetto L’albero della cuccagna. Nutrimenti per l’arte, hanno presentato al pubblico l’installazione: Dove andiamo a ballare questa sera?
Ispiratesi al clima festaiolo degli anni Ottanta, quando le sale da ballo e le discoteche erano il luogo d’incontro e di socializzazione, ma anche ambiente dove si «respirava» quel clima effimero di benessere e di divertimento, l’opera ricostruisce una stanza addobbata a festa dove, però, gli ospiti sono spariti lasciando tutt’intorno le tracce inevitabili del loro passaggio e delle loro gozzoviglie.
In discoteca, in quegli anni, ci si incontravano facilmente politici di primissimo piano come ad esempio il più volte ministro Gianni De Michelis che pubblicò nell‘1988 una guida illustrata di locali notturni italiani con lo stesso titolo dell’installazione: Dove andiamo a ballare questa sera? L’opera proposta, presso la casa atelier, vicino al museo, era talmente reale che il 24 ottobre scorso, il personale delle pulizie, inconsapevoli di trovarsi difronte a qualcosa di artistico, ha rimosso e ripulito tutta la sala, lasciandola completamente libera e sgombra. L’episodio ha fatto un molto scalpore. Goldschmied&Chiari erano già presenti con una loro opera a Bolzano. Nel 2009 con Genealogia di Damnatio Memoriae avevano piantato, esternamente all’area museale, una magnolia su cui erano state incise date significative e tragiche della storia italiana dal 1965 sino al 1980. Questo albero con il suo significato ben si presta al progetto di Bonito Oliva per scuotere il pubblico e per incentivare «nuovi processi di conoscenza». Non cuori di innamorati che si rivelano, ma tragicità il cui ricordo spaventa, disillude, ferisce. La corteccia è incisa con una precisione meccanica, con dei caratteri scelti quasi a sembrare stampa impressa, non manualità romantica, non casualità, ma memoria cruda.
Venerdì 13 novembre 2015