di Luigi Borgiani, direttore
La nostra diocesi si sta preparando a quello che sarà il XXVI Congresso
Eucaristico Nazionale. Non vuole essere e non sarà certo un evento religioso,
atto di devozione, e il titolo stesso del congresso L’Eucarestia sorgente della missione
chiarisce subito la questione. I credenti per vocazione sono in stato di missione, sono
mandati ad annunciare Cristo risorto e l’Eucaristia è la radice, la fonte che permette
di alimentare la fede, di rimanere in Cristo e quindi di rispondere al suo comando
(Andate!) nel mondo. L’Eucaristia quindi costituisce un legame essenziale profondo
con Colui che ci ha detto, spezzando il pane: Fate questo in memoria di me!
Comprendiamo quindi che il Congresso non è questione di celebrazioni, di riti,
di parole ma è una grande opportunità di riflessione sul nostro stato di persone
legate a Cristo e per questo coscienti di essere legate al mondo al quale, in suo nome,
siamo inviati. Una riflessione che riguarda ciascuno e tutti; personale e comunitaria
perché l’Eucarestia è pane che ci fa popolo.
L’Eucaristia è innanzitutto segno della presenza viva e vera di Cristo. Scriveva
Carlo Carretto: L’Eucaristia è la pienezza del dono, è la perla nascosta nel
mistero della Scrittura, il tesoro nel campo. È Dio fatto presenza accanto alla
mia pista, pane nella mia bisaccia, amicizia vicino al mio cuore d’uomo. E ancora:
Dio è presente nella mia vita, nella storia, è presente negli avvenimenti.
Questa esperienza della presenza di Dio in ogni cosa, in ogni situazione
non è soltanto mia, ma è del popolo di Dio, cioè di coloro che credono.
Vivere la presenza eucaristica significa rinnovare quell’incontro personale
con Cristo a cui ci invita Papa Francesco nella Evangelii gaudium; nello
stesso tempo rinnoviamo l’essere comunione di popolo e la presenza di
Dio in noi come popolo ci fa presenza nella storia.
In poche parole: non si tratta di intimismo, ma di predisporci ad una vita
di relazione globale (tra cielo e terra) che ci spinge a prenderci cura della
casa comune, come diremmo oggi alla luce della Laudato si. Il Signore
ha voluto rimanere con noi, è un Dio vicino e ci sollecita a volgere lo
sguardo ai più piccoli, ai poveri, a coloro che galleggiano con il rischio
di naufragare in un mondo che ha globalizzato tutto, meno che la
condivisione. Il Signore ci chiama alla carità, alla solidarietà intesa
non come semplice e a volte sporadico gesto di generosità ma come
capacità di creare una mentalità che pensi in termini di comunità
(casa comune) e di priorità di vita di tutti (EG). Perché questa vita/storia
non sia consumata ma vissuta e orientata al Regno di Dio.
Il Congresso Eucaristico ci invita quindi a riscoprire il nostro essere popolo
unito e radicato in Cristo, un popolo che condivide e spezza il pane.
È uno stile di vita, una scelta che ben si collega alla missione di Auxilium
di accoglienza e accompagnamento, di amicizia, di cura della casa comune.