nel mondo del lavoro oggi
Il lavoratore come imprenditore di se stesso, concetto che si afferma
di Aldo Carpineti
La gente chiede lavoro, quindi chiede aziende. Salvo prendersela con le aziende se poi il lavoro non risponde perfettamente alle proprie aspettative ed ai propri desideri. Penso che il criterio dell'imprenditore di se stesso sia proprio il più corretto da percorrere. Ognuno provi su di sé contemporaneamente le difficoltà, gli oneri e le soddisfazioni del lavoratore e quelle dell'imprenditore. Il lavoro sicuro è purtroppo anacronistico, non ci sono certezze a questo mondo, figuriamoci quella del posto di lavoro. La realtà degli anni '50, '60 e '70 è stata una bolla non sostenibile nel tempo. Impossibile pensare di tornare a quelle condizioni. Nessuno al mondo dà certezze assolute, può forse dartene l'imprenditore?
La Costituzione riconosce a tutti il diritto al lavoro, nel senso che a nessuno devono essere negate quelle condizioni di partenza pari agli altri che lo mettano in grado di aspirare ad un lavoro; è una norma sostanzialmente senza sanzione, una norma di programma, dal momento che nessun ente, pubblico o privato che sia, ha il dovere di assumere.
Pretendere il lavoro non è dunque nell'ordine delle cose. Chi è senza lavoro non ha il diritto di prendersela con alcuno. Sarà invece sua cura attivarsi il più possibile per trovarne uno in azienda diretta da altri o crearsene uno proprio. Proprio verso questa interpretazione si sta spostando il senso della relazione lavorativa. Quello del lavoratore dipendente con tutto il suo bagaglio di tutele e la propria scarsa libertà di autodeterminazione è decisamenta un concetto antico, preferibile ancora per alcuni, ma non in linea con le esigenze di snellezza e rapidità delle compagini-impresa moderne né con quelle che discendono dalla ragione che vuole lo stesso lavoratore artefice dei propri destini.
Situazioni troppo ingessate sono oggi non sostenibili, il mondo, lo so voglia o no, cambia sempre più rapidamente con il progresso tecnologico, con l'abbattimento delle distanze geografiche e dei confini nazionali, con il diffondersi delle multinazionali, con i flussi migratori. Tutta la realtà evolve, sarà cura di ognuno, per sé o attraverso le modalità organizzate, far fronte nel migliore dei modi al cambiamento ed al movimento. Corrergli dietro potrà essere non sufficiente, prevenirlo già più adeguato, provocarlo sarà l'atteggiamento più proficuo: se le cose cambiano nel modo programmato da me io potrò padroneggiarle nel modo più opportuno.
Certezza, in definitiva, è un concetto che ha raramente riscontri reali in questo mondo. Quanto più sapremo trattare il cambiamento dunque tanto meglio potrà reagire la nostra condizione professionale ed economico-lucrativa. Quello dello smartworking può essere uno slogan, per il momento, ma destinato a prendere forma sempre più diffusa ed applicato da ogni tipologia di mansione.
Martedì 24 settembre 2019