il trascorrere del tempo e noi stessi

Tutti, dal sacerdote al coach, ti dicono che

è necessario cambiare, ma è proprio vero?

Il cambiamento è insito nel divenire delle cose, ma non tutto va rivisto

di Aldo Carpineti

Cambiamento
Cambiamento

Se, come parrebbe dalle raccomandazioni che ogni mentore ci fa, è un presupposto necessario per il nostro vivere correttamente, vuol dire che siamo convinti che non saremo mai adeguati. Se ognuno di noi, sempre, ha questo principio categorico da rispettare, significa che il presupposto è che mai stiamo a posto con gli altri e con noi stessi.

Ma è proprio vero? bisogna sempre cambiare proprio tutto per raggiungere il Regno dei Cieli o semplicemente per essere in pace con la propria coscienza? Io non credo, sono invece dell’idea che, se nella vita abbiamo acquisito qualcosa che va conservato, questo debba essere rispettato.

Il cambiamento è necessario certo tutte le volte che sbagliamo o ogni volta che l’ambiente ce lo impone, ma non può essere un imperativo assoluto. Può essere che i tempi superino anche i presupposti che ci siamo dati, cambiare opinione è sinonimo di intelligente approccio alle cose. Ma chi ti bersaglia con il proprio invito a cambiare comunque ha mai preso in considerazione che non tutto è malvagio di quanto compone il tuo essere?

Siamo certamente convinti che il cambiamento è insito nelle cose, ogni infinitesimale attimo del presente è superato da quello successivo e nulla resta invariato per più di un fuggevole, quasi inesistente istante. E perciò noi stessi siamo obbligati a tener conto di questa realtà. Ma questo è un principio economico e non morale. E se attimo dopo attimo qualcosa di noi è pregevolmente comune al precedente come al futuro, diamine, facciamone tesoro e conserviamocelo.

Il cambiamento ci impone atteggiamenti: (esprimendoci secondo gradi via via più apprezzabili) l’adeguamento ad esso, il prevenire le situazioni, il provocarle e dirigerle noi stessi nella direzione desiderata. Verissimo, tuttavia se abbiamo in fondo al cuore o in fondo all’animo (che è poi lo stesso) oppure nei nostri comportamenti qualcosa che vale, niente e nessuno può ragionevolmente pretendere di farcelo modificare. 

E allora che senso ha il principio del cercare il cambiamento come necessaria forma di redenzione? Cambiamo quel che è necessario, infine, e resistiamo alle pressioni colpevolizzanti di chi vorrebbe farti credere che tutto in te va rivisto.  

Martedì 21 aprile 2020