Capitolo ventiquattresimo la casa di morgex
Un viaggio lungamente atteso rivela una realtà affascinante e diversa
di Aldo Carpineti
Capitolo ventiquattresimo
Un giorno Ethel raccontò ad Anna, nel suo originalissimo italiano, di aver studiato fino al secondo anno di letteratura inglese all'università britannica, ma che poi la vita la chiamava altrove, sentiva il bisogno di nuove esperienze, di vedere nuovi mondi, nuova gente: era stata due anni ad Arles, attratta dai luoghi di Van Gogh e dai modi spagnoleggianti di quella provincia francese. Si era poi fermata temporaneamente in diverse altre località, finchè una conterranea l'aveva portata sulle Alpi italiane, e lei ne era rimasta affascinata, tanto da fermarsi ad abitarvi. Una volta o l'altra – le aveva detto Anna – andremo insieme a vedere le Dolomiti. Dicono che siano così diverse da queste montagne, ma anch'esse così spettacolari. Sempre che poi tu non decida di fermarti lì; i nostri bimbi hanno ancora bisogno di te sorrideva Anna. E l'occasione venne col ponte di Pasqua. Mario s'era comprato una Peugeot 306 nuova di zecca, e con questo viaggio l'avrebbe provata come si deve. Con Mario partirono Anna, Ethel e i due bambini: era questa una di quelle primavere che sembrano preludere ad una estate memorabile; qua e là, a seconda della minore o maggiore esposizione al sole, c'erano ancora tracce di neve che la temperatura avrebbe presto fatto scomparire. Si attraversavano regioni dalle offerte commerciali opulente, quasi ostentate per la soddisfazione dell'appetito, della moda, del divertimento. Un passo a Gardaland scatenò l'entusiasmo di Carlotta e Paolo: cose che avrebbero raccontato con tutti i particolari agli amici di cortile e di scuola. Arrivati in Alto Adige, visitarono, come era stato programmato, la Val Pusteria: prima Brunico austera ed ordinata, dove Anna comprò il tradizionale loden verde; poi San Candido, scintillante e montanara; si proseguì in direzione di Sesto, sotto la cima Dodici, ancora più avanti Moso, dove trovare bel tempo è sempre una scommessa; e infine la leggiadra Valfiscalina. Da lì cominciarono a salire a piedi per un sentiero tracciato, per andare oltre il rifugio Comici, e raggiungere il rifugio Locatelli, sotto le Tre Cime di Lavaredo. La salita fu non poco impegnativa, soprattutto per i bimbi, ma, poi, vedersi davanti a poche centinaia di metri quei tre macigni conficcati all'ingiù fu un'emozione quasi irreale: un regalo che ere preistoriche si erano divertite a comporre ed a far arrivare ai giorni nostri. E ad accrescere la magia dell‟ atmosfera concorreva l‟ innevamento qui, oltre i duemila metri, ancora presente dappertutto, ma non sulle pareti levigatissime dei tre sassi; l'insieme delle novità dava ai cinque la sensazione di trovarsi in un mondo che faceva rimanere increduli; Carlotta e Paolo vissero in modo molto significativo e qualificante anche il pranzo all‟ interno del rifugio Locatelli, un posto dove sentivano di avere la supremazia nella conquista, rispetto agli altri ragazzi valdostani. Ridiscesero eccitati per l'esperienza; raggiunta la piazzola dove avevano lasciata la macchina, e passata la notte in un alberghetto tipico come si trovano in Sudtirolo, con fiori rossi ai balconi e stelle alpine in camera, presero la via del ritorno scollinando il Falzarego e il Pordoi; poi fu tutta autostrada quasi fino a casa. E adesso – disse ridendo forte Mario, in accappatoio dopo un lungo bagno pieno di schiuma – è vietato dire se sono più belle le Tre Cime di Lavaredo o le Grandes Jorasses.
Domenica 7 febbraio 2021