Genova | elzeviro

Charlotte Rampling e l'intervistatore

meglio parlare o starsene in silenzio?

Un episodio televisivo fa riflettere sull'importanza dello scambio verbale

di Aldo Carpineti

Charlotte Rampling
Charlotte Rampling

Mi pare fosse Charlotte Rampling, ma non ci giurerei.

Una volta un intervistatore le disse che lei rappresentava una icona sexy per il pubblico italiano.

Charlotte rispose che allora se ne sarebbe stata zitta, non avrebbe parlato per non sciupare la felicità di quella immagine.

Ma subito dopo si affrettò a rispondere il più esaurientemenete possibile a tutte le domande che l'intervistatore via via le poneva.

Giustamente. Se avesse rispettato la promessa del silenzio avrebbe davvero frantumato l'idea superlativa che gli italiani avevano ed hanno di lei.

La parola propone, nel suo susseguirsi, una serie di immagini diverse una dall'altra che possono tuttavia avere un comune denominatore: il proprio fascino.

Il silenzio invece, specie se prolungato, a volte indispettisce, altrimenti addormenta, spesso fa cadere ogni reciprocità. Soltanto certe pause di riflessione, se posizionate al momento e nei tempi giusti, possono suscitare la curiosità ed il crescere dell'interesse.

Ma, nella maggior parte delle ipotesi, il silenzio è soltanto non dire nulla. 

Giovedì 18 febbraio 2016