Genova | accanto alla chiesa del'500 e al monastero

Frate Ezio Battaglia ci invia un proprio

scritto sulla Antica Farmacia Sant'Anna

Zona fra Manin e Castelletto sulla sommità del Poggio di Bachernia

di Aldo Carpineti

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Lo scritto di frate Ezio:

Articolo Antica Spezieria s. Anna

Se la salute delle anime è sempre stata e rimane tuttora la principale preoccupazione dei religiosi, essi tuttavia, memori del detto Mens sana in corpore sano, si sono interessati anche dei corpi, sviluppando, attraverso l'osservazione e l'esperienza secolare, stili di vita e rimedi salutari, utilizzati all'interno delle rispettive comunità e consigliati a coloro che incontravano.

Del resto, già avevano letto nel libro biblico del Siracide:

Il Signore ha creato i medicamenti della terra e l'uomo assennato non li disprezza. Dio ha dato agli uomini la scienza perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie. Con esse il medico cura ed elimina il dolore e il farmacista prepara le miscele (Sir 38, 4-7).

Su queste basi una lunga tradizione di esperienza popolare e di osservazione diretta è stata fatta propria ed arricchita da generazioni di monaci che hanno voluto mettere a frutto i mezzi che la natura ha celato nelle erbe, atti a mantenere o recuperare la salute e la freschezza dei corpi.

Nella stessa linea di continuità si collocano i Padri Carmelitani scalzi di Sant'Anna in Genova.

Il convento, situato sulla sommità del poggio di Bachernia, da dove si gode una splendida vista sul porto e sulla città vecchia, fu stabilito nel 1584 come primo insediamento di quest'ordine religioso in Italia, circa vent'anni dopo che Teresa di Gesù e Giovanni della Croce ebbero iniziato in Spagna la nuova famiglia nell'ambito del Carmelo. Mentre allora il complesso conventuale si elevava in un luogo isolato, oggi invece esso è facilmente raggiungibile risalendo le propaggini collinari che circondano la centralissima Piazza Corvetto.

Le prime tracce documentate di una spezieria gestita dai Carmelitani scalzi a Genova si riscontrano già pochi decenni dalla fondazione del convento con la presenza di un certo fra Martino di s. Antonio (1638-1721) che ereditò dai suo predecessori questa attività di carità verso i malati e i registri ci ricordano che egli: usciva ogni giorno per procurare il necessario per i rimedi […] da lui affluivano molti malati e non tutti guarivano dalla malattia con lo stesso rimedio, così bisognava preparare per loro varie pillole pestate, bisognava fare varie pozioni, farmaci, cataplasmi.

I nostri registri ci ricordano anche che: Martino da solo secondo la prescrizione del dottore somministrava al momento giusto tutte queste medicine con tanto buon modo che i malati stavano meglio più per la sua sola presenza che per le medicine. L'attenzione integrale verso il malato è dunque la prima cura della malattia poiché salute fisica e psichica sono un tutt'uno.

Il 1778 è una data importante per la nostra antica spezieria, infatti un certo medico di nome Lorenzo Robello si impegnava in qualità di chirurgo e speziale a servire annualmente il convento di tutte le medicine occorrenti al servizio dei malati e dei religiosi e in cambio veniva assegnato un salario annuo di 130 lire oltre vitto e assistenza gratuita per quindici giorni nella eventualità di una malattia. Questo caso interessante di medico e farmacista che si impegnava a preparare i medicinali e ad insegnare la sua arte ad un religioso destinato a diventare speziale ci conduce, a breve distanza di tempo, esattamente il 7 aprile 1792, al carmelitano scalzo di nome Domenico De Simoni, che assunse il nome di Giovanni della Croce. A lui fu affidata la cura e l'amministrazione della speziaria, la cui situazione, stando al racconto del protagonista, non era delle più rosee. Egli comunque si attrezzò rapidamente, assunse un aiutante e si rimboccò le maniche, al punto nel corso dell'anno 1798 l'attività aveva prodotto un valore di 1.580 lire.

I registri della spezieria ci hanno tramandato i nomi delle specialità e l'identità di clienti, alcuni dei quali assumevano i preparati anche per periodi di tempo prolungato, fino ad ottenere la guarigione. Tra i prodotti più usati ricorrono la manna, le tavolette contro i vermi, lo zucchero bianco, decotti di china, sali d'Inghilterra, cinnamomo, rosolio, unguento di fior di papavero, un'interessante bibita spiritosa d'incenso, mirra, aloe e spirito di vino, unguento per la rogna.

Alcune delle specialità allora in uso sono prodotte ancora oggi: lo sciroppo di rose, un classico della farmacia, dissetante, rinfrescante e blando lassativo; lo sciroppo di altea, contro la tosse e le forme allergiche; l'olio di mandorle dolci, ingrediente delle pomate contro le irritazioni cutanee; il miele rosato, usato contro le irritazioni del cavo orale; la pozione di rabarbaro, con proprietà ricostituenti nei casi di eccessivo affaticamento fisico e mentale; pillole lassative all'aloe; la bardana, efficace per diversi problemi cutanei; lo sciroppo di salsapariglia, depurativo dell'organismo, una pozione contenente valeriana, contro l'insonnia e le tensioni nervose.

Tra i clienti figuravano all'inizio dell'Ottocento il medico Angelo Bruzick, il chirurgo Rocco Artisi di Voltri, il console di Danimarca Giuseppe Alessi Morellet, assiduo consumatore di Elixir Vitae, la spezieria dell'ospedale genovese di Pammatone, che acquistava estratto di china e rosa rossa secca, le Carmelitane scalze di Santa Teresa, le monache di San Silvestro e quelle di San Girolamo, il parroco di Crocefieschi.

Qualche anno più tardi l'erboristeria ebbe contratti con un celebre e discusso medico parigino, il dottor Louis Le Roy, la cui opera principale fu tradotta in italiano con il titolo La medicina curativa e pubblicata a Napoli nel 1825 in quattro volumi.

La spezieria propagò i suoi suggerimenti e verso la metà del secolo scorso produceva le specialità da lui raccomandate sotto forma di sciroppi, pillole e polveri lassative.

Tra le diverse specialità storiche erano particolarmente ricercate il linimento antireumatico, contro la sciatalgia, nevralgie cervicali e della colonna vertebrale e i dolori articolari; la cura depurativa, a base di sciroppo di salsapariglia, pozione di boldo e carciofo, magnesio cloruro.

L'infuso vinoso di vischio quercino combatte i disturbi della pressione e della circolazione del sangue; la pozione di salicaria ovvia a problemi di infiammazione intestinale; la pozione di ortica e parietaria è utilizzata per la cura dell'apparato urinario; lo sciroppo di erisimo viene assunto dai cantanti per prevenire problemi alle corde vocali; la pozione di quercia marina ha effetti dimagranti; la pozione di eleuterococco è consigliata nei casi di ansia, stress e tensioni nervose.

La coniugazione di antico e nuovo, l'elaborazione dei prodotti naturali con i moderni metodi che ne mantengono intatte le proprietà curative contribuiscono a mantenere viva una tradizione secolare. Tenendo sempre presente quanto ricorda il putto della farmacia dei frati, che accoglie i visitatori all'ingresso: Nos medicinam paramus, Deus dat nobis salutem ovvero Noi prepariamo la medicina, ma è Dio che ci da la salute.

I Frati Carmelitani preparano attualmente, nei loro moderni laboratori, una svariata gamma di prodotti fitoterapici (a base esclusivamente di prodotti naturali) ampiamente apprezzati, rielaborando le antiche ricette che si tramandano da circa quattro secoli arricchite mediante i contributi offerti dall'attuale conoscenza scientifica.

Frate Ezio accoglie su appuntamento i visitatori per problemi particolari notizie o colloqui su appuntamento.

Si organizzano visite guidate gratuite per scuole e gruppi di almeno 15 persone. 

Mercoledì 23 gennaio 2019