Genova | LETTERE DI UN MISSIONARIO: FIGLIO DELL'UOMO, PREPARA I TUOI BAGAGLI...

P. Luigi Kerschbamer missionario: le Lettere

17. «Come è bello che i fratelli stiano insieme»

La nostra comunità del seminario S. Monica in Toledo è piuttosto numerosa e vi voglio raccontare brevemente come procede la nostra vita

di Gutti Carpineti

Respira in me, o Spirito Santo
Respira in me, o Spirito Santo

LA COMUNITÀ AGOSTINIANA

«Come è bello e gioioso che i fratelli stiano insieme» (Salmo 133,1)

La nostra comunità del seminario S. Monica in Toledo è piuttosto numerosa e vi voglio raccontare brevemente come procede la nostra vita. Parlandone da agostiniano, non vorrei essere un venditore di parole come fu Agostino prima della conversione. I1 nostro Santo affermava che chi non parla del Signore è solo un muto ciarliero. La mia preoccupazione è parlare solo di Dio e della sua grazia, riconoscibile nella nostra storia attraverso gli occhi della fede, in cui anche le cose più piccole manifestano la presenza amorosa dello Spirito, in chi è docile alla sua guida. 

L'ideale delle comunità agostiniane è di realizzare al proprio interno una autentica famiglia. Per cui, oltre ai suggerimenti proposti dalle nostre norme di vita, abbiamo introdotto da qualche anno, anche in Brasile, un’esperienza di tipo comunitario: la partila. Il termine italiano, che si avvicina maggiormente a questa parola, è quello di condivisione, mentre, nel linguaggio antico latino, si diceva collatio fraterna. Essa è in sostanza la comunicazione delle esperienze positive e negative, delle diverse iniziative proposte o realizzate dai singoli o dalla comunità. In tal modo tutti si sentono coinvolti e responsabili di ciò che avviene. L'incontro della partila avviene quotidianamente in cappella, prima del pranzo. Dopo ogni intervento, che sottolinea soprattutto il ruolo di Dio nelle nostre iniziative, tutti rispondono con il «Deo gratias», che è espressione tipicamente agostiniana dei primi monasteri, fondati da sant’Agostino in Africa.

Anche noi abbiamo appena concluso il bilancio di fine anno scolastico, che posso sintetizzare con le parole di Agostino: «Cercate il merito, cercate la causa, cercate la giustizia e vedete se incontrate qualcosa che non sia grazia». (Disc. 185). Sì, è stato un anno di grazia. La perseveranza dei nostri giovani postulanti, novizi e chierici e è stata altissima. Ciò riempie tutti di gioia perchè il nostro lavoro ha dato ottimi frutti. Ma ciò che più conta è il cammino e la maturazione compiuta nell'ambito della convivenza. Possiamo cantare con verità e dal profondo del cuore: «Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum» (Com’è bello, come dà gioia che i fratelli stiano insieme). Spesso mi torna alla mente l'acuta osservazione di un novizio dello scorso anno: «Se una comunità di cento religiosi è aperta agli impulsi dello Spirito Santo, un superiore come coordinatore è sufficiente, altrimenti dieci o più comandanti non ce la farebbero a governare il convento»! 

Ma noi invochiamo tutti i giorni lo Spirito Santo con le parole del nostro santo Fondatore:

«Respira in me, o Spirito Santo, perchè io pensi ciò che è santo. 

Spingimi tu, o Spirito Santo, perchè io faccia ciò che è santo.

Attirami tu, o Spirito Santo, perchè io ami ciò che è santo.

Fortificami tu, o Spirito Santo, perché io custodisca ciò che è santo.

Aiutami tu, o Spirito Santo, perchè io non perda ciò che è santo. Amen».

Abbiamo fatto stampare alcune migliaia di immagini con questa preghiera e invitiamo i nostri amici a pregare assieme a noi: è lo Spirito del Signore che rinnova la faccia della terra. 

Sempre in tema di bilancio abbiamo notato che un punto fermo e quotidiano, nella vita della comunità, sono proprio le nostre celebrazioni liturgiche e i nostri momenti di incontro con Dio, che danno un senso alla nostra vita, come pure la serenità e la capacità di affrontare quello che la vita ci presenta. Il nostro obiettivo principale infatti è permettere al giovane, attraverso una metodologia collaudata nei secoli, l'incontro con Dio, con la sua grazia, con i doni del suo Spirito. Agostino con la sua preghiera densa di desiderio, «Tardi ti amai, bellezza sempre antica e sempre nuova, tardi ti amai» ci sta davanti, aprendoci la strada.

È impressionante e gratificante vedere l'azione della grazia in un gruppo di giovani che vivono nella gioia, nella pace, nel perdono quotidiano, nella disponibilità; devo riconoscere che talvolta ho quasi paura che questo sia soltanto una breve parentesi, un intervallo felice, e che poi venga il tempo della quotidianità, dell'orgoglio, della durezza di cuore, del male. Reagisco però a questi pensieri e mi fortifico assieme alla comunità, religiosa e cristiana, nella preghiera e nella speranza.

Ripenso alla mia professione solenne di diciassette anni addietro. Ricordo che contavo molto sull'affermazione teologica di San Tommaso, cioè che la professione solenne corrisponderebbe negli effetti a un secondo battesimo: e così è stato. Succede pure ogniqualvolta si rinnova, anche senza solennità esteriore, la propria adesione completa al Signore. Il battesimo, o effusione dello Spirito, tanto evidenziato nel Rinnovamento dello Spirito, e alla cui fonte questi giovani hanno bevuto con entusiasmo negli anni di formazione, ne è una conferma quotidiana e a livello mondiale. Qualcuno, forse un pò esagerando, ha detto che Sant'Agostino è stato il più grande carismatico della Chiesa. In effetti, la spiritualità agostiniana e quella carismatica si sposano molto bene e formano una coppia perfetta. I frutti dello Spirito sono gioia, pace, fraternità, temperanza, perdono, disponibilità, preghiera, servizio (Cfr. Gal. 5,22). Essi si manifestano in un grande desiderio, una grande sete di Dio, e con un proposito santo per rispondere a Dio senza reticenze e senza limiti. Nei suoi Soliloqui Sant'Agostino manifesta questa sua decisione: «Ormai io te solo amo, te solo seguo, te solo cerco e sono disposto ad essere soggetto a te soltanto» (Sol. I, 1,5). Queste sono state anche le parole dei nostri giovani in un momento di preghiera durante la celebrazione della professione religiosa.

Il progetto definitivo di vita di questi giovani, come di ogni Agostiniano Scalzo, è modellato su quello di Sant'Agostino: «Insieme a quelli che si erano uniti a lui si dedicò a Dio nei digiuni, nelle preghiere e nelle opere buone, meditando giorno e notte la legge del Signore. Delle verità, che Dio gli rivelava, faceva parte ai presenti ed assenti, ammaestrandoli, con discorsi e con libri» (Prologo delle Costituzioni OAD, che citano le parole del primo agiografo del santo di Ippona, il vescovo e confratello san Possidio).

Con gioia ripeto anch’io per l'ennesima volta il mio: «Eccomi». E ancora una volta sento la forza della grazia di stato. Non voglio dire di dormire il sonno dei giusti, voglio solo sottolineare che è un grande dono di Dio accorgersi che, nel dormiveglia, ci si sente col cuore in pace e ci si ritrova pregando e pensando in Dio. Così è molto naturale ed è pure piacevole che, quando ci si sveglia al mattino, si possa allungare la mano e prendere la Bibbia quasi per ricevere la risposta alle invocazioni notturne. Così è accaduto alcuni giorni fa... Prendo la Bibbia, la apro a caso e i miei occhi cadono su parole che arrivano fino al cuore: «…e un innesto nuovo sarà collocato nel vecchio tronco...». So che la parola del Signore si fa sentire vera e attuale, così come quattordici anni addietro, in un momento simile, altre parole bibliche orientavano la mia vita: «Figlio dell'uomo, prepara i tuoi bagagli e emigra in un paese straniero». Passarono pochi giorni e ricevetti l'invito di partire per il Brasile, dove mi trovo ormai da quel tempo.

Anche questa volta le parole del Signore sono attuali. 

Ecco dal 1992-93 arrivano le prime ordinazioni sacerdotali nell'Ordine degli Agostiniani Scalzi in Brasile: innesti nuovi in un tronco antico. Questa la frase agostiniana che i primi giovani hanno voluto scrivere sul ricordino: «Chi ama questo mondo, non potrà amare Dio, perchè ha le mani occupate». Ed è proprio vero che con le due mani libere si riesce a fare il doppio! Per questo il Vescovo nella sua omelia ha indicato il motivo per cui il sacerdote deve avere le mani libere!... per amare Dio, benedire, assolvere, guarire, consacrare, perdonare, accarezzare, pregare, salvare!

Il desiderio non può perdere il suo fervore, né il sale il suo sapore. Anche il nostro Ordine non deve perdere la sua giovinezza e il suo vigore. Segno di questa vitalità è l'apertura di un nuovo centro vocazionale al Nord del Paranà, nella cittadina di Nova Londrina, trasferendovi da Toledo la casa di noviziato. La nuova casa sarà dedicata alla Madonna, madre di consolazione. Colei che tanta importanza ha avuto nella vita di Gesù ed è invocata come Stella dell’evangelizzazione, ci sia modello di apertura allo Spirito Santo, per saper indicare a tutti la strada di Dio secondo il cammino agostiniano: «Torna al cuore, torna a te, torna a Dio». È nostro dovere rimanere costantemente aperti, per vedere e sentire dove lo Spirito del Signore ci vuole condurre, o dove, secondo l'incisiva espressione di qualcuno, il Signore ci spinge, quasi a forza di calci, dal momento che tante volte il nostro cuore si rinchiude e si indurisce.

Mercoledì 31 marzo 2021