Genova | la recensione
Sul ghiaccio è difficile ricostruire esattamente i passaggi dei pas de deux del balletto tradizionale, pertanto è difficile fare paragoni, quello che è certo è che la Compagnia di San Pietroburgo è brava nel coniugare la danza sulle lame
di Francesca Camponero
Ieri sera, giovedì 31 gennaio, alle ore 20.00, al Teatro Carlo Felice, è andato in scena il terzo titolo del ciclo Č ajkovskij: La bella addormentata. Ma a differenza degli altri due in programma nel teatro genovese, questo spettacolo era allestito su una pista di ghiaccio.
Non è certo la prima volta che il Carlo felice porta nella nostra città la compagnia “Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo”, lo aveva fatto con con Il Lago dei cigni nella stagione 2012- 12, con Schiaccianoci nella stagione 2013- 2014 e anche con la stessa Bella addormentata che aveva già calcato il palco del teatro genovese la stagione 2014- 15
Un esperimento che la prima volta aveva soddisfatto il pubblico genovese e per questo, come spesso accade quando funziona qualcosa, è stato riproposto per altre tre occasioni.
In effetti nulla da dire su questo gruppo di artisti/ atleti fondato nel 1967 e oggi diretto da Kostantin Rassadin. Una Compagnia di danza unica al mondo, che unisce due grandi tradizioni russe, il balletto e il pattinaggio sul ghiaccio, realizzando il miracolo di trasformare uno sport spettacolare in un’arte espressiva.
Secondo Rudolf Nureyev La bella addormentata è il «balletto dei balletti», la rappresentazione più pura di quello stile sublime di danza nato dall’approdo, nell’800, della scuola franco-italiana alla corte degli Zar. E in effetti, basta pensare alla scena del secondo atto in cui la Principessa Aurora danza a turno con quattro pretendenti (il famoso “Adagio della rosa”), considerata una delle prove tecnicamente più difficili di tutto il repertorio ballettistico, per dare ragione al grande mito della danza.
Certo sul ghiaccio non si possono esattamente ricostruire i passaggi dei pas de deux del balletto tradizionale, pertanto è difficile fare paragoni, quello che è certo è che questi ragazzi sono bravi nel coniugare la danza sulle lame. Questo vale soprattutto per i primi ruoli come quello della La Principessa Aurora, Vera Osipenko, del Principe Désiré , Oleg Iagubkov e del La fata dei Lillà, Ekaterina Kostromina. A cui si vanno ad aggiungere perchè molto apprezzate le prestazione di Carabosse, Viacheslav Vodopiano, e nell’ultimo atto quello della festa del matrimonio, quella della coppia La Gatta bianca, Aleksandra Igolkina e Il Gatto con gli stivali, Iurii Pototckii.
Le scene e costumi sono assolutamente tradizionali, forse anche troppo. Diciamo che se si togliessero i vistosi e coloratissimi parrucconi dalle teste dei cavalieri e delle dame del corpo di ballo, non si toglierebbe nulla al balletto, anzi...
La direzione dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice in questo caso è affidata ad Arkady Shteynlucht, direttore dalla lunga esperienza di collaborazione con la compagnia pietroburghese.
Il pubblico era molto ed ha risposto favorevolmente a questa particolare "forma d'arte". Molti gli applausi a scena aperta e alla fine. E così, con quest'ultimo spettacolo che rimarrà in scena fino a domenica 3 febbraio, si va a chiudere la trilogia del ciclo Č ajkovskij ed anche la stagione danza di quest’anno del teatro lirico genovese.
Con tutto il rispetto per questi artisti noi restiamo comunque dell’idea che il Carlo Felice possa fare di più per la danza che proporre in stagione uno spettacolo su ghiaccio. Un piccolo appunto che speriamo venga colto dal primo teatro della nostra città per la prossima stagione.
Venerdì 1 febbraio 2019