Genova | La tradizione dell'albero di natale
Alcune leggende narrano che la sua particolarità di rimanere sempreverde sia stata un dono di Gesù, grato per aver trovato rifugio sotto i suoi rami mentre era inseguito da alcuni nemici
di Patrizia Tassone
L'origine dell’albero di Natale viene fatta risalire al rito pagano dei Teutoni che, nel solstizio invernale, davanti alla famiglia bruciavano un ceppo e ornavano un abete.
La tradizione dell’albero di Natale, in realtà, ha origini antichissime: i Greci lo consacravano alla dea Artemide mentre gli Egizi lo collegavano alla nascita di Biblo.
A Tallin, in Estonia, a metà del 1400, giovani uomini e giovani donne ballavano attorno ad un albero nel tentativo di trovare l’anima gemella.
Tuttavia la prima vera notizia ufficiale risale al 1605 dall’Alsazia: sulla cronaca di Strasburgo si osserva che si va diffondendo la moda di portare a casa degli abeti ornandoli di rose di carta, mele, zucchero e altri oggetti luccicanti.
Viene scelto l'abete, in particolare, per il suo fascino di essere sempreverde anche nel periodo invernale quando la vegetazione è spoglia; alcune leggende narrano che questa sua particolarità sia stata un dono di Gesù, grato per aver trovato rifugio sotto i suoi rami mentre era inseguito da alcuni nemici.
Nel 1700 la tradizione dell’albero è già consolidata e diffusa nei paesi di lingua germanica ed erano già in molti, ai tempi, a protestare, nel mese di dicembre, contro le devastazioni degli abeti nei boschi.
Sempre in quel periodo nasce la famosissima canzone Oh Tannenbaum ispirata, appunto, all’abete natalizio.
In Italia l’albero di Natale arriva successivamente nel 1800 probabilmente, secondo alcuni racconti, ad opera della regina Margherita, moglie di Umberto I, la quale ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, a Roma, dimora della famiglia reale ai tempi.
Tale novità fu molto apprezzata e l’albero, addobbato a festa, si diffuse da lì a poco anche nelle famiglie italiane.
Ad oggi molte tradizioni sono quasi sparite: mia mamma mi ha raccontato che, da bambina, decorava l'albero con arance e clementine ed era tradizione, oltre ai dolci tipici natalizi, preparare un ponche da offrire ai commensali. L’albero ha resistito diventando il simbolo più diffuso del Natale.
Molti di noi hanno optato per quello sintetico, scelta che comporta meno sprechi anche se, tuttavia, questa plastica prima o poi, dovrà essere smaltita.
In pochi acquistano l'abete vero: quello che punge, quello che profuma.
Ci tengo però a sottolineare che in alcuni vivai vi è la possibilità di noleggiare gli abeti per il periodo delle festività e poi restituirlo dopo Befana; ritengo che questa sia una bellissima iniziativa, sicuramente più green dell'albero sintetico.
Una volta l'albero veniva illuminato da candele di cera, oggi sostituite dalle luci elettriche mentre sui rami si appendono mille oggetti luccicanti.
La leggenda vuole che le palle e le altre decorazioni rappresentino le speranze di prosperità mentre i fili d’oro e d’argento, i capelli delle fate.
A Bellagio, in provincia di Como, è presente un’arte antica che tutto il mondo ci invidia: i decori di Natale. In piccoli e grandi laboratori, si producono tutto l'anno milioni di sfere, globi, puntali e altri oggetti in vetro, poi esportati in tutto il mondo. La tecnica artigianale utilizzata è antica e costituita da una lavorazione manuale molto complessa: il vetro viene prima scaldato, soffiato a bocca ed infine decorato.
Insomma l'albero è una tradizione, è un business, è un'arte, è magia ma è soprattutto condivisione anche in un anno difficile come questo che sta arrivando a conclusione.
La foto che ho scelto di pubblicare è un mosaico di immagini arrivate dalle mie amiche: ho chiesto loro di contribuire a questo articolo perchè è mia intenzione trasmettere l'energia che scaturisce dall'unione di cuori.
Con l'auspicio che questo Natale porti la luce che tutti noi attendiamo, vi auguro una Felice Immacolata.
Lunedì 7 dicembre 2020