non abbiamo bisogno di docenti-comparsa
Il difficile compito dei giovani che vogliono costruire e gli esempi altrui
di Aldo Carpineti
Chi è maestro o ritiene di esserlo in qualche disciplina deve esserlo anche nel proprio stile di vita. Se contemporaneamente all’insegnamento più o meno tecnico palesa atteggiamenti personali non all’altezza, originali o pilotati che siano, finisce per rappresentare un controsenso, una contraddictio in terminis, un cattivo esempio.
Niente di peggio di chi predica bene e razzola male. Soprattutto rispetto ai giovani che, con tante fatiche, cercano di aprirsi una strada nel difficile mondo di oggi.
Si discuteva proprio ieri mattina con un paio di amici attempati degli ostacoli, di ordine burocratico e sociale, che si frappongono alla buona volontà di tanti ragazzi che, grazie a Dio, hanno ancora il senso del costruire per sé e per gli altri, per il proprio mondo e per quello di tutti. Di fronte a queste speranze a questi aneliti e tensioni chi rema contro, soprattutto quando si ricopra di vesti didattiche, rappresenta un di più che non ha giustificazione, un’onda maligna notturna improvvisa e inaspettata.
Un mio carissimo amico, grande velista, ha raggiunto alcuni anni or sono, sessantenne, il traguardo della propria vita attraversando l’oceano Atlantico su una barca a vela di otto metri assieme ad un solo compagno di viaggio. Diciassette giorni e diciassette notti di navigazione con ogni tempo e situazione climatica. A proprio modo, un miracolo. Sin troppo facile il paragone con chi, disponendo di molti anni in meno di esperienza, si appresta ad affrontare le intemperie della vita, intesa come quotidianità così come filosofia portante. Vogliamo rappresentare l’onda maligna nei confronti di questi? Fatelo pure se questo sport è il vostro preferito, ma poi assumetevene le responsabilità conseguenti, con i giovani stessi e con la vostra coscienza.
Martedì 2 aprile 2019