Genova | prima al Carlo felice
Aggiunti due brani alla partitura di Cajkovskij nell’ultimo atto bianco: il Valzer bluette, brano per pianoforte orchestrato da Drigo e il Pas de deux della prima versione con la presenza dei cigni neri che danzano tristemente con i cigni bianchi
di Francesca Camponero
Il Lago dei Cigni è uno dei più famosi e acclamati balletti del XX secolo. Primo dei tre balletti di Peter Ilic Cajkovskij, fu composto tra il 1875 e il 1876. Sebbene esistano molte versioni diverse del balletto, la maggior parte delle compagnie di danza si basano sull'allestimento di Marius Petipa e Lev Ivanov per il Balletto Imperiale, presentato la prima volta il 15 gennaio 1895 al Teatro Imperiale Mariinskij a San Pietroburgo.
Petipa curò il primo e il terzo atto, mentre Ivanov curò gli atti bianchi, il secondo e il quarto, e fu un successo che fece entrare Il lago dei cigni a pieno diritto nel repertorio dei teatri pietroburghese e moscovita e ad oggi è considerato una pietra miliare del balletto classico.
Altynai Asylmuratova, direttrice della Compagnia di Astana dal 2015 e dal 2016 responsabile dell’accademia Nazionale Kazaka, che è stata inaugurata in quell’anno, per la sua versione (in questi giorni in scena al Carlo Felice di Genova) attinge alla nota fonte della coreografia Petipa/ Ivanov. Nel suo lavoro di recupero, come negli altri del repertorio classico, ha avuto il supporto anche da suo marito, Konstantin Zaklinsky, assistente alle coreografie.
Il balletto ha debuttato ad Astana l’8 marzo 2018 rifacendosi ad un’edizione che era già stata portata in scena nel 2014 dal direttore della Compagnia che l’aveva preceduta e che si avvale di una veste tutta italiana, disegnata dalla coppia di scenografi preferita da Nureyev: Ezio Frigerio per le scene e Franca Squarciapino per i costumi, al cui team si aggiunge Sergio Metalli per le proiezioni video di effetto, sprattutto nell’ultimo quadro in cui l’acqua del lago si alza creando onde che ricordano più quelle del mare in cui verrà sommerso il cattivo Rothbart.
All’edizione precedente la Asylmuratova ha aggiunto anche due brani della partitura di Cajkovskij nell’ultimo atto bianco: il Valzer bluette, scritto per pianoforte (op. 72) introdotto da Petipa per la sua versione e orchestrato da Riccardo Drigo, e il Pas de deux della prima versione, che ormai sono un pò distonici rispetto alla natura tragica del quarto atto. Qui vediamo anche la presenza dei cigni neri che danzano tristemente con i cigni bianchi. Un recupero che ha fatto anche il coreografo Ratmansky per il Teatro alla Scala.
Ma veniamo all’esecuzione degli artisti in scena: ottima Madina Basbayeva un’Odette dolce, flessuosa e raffinata, a cui si contrappone un’Odile scattante e dura, ineccepibile da un punto di vista tecnico ed interpretativo. Una ballerina che avevamo già apprezzata nel ruolo di Clara in Schiaccianoci. Lo stesso non si può dire riguardo il suo partner Olzhas Tarlanov, nel ruolo di Siegfried, che purtroppo non le regge al confronto nè come preparazione, nè come espressività. Indubbiamente avrebbe fatto meglio Bakhtiyar Adamzhan, che in questo balletto è impegnato nel ruolo del buffone in cui, come sempre, tira fuori tutta la sua abilità virtuosistica. Purtroppo questo ballerino di talento ha un solo handicap: l’altezza e quindi spesso deve rinunciare a ruoli che hanno bisogno di qualche centrimeto in più.
Perfettamente coordinato, pulito e brioso (quando è il caso) il corpo di ballo della Compagnia, formato da giovani elementi ben preparati.
Arman Urasgaliyev è stato molto accorto nel dirigere l’orchestra rallentando ad hoc alcuni passaggi nel secondo atto, quello bianco, probabilmente indotto dalle necessità della prima ballerina.
In sala era presente anche Luigi Bonino, coreografo e ballerino che ha a lungo collaborato con Roland Petit e di cui proprio assieme al Balleto di Astana ha curato la ripresa di Notre dame de Paris che abbiamo visto la scorsa stagione sempre al Carlo Felice.
Lo spettacolo è ancora visibile oggi e domani, 13 gennaio alle ore 15,30.
Sabato 12 gennaio 2019