Genova | riflessioni su noi stessi

Che cosa genera la speranza? Possiamo

far crescere questo nostro stato mentale?

Il ruolo dell'abitudine e dell'allenamento come per ogni risorsa umana

di Aldo Carpineti

La speranza
La speranza

Che cosa può far vivere la speranza? Secondo il mio pensiero e la mia esperienza è l’abitudine personale. Come per ogni risorsa fisica o mentale, l’allenamento gioca un ruolo insostituibile. Ed allenamento significa impiegare sempre prerogative cha hanno a che fare con la fatica, che possono essere ripetitive e pesanti, come la pazienza e la volontà di provare e riprovare. Ma così i risultati arrivano e sono le situazioni stesse che, di conseguenza, generano il ricrearsi della speranza. Anche nei momenti più difficili un pensiero può far da guida ed è la convinzione che dai guai si è sempre usciti e perciò non c’è ragione di dubitare che accadrà anche questa volta.

Certo si sta parlando di condizioni mentali, di situazioni psicologiche, non di realtà di fatto concrete: la vita può riservarci perdite, amputazioni, diminuzioni dalle quali non è possibile tornare indietro, anzi prima o poi certamente lo fa: la speranza però, al di là di queste, può sopravvivere, credo, se la si è esercitata nel tempo. Anzi, è proprio in queste circostanze che assume un ruolo determinante per il nostro continuare a vivere.

Condizioni collettive possono giocare ruoli importanti generando suggestioni positive, soprattutto col dare l’impressione, o anche la conferma, che non si è soli: i canti degli alpini della prima guerra mondiale o i blues e gli spirituals della gente di colore che lavorava nei campi di cotone degli States sono esempi di coralità che pur nella drammaticità dei contenuti aiutano il crearsi di condizioni che, a priori, favoriscono il sorgere di stati d’animo orientati alla speranza. Tuttavia, poi, è l’individualità di ciascuno di noi che matura in ognuna delle nostre teste il definitivo stato dell’animo. In genere non esistono stati simbiotici nei nostri pensieri. Si può stare anche a strettissimo contatto fisico con un’altra persona ed avere atteggiamenti mentali diversi, addirittura opposti. Lo stare insieme è un mezzo ma non il benessere stesso, che appartiene, invece, all’area individuale.

Quale, dunque, l’atteggiamento più proficuo? Tornando alle prime osservazioni di queste nostre righe, l’impegno a costruirsi una mentalità, la forza d’animo di partire con questo intento e la coerenza di perseguirlo: in questo modo anche la caratteristica mentale cui diamo il nome di speranza cresce e si sviluppa, e finisce per sorreggerci sempre meglio e più compiutamente. 

Mercoledì 30 gennaio 2019