Genova | Sul tetto della vita
Finirà anche la notte più buia e sorgerà il sole (V. Hugo) La dimostrazione del coraggio di noi tutti dato da una grandissima forza, da una coesione e dall'essere stretti in un immaginario abbraccio
di Antonella Vella
Mentre il gelo avanza in una realtà che fuoriesce dagli argini e l’ira della natura non accenna a placarsi, a piccoli e grandi passi, a volte in silenzio, senza tante acclamazioni, si fa strada tra la gente un sentimento di solidarietà e condivisione che rompe il deserto delle ore che trascorrono implacabili. Siamo tutti un anello di una grande catena che non può e non deve spezzarsi anche mantenendo un metro di distanza tra una e l’altra. Quando William Shakespeare fu messo in quarantena per via della peste scrisse Re Lear e cambiò la letteratura per sempre. Lo stesso fece Isaac Newton, sfuggito al contagio perchè rifugiatosi in campagna, che inventò il calcolo e rivoluzionò il mondo della scienza
. Nella situazione attuale dobbiamo rispettare un imperativo dato dal dovere per il dovere quasi come se fosse una legge personale interna che abbraccia le leggi più universali: è il momento di questo, dell'essere solidi nella nostra personale sfida contro il nemico che ci isola.
Far parte di una comunità vuol dire mettersi sempre alla prova, affrontare periodi di assoluta incertezza nei quali ogni più piccola quotidianità viene messa in discussione ed i nostri puntelli di sicurezza si dimostrano deboli e fragili.
La nostra attuale vulnerabilità è in grado di renderci ancora più instabili nei pensieri e nelle certezze di ieri che sembrano così lontane. Riflessioni importanti affollano le menti in questo clima d’emergenza pandemica portando in superficie i punti deboli del nostro modo di essere una società moderna. Non ci sono abbracci, baci, strette di mano, incontri, libertà nelle espressioni d’affetto se non attraverso internet ed i social che diventano necessari, assolutamente vitali per rimanere lucidi e presenti.
Le misure adottate mettono in risalto l’importanza della relazione che è pare essere il collante per la malattia e nello stesso tempo per l’umanità. Ognuno di noi si è costruito il suo modo di relazionarsi, la sua agenda personale di contatti, di essere se stessi in rapporto con simili scelti per impostare conversazioni, per piangere insieme e per urlare di gioia. Adesso è il vuoto e l’assenza di comunicazione: questi sono il sacrificio che viene chiesto adesso per riemergere nelle strade, nelle piazze un domani, tenendoci per mano nell'inventare un futuro.
Torneremo a guardare il mondo senza distanze e racconteremo una storia con la forza e la determinazione di chi dal dolore è riemerso più forte di prima.
Giovedì 19 marzo 2020