Genova | L'armonia cittadina camminando con matteo orlandi
Come in un libro di ricordi sfogliamo la nostra storia attraverso percorsi misteriosi e fantasiosi o noti ed usuali alla ricerca di una Genova che sfugge ai nostri occhi abituati alla sua luce. Una visione che custodisce segreti preziosi da narrare
di Antonella Vella
Un libro che nasce come una mappa poetica di comunicazione e visione di ciò che rappresenta l’aspetto emotivo e fotografico della nostra realtà cittadina. Un continuo rapporto sensitivo con l’ambiente che ci circonda, un invito ad osservare le bellezze che sono espressioni caratteristiche di paesaggi narrativi che raccontano le meraviglie radicate nella nostra percezione di storia densa di tradizione.
Matteo Orlandi non è solo un architetto, vincitore della Call Amate Architettura con il progetto Passerelle Volanti, uno studioso della morfologia del nostro territorio, ma un essere vivente che ascolta gli echi di un proprio io interiore, dove l’arte è capacità di lasciarsi guidare dal proprio istinto, dalla propria vaghezza, da un atteggiamento d’apertura verso strade che paiono in fuga.
Come un viaggiatore curioso, cammina in silenzio, con il libero arbitrio di scegliere la strada da percorrere che non è mai la stessa, assume percorsi alternativi, variegati e molteplici mezzi di trasporto affrontando il carattere trasversale e non omogeneo del nostro capoluogo.
L’occasione di vivere la nostra città cercando di conoscere, captare, apprendere quel che non si conosce, quel che diventa narrazione di spazi, abitudini, necessità.
Le passerelle volanti vissute come stimoli per riconoscere l’assoluta unicità di Genova, come ponti sui tetti voluti per esigenze sociali e personali o semplicemente sviluppati in modo tecnico per assolvere a funzioni di trasporto. Dapprima con un’involontaria ricerca di riconoscimenti oggettivi per trovare i significati più reconditi, in seguito individuando quelle che essendo costruite in quartieri più disagiati o meno rappresentativi, si arricchiscono di un’energia più esplosiva, influenzate dagli aspetti socio-culturali che ne derivano. Le passerelle, quindi, più azzardate ed assurde a vedersi, diventano portatrici di orgoglio, di storie molto locali da raccontare e proprio per ciò, più straordinarie da fotografare.
L’architetto precisa e con molto candore d’animo sottolinea che la nostra città è una realtà che deve essere conosciuta, vissuta perché esteticamente mutevole, intricata e protagonista indiscussa di situazioni di crisi e periodi assolutamente problematici, ma che trova il proprio equilibrio in un dedalo di vuoti che diventano ponti sospesi sulle nostre fiere trasformazioni.
Martedì 5 febbraio 2019