settanta anni come attore di teatro
Un simbolo del teatro italiano, uno di quei personaggi moderni sempre
di Aldo Carpineti
Compie 100 anni Gianrico Tedeschi. Un simbolo per il teatro italiano. Uno di quei personaggi fuori del tempo che sono moderni sempre perché interpretano il senso dell’esistenza con quella giusta ironia che è saper prendere la vita, che è saggezza.
Anni fa sentii dire da una bravissima psicologa toscana, durante una conferenza, che chi non è spiritoso ha qualche cosa che non va. Quanto è vero! Essere seri senza prendersi troppo sul serio. Questo mi pare il segreto del vivere bene.
E Gianrico, nato a Milano il 20 aprile 1920, sa recitare perché sulla scena interpreta se stesso. Una naturalezza che, fra gli attori, avvicinerei soltanto a quella di Walter Matthau, premio Oscar nel 1967, grandissimo attore americano che ha portato sullo schermo una maschera ineguagliabile.
In genere non mi piace far paragoni né avvicinare persone a persone, cito Matthau in questa circostanza e lo accosto a Tedeschi per la straordinaria spontaneità della recitazione dell’uno e dell’altro. Ma Gianrico, eminentemente attore di teatro, è portatore di una sensibilità profonda, sorridente e serena mentre quella di Walter era una vena tendenzialmente amara o, per lo meno, agrodolce.
Un personaggio positivo e sottilmente divertente Gianrico Tedeschi, una di quelle persone che si vorrebbe avere come amico, perché dispensatore di ottimismo e perché si potrebbe star certi che non ti tradirebbe mai. Uno stile inconfondibile, un piacere per chiunque ammirarlo a teatro.
Fra i suoi ruoli citiamo, uno per tutti, quello di Peachum nell’Opera da Tre Soldi di Bertolt Brecht, con la direzione di Giorgio Strehler, negli anni ’70, una interpretazione di una forza trascinante e coinvolgente come poche volte nella storia del teatro contemporaneo.
Lunedì 20 aprile 2020