Genova | Era il tempo migliore e il tempo peggiore per ognuno di noi

La forza della parola nel tempo della riscoperta

I giorni e le ore trascorse sembrano cadenzati da un ritmo a noi sconosciuto e comunque, scorrono veloci mentre cerchiamo di trasformare gli umori ballerini in un corollario di sorrisi e risate

di Antonella Vella

Il balcone dell'incontro
Il balcone dell'incontro

Non si ama solo con il cuore ma con l’anima che s’impregna di storia (A. Merini)

Uno sguardo verso inaspettate o dimenticate azioni di generosità date da un catalizzatore comune di rinnovate e ritrovate energie che pensavamo di avere perso. Nel nostro vivere di limitazioni abbiamo ritrovato la profondità di un’esistenza data per scontata così convinti di avere a disposizione tempo ed almeno due di vite da vivere.

Queste mie righe sono scritte pensando che un giorno accadrà che saremo noi a voler e dover raccontare un c’era una volta di tanto tempo fa in cui imperversava un virus violento e mortale che aveva mietuto dolorose perdite in diverse famiglie.

Ci ricorderemo del coronavirus come contagioso e difficile da sconfiggere tanto che i governi di ogni stato del mondo dovettero adottare provvedimenti drastici per scongiurare il dilagarsi di tale epidemia. Ogni attività non necessaria e fondamentale venne chiusa e garantiti i basilari servizi di necessità quali cibo e medicine. Per giorni non fu permesso ad alcuno di uscire di casa se non per adempiere a lavori indispensabili alla comunità e per soddisfare il fabbisogno alimentare.

Dilungheremo i nostri racconti mettendo in evidenza come ci fossero venute a mancare cose abitudinarie e le attività ricreative esterne all’ambiente domestico, sempre così proiettati al produrre, al correre indaffarati per compiere chissà quali incredibili imprese. Forse nel nostro narrare saremo portati a riflettere su quel male così disumano che aveva sottolineato l’importanza dell’abbracciarsi, del baciarsi, dell’incontrarsi e scontrarsi in un forzato riposo totalitario ed universale. Le poche occasioni di uscita sancite dovevano rispettare la distanza di un metro per garantire le rispettive incolumità.

Avevamo potuto sperimentare l’isolamento sociale e familiare e forse, per la prima volta avevamo compreso l’importanza della libertà data dalla traumaticità delle scelte imposte per la nostra sopravvivenza. Una drammatica esperienza che rendeva ogni ora più unica e rara e soprattutto sottolineava la ritrovata solidarietà. Una solidarietà civica e civile che metteva in assonanza gli uni con gli altri per aggrapparci forti all’esistenza dando vita a vecchi valori radicati in ognuno di noi, ma che avevamo nelle nostre quotidiane corse e rincorse, completamente dimenticato.

Telemaco nelle prime parti dell’Odissea di Omero asseriva che nessuno può vivere da solo e nessuno si salva da solo. La vita di ognuno di noi s’accompagna a quella di un altro ed è in assonanza con il prossimo. Il virus aveva messo tutti in ginocchio, annoiati magari tra le mura di casa, intrappolati perché non potevamo uscire a fare una passeggiata e dovevamo rinunciare a quello che avevamo creato per noi ma era proprio allora che i sogni, la fantasia che supera la noia, la volontà di essere diversi e la possibilità di migliorare ed essere migliori dovevano emergere e vincere.

La battaglia era dentro di noi.

Venerdì 3 aprile 2020