Governo giallo-verde senza chiara prospettiva antropologica
Sdoganamento della cannabis light e del farmaco triptorelina per il blocco della pubertà
di Gianluca Valpondi
Con un, al momento, sostanziale sì al Comitato Nazionale per la Bioetica e un, al momento, sostanziale no al Consiglio Superiore di Sanità, il Governo giallo-verde manifesta tutta la sua pericolosa superficialità riguardo alla dignità altissima della persona umana nella sua integrità psico-fisica e spirituale. Il sì al CNB significa che il farmaco triptorelina per il blocco della pubertà potrà essere somministrato a soggetti prepuberi assolutamente sani dal punto di vista fisico, che abbiano difficoltà a riconoscersi nel sesso genetico e fenotipico di appartenenza.
Ovvero, invece di intervenire sul disagio mentale e affettivo si deforma il corpo del ragazzino o della ragazzina per adeguarlo a quel disagio, col risultato di avere una mente e un’affettività disturbate e un corpo non più sano ma disturbato anch’esso. È la morte della psicologia clinica, secondo un paradigma di determinismo materialistico disumano, come risultato della chiusura delle scienze umane alla metafisica.
Se infatti tutto è materia, è sufficiente agire sulla materia per curare e “aggiustare” lo spirito, l’anima essendo mero epifenomeno del corpo. Ma, e qui sta il paradosso, negare il primato dello spirito sulla materia significa destrutturare la materia stessa in quanto corpo: non a caso Aristotele definiva l’anima la forma del corpo. E quindi un corpo senz’anima che lo ordini diventa manipolabile a piacere attraverso una tecnica anch’essa senz’anima; ma invece l’anima esiste ed è più grande del corpo e dà la forma al corpo e lo anima appunto presiedendo all’animazione (ma non riducendosi ad essa), lo costituisce come corpo, ovvero materia organizzata secondo una complessità irriducibile, corpo maschile o corpo femminile.
I casi rarissimi di reale intersessualità (ermafroditismo, pseudoermafroditismo maschile e femminile etc…) biologica sono eccezioni che confermano la regola e costituiscono patologie conclamate che, queste sì, possono necessitare anche di interventi biochimici direttamente sul corpo come cura della persona. Ma si tratta di casi in cui a livello genetico o comunque biologico (a livello di genotipo e/o di fenotipo) non è possibile stabilire con nettezza l’appartenenza al sesso maschile o femminile. In tutti gli altri casi il problema è di ordine psichico ed è assurdo pensare che si debba adeguare il proprio corpo reale ad una propria idea irreale.
I casi di reale intersessualità costituiscono effettivamente una sfida alla ragione umana, che deve con amore cercare di cogliere l’anima sessualmente ambigua di un corpo sessualmente ambiguo per decidere anche se e come intervenire per rendere la vita sociale di queste persone il più felice possibile. Ma, ripeto, sono casi rarissimi ed estremi di patologie genetiche e/o fenotipiche conclamate. Altra cosa è la disforia di genere, che non ha origine genetica e/o fenotipica conclamata, ma è un disturbo affettivo-cognitivo legato alla percezione del sé corporeo; questa va curata, non assecondata bloccando la pubertà in vista di un impossibile cambio di sesso (il DNA rimane lo stesso, ogni singola cellula corporea sarà comunque XX o XY, al di là delle variazioni artificiali del fenotipo).
Il no al Consiglio Superiore di Sanità costituisce un altro attentato all’integrità psico-fisica e spirituale della persona umana, in quanto il Governo non prende misure decise per bloccare immediatamente una certa modalità di messa in vendita di una sostanza ritenuta, in quella modalità di utilizzo, pericolosa per la salute dal CSS, ovvero la cosiddetta cannabis light.
Te la vendono come “per collezione”, “uso tecnico” o amenità simili, ma ti dicono anche, se ti mostri smaliziato, che ti calma perché è una sorta di ansiolitico, e di fatto contiene lo stesso principio attivo, psicotropo, di quella del pusher di parco Sempione a Milano o del coffee-shop ad Amsterdam, e per quanto le dosi percentuali di THC (tetraidrocannabinolo) e di CBD (cannabidiolo) - i due più importanti, o conosciuti, principi attivi della cannabis - possano essere diverse, l’effetto alterante, quale che sia, è scontato, altrimenti chi la comprerebbe? Se l’effetto fosse giusto quello di una tisana, chi la pagherebbe 10 euro al grammo, che è, guarda caso, grosso modo lo stesso dello spaccio illegale al dettaglio (10 euro, due-tre canne)? Perché poi si è così volutamente vaghi nel rispondere sul vero utilizzo del prodotto, dicendo che la si vende per uno scopo che non è quello vero e che uno poi può utilizzarla come vuole ma non è responsabilità di chi la vende? Si tratta di una sorta di utilizzo ricreativo di un farmaco fai da te molto pericoloso nella misura in cui l’utilizzo ludico e personale è sganciato da qualunque seria responsabilità medica e privo pure alla fine di un reale consenso informato? Un farmaco fai da te per chi è ammalato di noia, di malinconia, di ansia, di stress, di inibizione sociale, di problemi della personalità, di disturbi nei processi di socializzazione? Un farmaco che, magari forse in modo più presentabile, cura come l’alcool cura l’alcolista, cioè bevi per dimenticare che sei un bevitore, e sei un bevitore perché hai dei problemi che l’alcool può in qualche modo anestetizzare, ma non risolvere? È evidente che uno Stato che permetta, e pure lucri tassando o magari mettendo il monopolio e facendosi spacciatore di vizi, la libera vendita di un tale miracoloso farmaco della stupidità e dell’istupidimento non è uno Stato amico del bene comune e neanche amico della pubblica sicurezza.
Solo sotto stretto controllo medico personalizzato si può accettare che una sostanza comunque evidentemente in qualche modo psicoattiva (anche solo per un effetto artificialmente rilassante un qualche principio attivo ci dev’essere) sia resa fruibile alla popolazione, così com’è per la cannabis ad uso terapeutico, fruibile dietro prescrizione medica per la cura di gravi patologie con sintomi resistenti alle cure tradizionali. I farmaci ad uso ricreativo, per quanto leggeri possano essere o sembrare, o per quanto non li si voglia chiamare farmaci perché più leggeri dei farmaci, sono solo piccoli o grandi paradisi artificiali che distraggono la persona e la società dal loro vero bene.
Non pretendo certo che domani mattina si arrivi pure a vietare la vendita di sigarette e tabacco, come coraggiosamente ha fatto Papa Francesco per lo Stato del Vaticano, ma se abbiamo forse ormai capito che le sigarette fanno male e non vanno pubblicizzate ma piuttosto ne va scoraggiato l’utilizzo, non vedo che senso ha mettersi adesso a sdoganare la diffusione della cannabis light: non sarebbe, in ogni caso, un ben triste passo indietro? È per togliere fette di utenza alla malavita e ridurre comunque i danni? Ma no, il problema alla radice è la domanda, non l’offerta più o meno pulita, più o meno legale, più o meno leggera; e la domanda nasce da un vuoto di senso da riempire, magari non di fumo, magari di lavoro e di famiglia, magari di bellezza e di giustizia, magari – non sia mai! - del Paradiso vero, quello che, per chi vuole, inizia già nell’al di qua.
Giovedì 9 agosto 2018