Genova | uno sguardo sui rapporti d'azienda

Smartwork e dintorni, quali le scelte

migliori oggi nell'ambito del lavoro?

Diverse tipologie di collaborazioni possono voler dire soddisfazione

di Aldo Carpineti

Smartwork
Smartwork

Certamente è vero che il lavoro, anche quello dipendente, sta trasformando le proprie caratteristiche. Si assiste, di fatto, ad un progressivo avvicinarsi della figura del prestatore di lavoro a quella dell’imprenditore: oggi la fedeltà alla stessa azienda, il vincolo gerarchico, la timbratura del cartellino hanno perso gran parte del proprio significato a vantaggio di una concezione del lavoro più libera ed al tempo stesso meno tutelata.

L’azienda ha sempre meno lavoratori dipendenti, le forme di contratto individuale sono numerose e variegate, si preferisce spesso un rapporto di lavoro che privilegi la propria intraprendenza e le proprie inclinazioni piuttosto che le sicurezze e le tutele codificate. Le teorie delle Risorse Umane hanno inventato lo smartwork,  un tipo di collaborazione che lascia spazio alla possibilità di lavorare da remoto, in pratica da casa propria o addirittura da dove si vuole, i vincoli di subordinazione scomparsi del tutto, l’orario adattato al soddisfacimento degli interessi extralavorativi ed alle aspirazioni ad una vita preferibile dal punto di vista qualitativo.  

Tutto ciò è molto bello e risponde alla fondamentale esigenza umana di trarre dal lavoro una soddisfazione non soltanto monetaria. Lavorare contenti, del resto (ed anche questo riconoscono le moderne filosofie delle Risorse Umane) fa sì che si lavori meglio, che l’azienda tragga vantaggi in termini di maggiore produttività, minori errori e scarti, meno infortuni, avvicinamento del prodotto agli standard qualitativi più elevati. In altre parole il benessere del lavoratore e le richieste dell’impresa possono andare di pari passo.

Resta il fatto che l’impresa stessa ha comunque l’esigenza di fare programmi e rispettare budget e bilanci. Da qui può derivare che affidare totalmente la propria produzione a forme di lavoro tipo smartwork vuol spesso dire rinunciare alla certezza quantitativa e, conseguentemente, ad un risultato finale rispondente ai principi del profitto. Il che, in un sistema economico come il nostro, ovviamente non è sostenibile.

Quale, dunque, il modello lavorativo da realizzare per le aziende, oggi? Probabilmente va fatta una scelta di volta in volta fra le due situazioni che consenta di contemperare l’una e l’altra modalità di collaborazione in una formula globale che tenga conto delle preferenze di alcuni, che pure permangono, per lo stipendio fisso alla fine del mese, la conservazione del posto, gli scatti di anzianità e via dicendo con le formule più moderne per gli altri, cui quei diritti riconosciuti interessano in misura minore. Una certa parte dei lavoratori con un contratto che si avvicini ai modelli tradizionali ed un’altra parte che operano in regime di quasi consulenti o professionisti, con modalità meno definite giuridicamente. Considerando anche che certe mansioni sono più adatte allo smart altre meno.

Fare azienda oggi non è facile per diverse ragioni, certo la soddisfazione di chi lavora va tenuta in gran conto. Dal momento che ci può essere differenziazione tra le aspettative dell’uno e dell’altro lavoratore saper realizzare una divisione dei compiti che rispetti esigenze e preferenze di ognuno può essere la migliore delle soluzioni. Dalla coesistenza dell’una e dell’altra forma di lavoro si può trarre, forse, il risultato auspicato. 

Martedì 22 gennaio 2019