il romanzo breve ad una svolta

Tredicesimo capitolo di La Casa di Morgex

l'incontro fra Mario ed Anna e l'arrivederci

Dopo una giornata sugli sci Mario cena assieme ad Anna che cucina

di Aldo Carpineti

Il ghiacciaio della Brenva
Il ghiacciaio della Brenva

Capitolo tredicesimo

La domenica successiva, intorno alle diciotto, porta-sci sopra la 124, Mario si fece sentire in arrivo a colpi di clacson, scese come un fulmine dalla macchina, ed entrò di corsa nel bar. Di sopra, Anna stava indossando un vestito carino; era tanto che non si metteva qualcosa di elegante per un uomo; ma Mario si era annunciato, dandole un appuntamento, e lei non voleva certo sfigurare; scese la scala richiamata dai suoni e i due si incontrarono davanti ai gradini, a terra sul pianerottolo lui, sul primo scalino lei. Si guardarono solo per un momento, poi venne loro spontaneo un breve ma affettuoso abbraccio ed infine si presero per un attimo le mani: Stai bene, Anna? – disse Mario sorridendo e tenendole a lungo gli occhi sul viso - ti trovo in gran forma. L'aria di Morgex mantiene giovani eh? Hai fatto delle belle sciate? - lo interruppe lei, schermendosi e dirigendolo ad un tavolo – ti sei divertito? Altroché, da tanto tempo vengo a sciare a Courmayeur; ma ultimamente hanno fatto delle grosse migliorie agli impianti. E‟ incredibile partire dalla Testa di Youla e arrivare fino a fondovalle. E‟ una gran pista, molto lunga ed anche piuttosto impegnativa. Poi, sai, sulle piste si incontra sempre qualche faccia nota, frequentatori assidui di queste zone, ed è anche piacevole fare due parole. Non è soltanto per lo sci, ma tutto l'ambiente… Quando finisci di sciare, però, ti senti tutto rotto, ci vorrebbe ben altro allenamento. Ma raccontami un po‟ della tua vita - fece Anna - cosa fai ora che sei solo, te la spassi come uno scapolone, eh? Magari! - sorrise Mario – il lavoro mi prende moltissimo. Non ti ho mai chiesto di che cosa ti occupi, disse Anna assumendo un atteggiamento di disponibilità ad ascoltare. Lavoro in un cantiere navale di riparazione e costruzione, nel porto di Genova, sono l'addetto alla sicurezza: è mio compito, in azienda, predisporre i controlli per evitare il verificarsi di infortuni e malattie professionali durante le lavorazioni; siamo ordinati su turni anche sabato e domenica e la mia presenza deve coprire, alternativamente, tutti gli orari. Per fortuna ho un aiutante, perito meccanico come me; ma è stato assunto da poco, non posso lasciarlo solo più di tanto, deve fare esperienza. E‟ un lavoro che dà soddisfazione perché permette di stare molto a contatto con la produzione; ogni tanto ci capita di costruire qualcosa di interessante, uno yacht per esempio, o una barca a vela, ed allora ci divertiamo anche. Ah – disse Anna – non mi avevano mai parlato di queste cose. Da come racconti mi sembra che tu sia molto contento del tuo lavoro. Sì – riprese Mario – mi piace, e lo faccio volentieri. Scusami Mario se salto di palo in frasca e torno ancora sullo stesso argomento, che può farti male, ma ancora non so: tu e Laura eravate sposati? No – sorrise Mario – non eravamo sposati, né mi fai del male, semplicemente vivevamo insieme. Ha trovato una abitazione che le è comoda perché è vicina alla farmacia dove lavora. L'appartamento in cui abitavamo, e che tuttora abito, è casa mia. Già, ma vogliamo preparare la cena? che cosa vuoi mangiare di buono? posso prepararti spezzatino e patate… Spezzatino, ok, poi hai ancora quella meravigliosa fontina? Certo, quella non manca mai; vieni pure di là in cucina, mentre preparo, tienimi compagnia. Anna servì un altro avventore che chiedeva una birra grande. Finito di sciare ci vuole una bevanda che disseti eh? , poi si mise ai fornelli; al bar le era subentrata nel frattempo Cristina che era arrivata a casa in compagnia di Carlotta. I due portarono il proprio piatto sul tavolo tondo, dove sistemarono due tovagliette di carta e le posate, si sedettero e cominciarono a mangiare, accompagnando con un ottimo Dolcetto del Piemonte. Mario, valutando che era arrivato il proprio turno per far domande, chiese: Che cosa facevi prima di venire in questa casa? Lavoravo ad Asti, commessa in un negozio di scarpe. Ci sono stata per diversi anni, sette o otto, da sposata e anche dopo, quando rimasi sola. Poi, circa un anno fa, da una parente senza figli né congiunti stretti, ebbi in eredità questa casa; la venni a vedere e decisi di trasferirmi, senza pensare troppo, convinta che avrei vissuto in maniera meno comoda ma più soddisfacente; il fatto che non avrei più avuto affitti da pagare fu un altro bello stimolo; ora ho trentadue anni, ho fatto affidamento anche sulla mia età pensando di poter fare fronte alle inevitabili fatiche. E debbo dire che non mi sono mai pentita della scelta. A parte il fatto che qui mi sento veramente padrona di casa, si può condurre una vita molto meno condizionata, senza gli impicci della città; e con questi criteri sto tirando su anche Carlotta che si avvantaggia del vivere a contatto con la natura e con gli altri ragazzi della sua età. Forse quando sarà grande sognerà la città e le sue attrazioni: la lascerò libera di fare la sua strada: io debbo ringraziare i miei genitori di avermi responsabilizzata ma di avermi sempre permesso di fare le mie scelte, anche da ragazzina. Lo spezzatino e i rigatoni sparirono in fretta dai loro piatti e si passò alla fontina, profumatissima, sapeva ancora dei pentoloni sul fuoco nelle grange di alta montagna. Un po‟ in tutta la Val d'Aosta – disse Anna – i contadini fanno produzione artigianale di fontina, col latte fresco delle proprie mucche, ma rigorosamente bollito. Di questa – disse Mario – me ne porto un po‟ a casa: hai da darmene un mezzo chilo? Tutta quella che vuoi! Mangiamo ancora qualcosa? una cotoletta valdostana a metà per ciascuno, con un poco di spinaci? Non mi tiro certo indietro. In quel momento entrarono Marco e Giacomo che avevano chiuso il distributore. Questi ragazzi e la ragazza che sta al banco vivono qui – spiegò Anna – ci teniamo una gran bella compagnia. Marco è il più giocherellone e non solo perché è il più giovane; Giacomo ha più il senso del leader, anche nel lavoro. C'è molto affiatamento fra noi e ci aiutiamo gli uni gli altri. Ci sono anche momenti in cui ci divertiamo da matti perché lo spirito non fa difetto a nessuno. Ma soprattutto siamo tutti grandi lavoratori. Non vi manca proprio nulla, insomma. Non è proprio così; sai, Mario, c'è una cosa che mi sta a cuore, alla quale penso sovente: da ragazza, ad Asti, ho frequentato le scuole magistrali senza concluderle; non mi sono mai diplomata ma mi è sempre rimasto il desiderio di farlo; è una cosa che mi viene spesso alla mente come ad un rimpianto lontano che non sono riuscita a soddisfare. La conversazione si protrasse ben oltre il termine della cena; più tardi, Mario propose: Che ne dici, Anna, andiamo un paio d'ore a ballare in qualche locale di Aosta o di Courmayeur? Meglio di no – rispose Anna – la prossima volta ci organizziamo in questo senso, magari vediamoci di sabato. Questa sera è meglio che tu non faccia troppo tardi, devi rientrare a un'ora accettabile per essere domani al lavoro. Invece, se ti fa piacere, restiamo ancora un poco qui a raccontarci le nostre cose. Potresti venire a trovarmi tu a Genova, una volta: faremo un giro sulla passeggiata di Nervi, poi andremo a mangiare la focaccia col formaggio a Recco. Ne ho sentito parlare; lì vicino c'è anche Camogli, no? Infatti, e poco più in là Portofino, Santa Margherita; nei dintorni di Genova c'è molto da vedere. Dopo un attimo di silenzio, Mario riprese l'argomento lasciato cadere qualche quarto d'ora prima: A proposito del diploma magistrale, perché non ti metti a studiare? Tanto qui è Cristina che può dare un'occhiata a Carlotta ed alla casa. Sei giovane, ed hai una memoria elastica, prova... potresti averne degli sviluppi impensabili. Le diceva queste cose guardandola negli occhi e con voce suadente. Quello che stimolava Anna era certamente la prospettiva qualificante di poter insegnare, ma ancora di più un gusto per l'apprendimento che ora le si ripresentava attraverso la capacità di paragonare le cose lette sui libri e i giornali con quanto avveniva nel reale; attitudine che da ragazza non aveva mai avuto in tal misura; il confronto le si dimostrava più facile adesso che, adulta, aveva una esperienza di vita maturata con la gestione di tutte le sue incombenze quotidiane e con l'osservazione dei comportamenti suoi e altrui. Il mondo reale si era avvicinato a quello della sua fantasia e non le destava più preoccupazioni. Mario le lasciò questo come ultimo argomento della conversazione, così che Anna potesse pensarci per il resto della serata, e fare le proprie considerazioni per conto proprio. Beh, che ora è? – disse – è meglio che vada, se voglio rispettare i tempi in maniera da essere sveglio domani in azienda. Si diressero verso la porta, un abbraccio stretto e un paio di baci sull'una e sull'altra guancia, nonché la promessa di rivedersi presto Qui o a Genova. D'accordo; buon viaggio, fai a modo.

Martedì 2 febbraio 2021