Genova | faccia a faccia con i rappresentanti europei per discutere la loro agenda
Molti appuntamenti fissati su tutto il territorio nazionale, sino alle prossime elezioni, dai parlamentari eletti nella circoscrizione elettorale europea Nord-Occidentale. Cercando di migliorare la comunicazione tra istituzioni e cittadini
di Chiara Boi
In occasione di un seminario durato due giorni dedicato all’Europa dello scorso febbraio, organizzato dall’ufficio d’informazione del Parlamento europeo, nel nostro paese, abbiamo preso contatto con alcuni parlamentari per affrontare tematiche utili a conoscere il lavoro svolto dai nostri rappresentanti in Europa. Vista la loro disponibilità e l’impegno a diffondere il loro operato abbiamo pensato di iniziare con un argomento un poco ostico che, tuttavia, riguarda tutti i cittadini europei, poiché tocca varie aree tematiche dalla salute al commercio; il primo tema che affrontiamo è il TTIP (trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti).
SCHEDA
Definizione: TTIP (Transatlantic trade and investiment partnership)
Il TTIP è un accordo commerciale tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti. Dovrebbe favorire lo scambio commerciale tra i due paesi; dovrebbe ridurre gli oneri amministrativi (dazzi doganali) e favorire gli investimenti nelle aree commerciali coinvolte. Paesi coinvolti: 28 nazioni per l’Ue e 50 stati per gli U.S.A.
Rappresentante delle parti coinvolte in fase negoziale: per l’Ue è Ignacio Garcia Bercero mentre per gli U.S.A è Dan Mullaney. Il presidente della Commissione commercio internazionale curerà la stesura finale da proporre al Parlamento Europeo per il voto definitivo. Sono attive quattordici commissioni parlamentari con funzioni di supporto per redigere le raccomandazioni sugli argomenti in questione.
A Bruxelles, lo scorso mese di febbraio, si è concluso il dodicesimo round dei negoziati. Il testo dell'accordo (24 capitoli previsti) è stato suddiviso in tre grandi aree d'interesse: accesso al mercato; ostacoli non tariffari; questioni normative.
Favorevoli: centri di ricerca e di studio come il center for economy policy reserch di Londra e l’Aspen institute. Europarlamentari favorevoli appartenenti ai gruppi S&D e PPE.
Obiettivi preposti: reciproco accesso ai regolamenti e facilitazioni negli scambi economici; compatibilità dei regimi di regolamentazione; sviluppo e meccanismi di sfida per affrontare il commercio globale; aumento del PIL e rilancio della crescita economica; opportunità per le piccole e medie imprese; creazione di nuovi posti di lavoro.
www.ec.europa.eu/trade/policy/
Contrari: Compagna STOP TTIP, i Public Citizen, sostenitori per l'Italia: Lega ambiente, Cgil, Attac, Fairwatch, Forum movimenti per l'acqua, Movimento consumatori, Transform Italia, Slowfood, Arcs, Arci, Yaku, Sbilanciamoci. Europarlamentari contrari appartenenti al gruppo EFDD e gruppo Verdi/ALE.
Settori a rischio in cui gli oppositori riscontrano criticità, riassunti in 10 punti: farmaci inaffidabili; aumento dalla dipendenza dal petrolio; diritto costruito su rapporti di forza delle multinazionali; perdita posti di lavoro; perdita di alcuni diritti dei lavoratori; agricoltura frammentata in una miriade di piccole aziende potrebbe non più venir protetta dai dazzi doganali; data via libera alla commercializzazione di OGM; etichettatura; protezione brevetti farmaceutici; fracking; a rischio privatizzazioni nei settori quali: acqua, elettricità, salute; contestazione su ISDS (investigator state dispute settlement) risoluzione delle controversie tra investitori e Stati.
www.stop-ttip. org/
Termine ultimo per l'approvazione si presuppone il 2018.
LE POSIZIONI IN TAVOLA NEI TTIP settore agro alimentare
Le trattative commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti si sono intensificate negli ultimi tre anni. Inoltre, di recente sono stati approvati anche i CETA, con il Canada, e la portata dei cambiamenti in diversi settori sarà rilevante e anche per quanto riguarda quello lattiero caseario. Per saperne di più abbiamo posto alcune domande a due parlamentari europei di diverso orientamento: On. Alessia Mosca (PD) del gruppo Alleanza Progressista di Socialisti (S&D) e Democratici e l'On. Marco Zullo (M5 Stelle) del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta (EFDD)
INTERVISTA
Siamo giunti ad una fase (12°round) degli accordi su il TTIP, dove sembra ci sia un maggiore interesse dell’opinione pubblica per la questione. Nel suo lavoro da parlamentare ha riscontrato questo cambiamento? Cosa ne pensa, visto che il Parlamento Europeo avrà l’ultima parola in merito all’approvazione del trattato?
On. Zullo
«Il Parlamento Europeo non è stato coinvolto nei negoziati con gli Stati Uniti sul Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti. E questo, di per sé, rappresenta un elemento molto negativo, anzi direi inaccettabile, visto che il Parlamento è l'unica istituzione democraticamente eletta in Europa. L'aula riceverà il testo finale e non avrà il potere di negoziare nulla. All'interno del TTIP esistono molte zone grigie che il Parlamento non avrà il potere di modificare. Il Parlamento Europeo puó esprimere un veto al Trattato e ci sono le condizioni affinché ciò accada, anche se fino ad oggi la maggioranza dell'emiciclo, composta da centrodestra e centrosinistra, si è sempre espressa favorevolmente al TTIP e non vorrà certo rigettare l'intera proposta. Quello che dobbiamo fare è informare i cittadini che subiranno una serie di scelte insensate e ingiuste calate dall'alto, mettere i cittadini nella reale condizione di conoscere gli effetti di questo trattato servirà a creare quella spinta popolare cui noi rappresentanti al Parlamento Europeo dovremo dare seguito rigettando il TTIP».
On. Mosca
«L’interesse dell’opinione pubblica su questioni così cruciali è sempre una buona notizia. La comunicazione del lavoro che svolgiamo ogni giorno è parte delle nostre obbligazioni come rappresentanti dei cittadini. Il dibattito sul TTIP è, però, profondamente polarizzato e, come purtroppo spesso accade per le questioni europee, soffre di uno scarso livello d’informazione. A un confronto sereno e fattuale si è, infatti, sostituita un’opposizione di slogan. Una delle grandi bugie, che tengo a smentire anche in quest’occasione, è che le trattive siano condotte in assoluta segretezza. Il TTIP è, al contrario, il negoziato più trasparente in assoluto nella storia dell’Unione Europea, anche grazie alla battaglia condotta dal Parlamento europeo e dal Governo italiano. Il Parlamento Europeo, rafforzato ed elevato a ruolo di co-legislatore dal Tratto di Lisbona, ha determinato le linee guida sulla base delle quali i negoziatori europei conducono le trattive e, naturalmente, valuterà il testo finale decidendo per l’approvazione o il rigetto. L’accordo garantirebbe un altissimo numero di opportunità per l’Unione Europea e i suoi cittadini. A beneficiarne saranno prima di tutto le nostre aziende e i lavoratori, la piccola e media impresa in maniera particolare. Le PMI, infatti, nonostante rappresentino la spina dorsale del tessuto economico italiano, realizzano solo il 23% del loro fatturato tramite le esportazioni. L’armonizzazione delle certificazioni, l’allineamento delle regolamentazioni tecniche e degli standard qualitativo-sanitari e lo smantellamento di granitiche pratiche doganali, insieme all’eliminazione dei dazi, rimuoverebbero i principali ostacoli per l’ingresso delle PMI nel mercato USA, che conta oltre 325 milioni di consumatori con un alto livello di spesa media. Da un punto di vista geopolitico, l’accordo, oltre che rafforzare la posizione dominante del mercato europeo, garantirebbe all’Unione Europea il ruolo guida nella definizione delle regole che domineranno il commercio mondiale nel prossimo futuro. La globalizzazione, infatti, necessita norme che ne prevengano gli effetti collaterali e che stabiliscano un piano di equità per la concorrenza internazionale».
Come pensa si possano conciliare le opinioni di chi teme il trattato con coloro che (settori imprenditoriali), invece, lo ritengono un’opportunità di crescita?
On. Zullo
«Ritengo che le opinioni sarebbero molto più consonanti se il nostro sistema produttivo, in particolare quello della Piccola e Media Impresa, fosse informato in maniera adeguata sul Trattato. Già oggi, una delle nostre difficoltà maggiori è quella di tutelare il “made in" italiano all'interno dell'Ue. Se non riusciamo a farlo in Europa come possiamo farlo negli Stati Uniti? Un mercato dove le nostre piccole imprese di qualità rischiano di soccombere rispetto alle catene della grande distribuzione. Mentre invece le multinazionali potranno sfruttare le economie di scala e vendere sul mercato europeo a prezzi ancora più bassi rispetto a quelli delle nostre piccole aziende. L'Europa ha bisogno di proteggere il proprio mercato di qualità, non di darlo in pasto al mercato regolato da leggi molto più blande delle nostre. Proprio per proteggere il mercato interno da un'invasione di prodotti extra-continentali l'Europa ha elevato le tariffe per prodotti U.S.A come agrumi, pere, mele e succhi di frutta. Credo quindi che il Governo debba adoperarsi per trovare tutti gli strumenti atti a consentire alle nostre imprese di aggredire i mercati esteri, e che sia estremamente dannoso cedere alla finta armonizzazione dei mercati predicata nei negoziati del TTIP».
On. Mosca
«Il trattato, catalizzando il crescente volume degli scambi nordatlantici, rappresenta una grande opportunità per tutti, sia in termini di crescita occupazionale che economica. Durante la crisi economica, che tanto ha colpito il nostro paese, le uniche aziende che sono state in grado di crescere e assumere sono state quelle capaci di conquistare nuove fasce di mercato all’estero. Rimuovendo i principali ostacoli all’internazionalizzazione della piccola e media impresa, l’area di libero scambio beneficerà l’intero sistema paese. Considerando, poi, che il 90% della futura crescita economica avrà luogo al di fuori dei confini europei, è necessario che l’Ue garantisca un sempre maggiore accesso ai mercati esteri.
Per quanto concerne le diverse regolamentazioni, soprattutto in materia di standard sanitari e diritti dei consumatori, il Parlamento europeo, tramite la relazione Lange*, ha chiarito che l’armonizzazione dei due diversi sistemi dovrà preferire, di volta in volta, la normativa più tutelante. Durante le trattive, non saranno in alcun modo negoziati gli standard e i livelli di sicurezza minima vigenti in Europa. Le differenze dei due sistemi, frutto di culture economiche profondamente diverse, sono l’oggetto principale delle trattive. I negoziatori di entrambe le parti stanno concentrando i propri sforzi per giungere a una mediazione che favorisca una maggiore tutela del consumatore. L’Europa non negozia i propri valori ma, al contrario, cerca di favorirne la diffusione in ambito internazionale. L’accordo mira, infatti, a definire le regole comuni per l’accesso a un mercato da 800 milioni di consumatori che sarà condizionato dal rispetto di determinati valori in materia di diritti dei lavoratori, di sicurezza, di ambiente e di tutela dei consumatori».
*Relazione 07/07/2015
CETA e TTIP prevedono strumenti comunitari per verificare la reale ricaduta economica?
Sono contemplati revisioni ed aggiustamenti nel caso si riscontrassero anomalie macro economiche?
On. Zullo
«Ceta e TTIP non prevedono strumenti per verificare la reale ricaduta economica dei trattati, né tantomeno sono contemplate revisioni ed aggiustamenti in caso di anomalie. Piuttosto, i negoziati del TTIP vanno nel senso opposto. La fretta nello stilare il trattato sta spingendo a trovare degli accordi di massima sui principi da rispettare, rinviando a firma avvenuta l'implementazione pratica degli accordi. Chi garantirà che le Pmi e chi produce prodotti di qualità verranno salvaguardati? Si pretende che il Parlamento europeo firmi una cambiale in bianco senza avere idea delle conseguenze per i nostri cittadini e per le nostre imprese».
On. Mosca
«È ormai prassi che la Commissione Europea appronti frequenti studi d’impatto, prima, durante e in seguito alla chiusura delle trattive, sugli effetti che gli accordi commerciali sortiscono. Tutte le proposte delle controparti e la strategia negoziale dei nostri rappresentanti sono soppesate alla luce di queste dettagliate analisi economiche, sociali e ambientali. CETA e TTIP rappresenteranno lo stato dell’arte degli accordi internazionali, una nuova generazione di strumenti commerciali, unici per ambizione e campi applicativi. Come protezione da eventuali effetti distorsivi e per promuovere una progressiva ma costante integrazione delle diverse economie, entrambi gli accordi prevedono meccanismi di cooperazione e revisione periodica. Gli eventuali effetti collaterali non previsti potranno, quindi, essere corretti efficacemente e in tempi brevi».
L’ONAF (organizzazione nazionale assaggiatori di formaggio), che si propone di diffondere una cultura casearia, ha come obiettivo la volontà di educare al gusto e alle tipicità territoriali del nostro paese. Filiera corta, tracciabilità, unicità ed etichettature sono garanzia dei nostri prodotti nazionali. Il TTIP cambierà questa specificità? E cosa succederà ai prodotti caseari non DOP?
On. Zullo: «L'educazione al gusto e il rafforzamento delle tipicità territoriali sono principi giusti e condivisibili, ma con il TTIP sono in grande pericolo. I concetti di tracciabilità ed etichettatura, per come li conosciamo, verranno meno. Nel TTIP si parla di ampia deregolamentazione su questi fronti. Senza dimenticare che gli Stati Uniti non hanno un sistema di etichettatura così dettagliato come quello europeo e non hanno certo intenzione di introdurlo con il TTIP ».
On. Mosca: «Specificatamente per il settore agro-alimentare, eccellenza del paese e custode di millenarie tradizioni culinarie, il TTIP deve essere lo strumento per un maggior riconoscimento delle specificità dei nostri prodotti e garantirne un maggiore accesso al mercato U.S.A.Auspico, quindi, che il testo finale e la cooperazione normativa determino una maggiore omogeneità in materia di etichettatura. La promozione della nostra produzione e la tutela da pratiche scorrette, a volte vere e proprie truffe alimentari, è di particolare importanza considerate le dimensioni del mercato statunitense. Gli Stati Uniti sono, infatti, la prima destinazione dei prodotti alimentari italiani e, nonostante il livello medio di tariffazione delle merci scambiate fra le due sponde dell’Atlantico sia generalmente basso, i dazi sulle importazioni di questi prodotti arrivano fino al 25%. Tuttavia, un abbassamento dei dazi, da solo, difficilmente potrebbe garantire un effettivo miglior accesso al mercato americano. Sono, infatti, le barriere non tariffarie, come ad esempio i diversi tipi di certificazione, il mancato riconoscimento dei rispettivi metodi produttivi, l’incertezza per le procedure doganali e i relativi costi legali, a determinare il più grande disincentivo all’export. Anche in questo caso, a fronteggiare i maggiori ostacoli sono le PMI che costituiscono la grandissima maggioranza delle aziende operanti nel settore. L’accordo sarà, quindi, particolarmente importante per le industrie agroalimentari ».
I prodotti di qualità e la cultura del gusto, sono, tradizionalmente, poco diffusi negli U.S.A.Con il TTIP esporteremo anche questa nostra vocazione a riconoscere la qualità? Questa platea ampia di consumatori avrà la giusta apertura per accoglierli? Forse, il mercato statunitense è ancora immaturo per riconoscere queste specificità? Saranno necessari ulteriori sforzi per rendere sempre più appetibili le nostre merci? La concorrenza tenderà ad omologare il tutto ad un puro fattore di costi?
On. Zullo: «Ad oggi, nell'Unione Europea, sono presenti 3.018 Dop. I negoziati del TTIP puntano a proteggerne appena 150. Chi deciderà quali saranno le Dop tutelate? Quali criteri verranno utilizzati per decidere? In un mercato come quello statunitense, riconoscere la qualità è molto difficile, perché la famiglia media americana è abituata a trovare sugli scaffali prodotti che rispettano standard qualitativi e di sicurezza alimentare molto più bassi dei nostri. Negli U.S.A.sono permesse sostanze che in Europa non hanno il via libera, come Ogm, antibiotici o carne derivata da animali clonati. Stuart Eizenstat, membro del consiglio commerciale transatlantico, ha fatto capire in quale direzione stiano procedendo i negoziati tra Europa e Stati Uniti dichiarando che "gli standard in Europa hanno un livello differente e io ritengo che gli standard Ue abbiano un livello ingiustificatamente alto non supportato da un'adeguata base scientifica. Un prodotto alimentare considerato idoneo per una famiglia americana dovrebbe esserlo anche per gli europei". Credo che la maggioranza dei cittadini italiani non si trovi affatto d'accordo con questa affermazione».
On. Mosca: «Devo ammettere che non concordo appieno con l’osservazione iniziale, il mercato americano ha dimostrato una certa maturità nel riconoscimento delle eccellenze italiane. Prova ne è la grande appetibilità e il sempre più forte richiamo all’italianità delle campagne marketing dei nostri prodotti negli U.S.A.Negli ultimi dieci anni, infatti, i consumatori americani si sono orientati sempre più verso l’acquisto di alimenti più sani e naturali. La tendenza ha favorito la vendita dei prodotti italiani, riconosciuti per la loro maggiore genuinità. Con 33 miliardi di export agro-alimentare italiano, sono ormai lontani i tempi in cui partivamo con un pacco di pasta in valigia ».
Contraffazioni ed “italian sound”: ci saranno maggiori certezze di tutela una volta che si allargherà il mercato? (Il 67% degli americani mangia Parmesan e lo crede italiano).
On. Zullo: «Con Il TTIP gli americani continueranno a mangiare Parmesan e continueranno a crederlo italiano. Di recente, il segretario Usa Tom Vilsack ha dichiarato che le rivendicazioni europee sulla protezione delle indicazioni geografiche nell'ambito dei negoziati sul TTIP non dovrebbero impedire la commercializzazione di prodotti americani simili con i marchi utilizzati nel mercato statunitense ormai da anni. Rispetto ad oggi, l'aggravante è che il cittadino americano sarà ancora più convinto di mangiare italiano».
On. Mosca: «Sappiamo che il fatturato derivante dalla vendita dell’italian sounding corrisponde nel 50% dei casi a prodotti non italiani e non nascondo che uno dei nodi di più difficile scioglimento con la controparte americana sia proprio quello delle indicazioni geografiche. La Commissione europea ha, però, assicurato che l’accordo non potrà prescindere da un maggiore livello di protezione dei prodotti nostrani. La questione non riguarda esclusivamente la scorretta concorrenza da parte dei produttori-pirata americani. In gioco ci sono, infatti, la reputazione e le fasce di mercato che i prodotti ad indicazione geografica protetta si sono guadagnati nella storia. Il TTIP deve, quindi, essere uno strumento di tutela e protezione del valore e delle tradizioni che caratterizzano i metodi e le comunità produttive tradizionali».
Gli interessi in gioco sono veramente molto alti; a prescindere dalle posizioni e dalle diverse opinioni è importante che i cittadini siano sempre vigili e a conoscenza delle tematiche trattate in sede europea; solo così si potranno costruirsi un parere consapevole.
Martedì 8 marzo 2016