pubblicazione in cartaceo nel 2004
La storia di Anna e della sua locanda ad un passo dal Monte Bianco
di Aldo Carpineti
Capitolo terzo
Era la terza domenica di settembre del 1971. Anna passò una giornata serena; la mattina impegnata a riassettare le camere da letto, senza farsi incalzare dal tempo, poi a servire ancora alcune persone fermatesi per mezzogiorno, invogliate a risalire la valle dalla temperatura tornata, inaspettatamente, quasi estiva. Carlotta la domenica dormiva più a lungo, recuperando i risvegli frettolosi di una settimana intera. Madre e figlia pranzarono assieme, come facevano tutte le volte che era possibile, creando con la conversazione quel clima giocoso che era una abituale modalità di comunicazione fra loro, e che faceva ridere la bimba in maniera divertita e, al tempo stesso, dava modo ad Anna di sentirsi intimamente felice. Anna aveva un carattere pacato sia nell‟ adempimento di tutti i lavori della casa sia nel trattare la figlia che, del resto, ben raramente le dava motivi per alterarsi. Dopo pranzo Carlotta corse fuori sulla piazzola, ad unirsi con un gruppo di ragazzetti, maschi e femmine, che inventavano giochi spontanei, si rincorrevano e improvvisavano scherzi e imitavano atteggiamenti seri da loro visti, chissà come e quando, nelle espressioni degli adulti. Anna posizionò davanti alla propria porta la seggiola a dondolo che si permetteva soltanto quando le sembrava che il momento meritasse un riposo completo; pur essendo una donna pratica e adeguata nello svolgimento delle faccende, aveva come tendenza una personalità meditativa e, nell'aspetto composto e compassato oltre che nelle consuete vesti chiare e lunghe palesava un che di mistico. In quel momento, lo sguardo rivolto al gioco dei bimbi, pur senza attenzione, le dava la sensazione di una pace diffusa, nella quale si lasciava andare a rielaborare mentalmente quello che era stato il suo recente passato, quel che era il presente e, quel che poteva essere, nelle speranze, il futuro. Difficilmente veniva raggiunta da timori, pur sentendosi impegnata da più di una responsabilità; quella vita, ormai riassestata da quasi un anno di permanenza nella casa di Morgex, si presentava più che accettabile: una base di ragionevole ottimismo che derivava, oltre che dallo stesso carattere di Anna, dalle considerazioni intorno al favorevole ambiente dove si trovava a vivere, dalla crescita senza problemi di Carlotta, dagli incassi sufficienti del bar e delle camere, dalla propria energia nel sopportare la fatica, e poi – pensava - ogni tanto ti capita di conoscere persone come Laura e Mario: quale sarà la loro storia di tutti i giorni? – si chiedeva spostando l'atteggiamento meditativo dai propri destini a quelli altrui – mi piacerebbe conoscerli meglio, sono due persone care e piacevoli; vengono da Genova; i liguri arrivano numerosi qui in Val d'Aosta, forse per trovare qualcosa di completamente diverso dal loro mare. Quando si potrà, la mia Carlotta la porterò un paio di settimane alle Cinque Terre: ci sono stata una volta sola, ma mi sono piaciute tanto, sembrano proprio il paese dei sogni. La giornata volgeva alla conclusione: verso sera qualche auto si staccò ancora dalla lenta fila del ritorno e i viaggiatori entrarono per mangiare rapidamente un boccone o soltanto per prendere un caffè. Dopo le ventuno la coda si ridusse rapidamente, e poi il passaggio si fece definitivamente sporadico. La porta della casa non dava sulla strada, ma sulla piazzetta interna, quella dove Carlotta aveva giocato per tutto il pomeriggio; tuttavia dalla casa era possibile osservare le auto che passavano guardando più a monte o più a valle rispetto alle abitazioni che stavano di fronte alla porta e alle finestre di Anna. Lei aveva fatto mettere, sulla strada ai due accessi della piazzetta, dei cartelli segnalatori: CUCINA – CAMERE perché l'esercizio non era facilmente individuabile da chi passava sulla strada che non lo avrebbe scorto se non ci fossero state le indicazioni.
Mercoledì 27 gennaio 2021