un mio pensiero ricorrente
Il ricorrere spesso di questa mia domanda a me stesso è testardaggine?
di Aldo Carpineti
Probabilmente il filo che le separa è molto sottile. L’una e l’altra caratteristica si distinguono per la ripetitività di una azione, di un impulso, di un pensiero: eppure l'una è considerata un pregio, una dote e l’altra un difetto.
Forse ciò che distingue la tenacia dalla testardaggine è la finalizzazione a scopi utili la prima, la tendenza all’inutilità la seconda. Oppure la caratteristica di quest’ultima di perseguire uno scopo individuale, non condiviso, utile soltanto a sé. La ripetizione compulsiva di una azione o la ripetitività incontrollata di una forma mentale sono addirittura considerati disturbi della psiche da trattare in termini terapeutici.
Non sono né psichiatra né psicologo e perciò mi addentro nella disamina della questione con puro spirito amatoriale, non dotato di alcuna pretesa scientifica. Eppure non riesco ad escludere l’idea che il meno nobile dei due atteggiamenti possa avere, alla fine ed anch’esso, risultati concretamente positivi.
Considerate un po l’attività del venditore, o del rappresentante di commercio. Se questo personaggio non avesse un esagerato impulso al suo scopo, un impulso di molto superiore a quello della gente comune, non venderebbe il prodotto che propone o lo venderebbe in quantità scarsa. Invece chi non pensa ad altro che a vendere fa la fortuna sua e della propria azienda. Spesso non si tratta di ambizione, ma di una interpretazione agonistica del proprio mestiere, che difficilmente si può riscontrare in chi esegua altre mansioni che nella maggior parte delle ipotesi devono invece essere svolte con ponderatezza e calma mentale.
E così chi si trovi in un guaio che può risolvere soltanto in prima persona, e si dà da fare tanto da riuscire poi ad emergere dalle sabbie mobili, costui è un tenace o un testardo? Probabilmente tutte e due le cose. E se non fosse così i suoi sforzi non avrebbero lieto fine.
Tutto ciò mi fa pensare come tra pregi e difetti spesso sia difficile tracciare una linea netta. E, di conseguenza, come giudicare sia un atto da lasciare al magistrato, che lo fa di professione e necessariamente, ma sia poco giustificato se presente frequentemente nei pensieri di noi gente comune.
Venerdì 13 marzo 2020