Genova | al circolo zenzero
"Coi miei disegni prendo in prestito le storie degli altri, utilizzando i miti. Nel mare che rappresento vedrete sempre del filo spinato, perchè quel mare è diventato spinato"
di Francesca Camponero
"Disegnare vuol dire entrare dentro se stessi, una volta che riesci a illustrare quello che ti attraversa, quell’immagine diventa una chiave di una porta di un racconto che attraversa le frontiere. Un racconto necessario di storie altrimenti consegnate all’oblio del mare" queste le prime parole di Francesco Piobbichi alla presentazione del suo libro "Disegni dalla frontiera" presentato al Circolo Lo Zenzero venerdì 12 marzo alle 17,45.
Piobbichi, umbro, è un disegnatore sociale che lavora come operatore con il progetto Mediterranean Hope della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Questo è il suo primo libro di illustrazioni che raccontano 4 anni di attività tra Lampedusa, il Marocco e il Libano dove ha collaborato per la realizzazione dei corridoi umanitari.
"Non sono un disegnatore professionista, è la matita che ha portato me nel mondo dei disegni - dice Piobbichi davanti al folto pubblico dello Zenzero - Inizio a disegnare in maniera verticosa. I colori che uso sono vivacissimi perchè raccontano storie dure. Viviamo nella dittatura del presente. Coi miei disegni prendo in prestito le storie degli altri, utilizzando i miti: c’è Ulisse e Itaca, Nettuno e la guerra di Troia, c’è l’Esodo di Mosè e la passione di Cristo che ritornano. La Sirena ad esempio canta il mito dell'altrove. Nel canto della Sirena c'è tutto. Ma anche nel fuoco c'è tutto. Nel mare che rappresento vedrete sempre del filo spinato, perchè quel mare è diventato spinato"
Piobbichi va avanti appassionato e appassionante, nel suo narrare sembra il regista attore e scrittore Marco Paolini, facendo scorrere le foto dei suoi disegni sul telo da proiezione e lì vediamo scorrere anche il dolore del mondo che racconta, di cui è stato ed è continuamente testimone. Davanti ai nostri occhi i disegni colorati portano alla ribalta i volti di Keita, il ragazzo segnato dalle ferite inferte proprio dal filo spinato che più volte ha dovuto saltare per arrivare dove voleva, di due ragazze nigeriane violentate e poi uccise perchè non servivano più, di quella madre trovata morta in mare col suo bambino ancora attaccato a lei dal cordone ombelicale. In ogni pagina del libro di Piobbichi è rappresentato il cimitero dell'indifferenza, per non dire dell'odio.
"I migranti muoiono due volte - continua il disegnatore - la prima è quando perdono la vita realmente e la seconda è quando di loro non resta che un numero. Nessun nome, nessuna identità da ricordare o piangere per loro. Stiamo vivendo il tramonto dei diritti umani, ma il peso di ogni migrante morto ricadrà su noi italiani come è accaduto ai tedeschi con la Shoah e pensare che chi salva una vita salva il mondo intero, come da citazione di una frase di Itzhak Stern tratta dal film Schindler's List".
I disegni dalla frontiera si incastrano fra loro perfettamente, potrebbero essere usati come i tarocchi per costruire un racconto della storia dell’umanità, per leggerne il suo futuro mentre si racconta il presente.
Per Piobbichi c’è qualcosa di epico in quello che avviene oggi nel Mediterraneo, in cui rinasce e muore il mito fondativo dell’umanità nuova. I suoi disegni sono a presa diretta, nascono e muoiono in poche decine di minuti, mischiando freneticamente colori vivi che pur raccontando quanto accade a Lampedusa (che lui definisce la fabbrica per dividere) hanno dentro di loro la speranza, quella che ha avuto Anna Frank fino alla fine concludendo il suo diario con queste note parole "Nonostante tutto, io continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo".
Il volume Disegni dalla frontiera è illustrato a colori, ed ha testi in italiano e in inglese, Ediz. Claudiana.
Lunedì 18 marzo 2019