Genova | incontro con l'artista

Vincenzo Lagalla, periodo Salentino

periodo Genovese, artista poliedrico

L'attività in Salento dal 1970, a Genova dal 1985, diverse ispirazioni

di Aldo Carpineti

Vincenzo Lagalla
Vincenzo Lagalla

N.b.Le note in corsivo sono aggiunte di pugno dall'artista

Abbiamo incontrato in questi giorni Vincenzo Lagalla un artista nato e vissuto per molti anni a Lecce ed ora da diverso tempo a Genova. In momenti differenti ha lavorato attraverso il dipinto ed attraverso la fotografia, avvicinando anche a volte l’una all’altra disciplina artistica.

Il periodo iniziale è caratterizzato dalla pittura metafisico-surreale a cui seguirà la produzione di oggetti costruiti con materiali ritrovati e di uso comune. In seguito si occuperà direttamente di fotografia, preferendo ai singoli scatti, lunghe sequenze di slides presentate con commento sonoro.

La sua arte si affina attraverso la frequentazione del Laboratorio Poesia di Novoli a Lecce e, a Genova, con il rapporto artistico ed umano con Rolando Magnani.

Con Mignani nella prima mostra a genovese a Palazzo Meridiana e ancora nel 2013 a Palazzo Ducale: un percorso genovese dagli anni ’77 agli anni ‘89

Ha partecipato a manifestazioni diverse in più parti d’Italia, tra cui più recentemente ad Arte a Palazzo Galleria Farini, a Bologna; Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea a Padova; Biennale d’Arte Internazionale Hotel Metropole a Montecarlo e precedentemente ha esposto in innumerevoli altre occasioni altrettanto importanti.

Infine Torino, Gubbio e Art Innsbruck con la Galleria Malinpensa di Torino.

Abbiamo avuto modo di ammirare personalmente una delle sue opere che lui stesso ci ha illustrata, Tu-Bi scrittura fonetica dell’essere, e ne abbiamo tratto sensazioni di grande originalità, qualità pittorica, ironia lieve e costruttiva.

Composta da diverse tavole Tu-Bi si rifà al celebre quesito shakespeariano e da esso parte per svilupparsi – e questa è la caratteristica che individua l’opera – in una sequenza a fasi successive in logica progressiva. La domanda iniziale passa attraverso momenti di trasformazione, usando modelli della pratica di tutti i giorni, per sfociare poi positivamente nell’interrogativo meraviglioso sul mistero della vita.

Profondità nell’uso della quotidiana esperienza e degli oggetti più comuni come un rubinetto, un tubo, una corda; ed insieme la parola stilizzata e sintetizzata che dà significativo senso al modificarsi delle situazioni in divenire.

I segni, le parole di terra e gesso ruotano intorno agli elementi concreti, agli oggetti e ne catturano il senso intimo.

L’intervento è sulla parola, non sulla lingua, per questo possono essere usate più lingue: to be, je suis, tube… da mettere insieme, da ricomporre in un’unica immagine: la vita.

Martedì 26 febbraio 2019