elzeviro, il lavoro ieri e oggi

I migliori auguri ai lavoratori ricorrendo il

primo maggio nell'attuale visione del reale

I giorni di oggi sono ormai lontani dalla realtà dell'industria fordiana

di Aldo Carpineti

Industria
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La stessa nostra Costituzione, nei suoi primi articoli, stabilisce che il lavoro è un diritto di tutti. Si tratta di una norma cosiddetta programmatica, non essendo previsto uno speculare obbligo di qualcuno, soggetto pubblico o privato che sia, a procurare il lavoro a chi non ce l’ha.

La disputa sulla certezza del lavoro appare oggi fra quelle più attuali e giustificate. L’intervento del governo Renzi attraverso il ministro Poletti ha portato acqua alle motivazioni dell’una e dell’altra interpretazione con l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e il conseguente allargamento della possibilità di licenziamenti individuali alla generalità delle situazioni nell’ambito dei contratti di lavoro privati.

Non c’è dubbio che l’incertezza, e vieppiù quella di disporre o no di un lavoro stabile, procura all’animo umano uno stato di disagio che può riflettersi sullo stesso benessere e sulle condizioni esistenziali delle persone che la vivano. Qualsiasi dubbio sul dipanarsi in un modo piuttosto che in un altro del nostro futuro ci procura ansia e divisione fra aspettative e timori.

Con tutto ciò mi pare vada osservato che le sicurezze, di qualsiasi genere esse siano, non facciano parte di questo mondo. Se ne erano create diverse nella seconda metà del ‘900, che sono presto crollate con lo svilupparsi della storia successiva. Fra queste, soprattutto nella realtà italiana, il diritto alla conservazione del posto. Eppure tutta la storia dell’uomo, dal suo comparire sulla Terra fino ai giorni d’oggi, è stata caratterizzata da condizioni che con la sicurezza hanno avuto ben poco a che fare. Arrivo a pensare che la mancanza di certezze sia una modalità insita nella stessa natura umana e delle cose. Da qui a considerare che il diritto alla conservazione del posto di lavoro per tutto il perdurare della propria vita lavorativa sia anacronistico e persino contro logica il passo è breve. In realtà le aziende sono soggette a mille influenze variabili e contingenti, e volerne ingessare le entità strutturali del personale appare come qualcosa che ha poco senso in un mondo estremamente soggetto a variazioni come quello di oggi.

Contemporaneamente il significato del lavoro, in tutte le sue forme, si è avvicinato sempre più ai caratteri imprenditoriali anche per gli stessi lavoratori dipendenti. Non c’è chi non veda come oggi più che mai ognuno di noi sia portato a scalare i gradini della crescita personale nella propria vita come nell’ambito della propria occupazione, di qualsiasi natura essa sia. Persino il lavoratore dipendente oggi assume, nel proprio lavoro, modi che sono tipicamente imprenditoriali. Il che non cancella tutta la teorica sulla convivenza e sul benessere in azienda che è gran parte degli studi lavoristici moderni. Anzi ne è componente integrante e fattiva. Come sempre, dall’attenzione congiunta, solo a volte alternativa, all’individuale ed al collettivo derivano gli atteggiamenti più consoni alla realtà come una scelta che non rappresenta contraddictio in terminis.

Ci sono oggi tutte le condizioni perché nelle aziende ogni successo di gruppo sia il risultato delle migliori performances individuali, e l’indirizzo delle filosofie delle Risorse Umane si muove proprio in tal senso: la finalità comune attraverso la combinazione delle migliori prestazioni di ognuno. La persona ed il gruppo assumono oggi preponderanza e rilevanza mai raggiunte nel corso della storia industriale. L’ una e l’altra per il successo commerciale ed il benessere sul lavoro.

In questa ottica il senso del lavoro oggi appare ben diverso da quello che era proprio del primo periodo industriale e dell’organizzazione e mentalità fordiana delle realtà produttive, organizzate secondo rigidi criteri gerarchici. Si ha un bel dire che i sindacati oggi hanno un peso ed un ruolo ridotto rispetto al passato: l’osservazione è sicuramente vera, ma discende dalla stessa realtà industriale che si allontana sempre di più dalla visione di prestatori d’opera privi di influenza propria sulle decisioni del management. La festa del lavoro oggi, pertanto, ha un senso proprio nella prospettiva e nell’augurio che il lavoratore assuma, assieme ad una crescente maturità imprenditoriale, sempre maggiori influssi sulla vita dell'azienda, con una decadenza, ineluttabile, della forza delle organizzazioni sindacali cui vanno sempre più funzioni di assistenza amministrativa da patronato piuttosto che politiche. 

Domenica 30 aprile 2017