pREVENIRE è MEGLIO CHE CURARE
Abbiamo intervistato il Dr. Elvio Cantagallo al termine dell'Incontro tenutosi presso la sede della Croce Rossa di Bordighera sulla tematica inerente la prevenzione delle patologie prostatiche
di Elena Tonengo
Abbiamo intervistato il Dr. Elvio Cantagallo al termine dell'Incontro tenutosi presso la sede della Croce Rossa di Bordighera sulla tematica inerente la prevenzione delle patologie prostatiche.
Ecco le sue parole:
«Per prima cosa voglio ringraziare la Corce Rossa Italiana di Bordighera per l'ospitalità donata ed un particolare ringraziamento al suo Presidente nella persona del geom. Enzo Palmero, amico caro e prezioso.
Mi presento per chi non mi conosce: sono il dr. Elvio Cantagallo, medico, specialializzato in urologia presso la clinica diretta dal prof. Luciano Giuliani, ed esperto in nutrizione. Sono stato il primo ad essere stato arruolato come Ufficiale Medico del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana della provincia di Imperia.
Ho lavorato per tutta la mia carriera, quasi 40 anni come Dirigente Medico nel reparto di Urologia dell'USL Imperiese su tutti e tre i nosocomi della provincia dapprima con il prof. Domenico Pescatore e successivamente con il dr. Paolo Puppo.
Oggi parliamo della prostata e delle sue patologie.
La prostata è un ghiandola impari che fa parte dell'apparato urogenitale maschile, è situata sotto il collo della vescica e produce il liquido seminale che viene emesso con gli spermatozoi nel momento dell'eiaculazione. Come qualsiasi altro organo del nostro corpo può essere colpito d a processi infiammatori, in questo caso abbiamo le prostatiti, patologie assai frequenti specie in soggetti anche molto giovani, spesso misconosciute e quindi purtroppo mal curate o peggio ancora trascurate.
A partire dai 45 anni in poi nella maggior parte dei soggetti di sesso maschile inizia un processo di ipetrofia di natura benigna ( IPB).
Inoltre, a partire dalla suddetta fascia di età in una certa percentuale di soggetti si può sviluppare un processo di natura neoplastica, quindi maligna e pericolosa (si stima che un maschio su otto possa andare incontro tale patologia! !)
Quali disturbi fisici crea la prostata quando si ammala?
La prostatite si manifesta con una urgenza minzionale accompagnata da pollachiuria più o meno marcati, ma è conservato lo svuotamento della vescica.
Con l' IPB al disturbo suddetto si aggiunge un costante ed ingravescente riduzione della forza del mitto, associati ad un graduale e progressivo aumento del residuo post minzionale.
Con l'insorgenza di un tumore abbiamo sempre i suddetti sintomi, ma che non vengono alleviati dalle terapie utilizzate nelle patologie benigne, ed inoltre se non diagnosticato ed opportunamente trattato va incontro a metastasi delle ossa del bacino – costole e colonna vertebrale e possibili fratture patologiche di questi distretti.
Quali sono gli esami da fare per riconoscere e documentare le suddette forme patologiche?
Nel caso della prostatite per prima cosa è da fare la visita urologica e se necessario sucessivamente indagare con esami di laboratorio come: urinocoltura – spermiocoltura – tampone uretrale – ETG dell'apparato genitale – uretrocistoscopia ( esami che in ogni caso devono essere richiesti a discrezione dello specialista). Talora possono anche rendersi necessarie eventuali indagini su partner.
Nel caso di IPB si deve eseguire il dosaggio del PSA (una volta all'anno se il valore si mantiene entro i parametri di riferimento, altrimenti può essere necessario ripeterlo in tempi più brevi), la visita urologica comprendente ETG a vescica piena e controllo del residuo post minzionale. Seguiranno, se necessari: urinocoltura -
Nel caso di sospetta patologia neoplastica il mappaggio della prostata è la prima indagine da eseguire, seguita da eventuale RMN multiparametrica.
Quali sono le terapie?
Alla base di ogni terapia ci devono essere sempre: stile di vita regolare accompagnato da una altrettanto regolare nutrizione (fare sempre riferimento al decalogo del benessere prostatico)
Nel caso della prostatite è in genere necessario un ciclo o anche più cicli di terapia antibiotica (specifica se indicata da eventuali esami colturali) ed antiflogistici; al termine della terapia ci si deve sottoporre ad una seconda visita onde valutare se clinicamente si èa ottenuto la guarigione e la prostata è tornata in condizioni di normalità (ossia non è più dolorabile alla digitopressione).
Nel caso di IPB non si può parlare di guarigione con farmaci, ma si tratterrà di ottenere il raggiungimento di un equilibrio compatibile con un regolare/accettabile condizione di vita. I farmaci saranno degli antiprostatici di varia natura (cioè di origine naturale o chimica) a seconda delle necessità ed alfalitici al bisogno. In ultimo, quando le suddette terapie non saranno più sufficenti a contenere i sintomi (i cosiddetti LUTS) sarà necessario passare ad una terapia chirurgica, in genere di tipo ricanalizzante. Consideriamo che un residuo post-minzionale che va oltre i 300 centimetro cubo è molto pericoloso in quanto predispone ad infezione urinaria che a sua volta si complica con la formazione di calcoli all'interno della vescica.
Nel caso poi di patologia neoplastica la terapia spazia dalla semplice ma costate e assolutamente scrupolosa sorveglianza della sua evoluzione, sino alla prostatectomia radicale in varietà open oppure robotizzata, in alternativa ad una radioterapia definitiva, la quale può anche essere conseguente all'intervento chirurgico dopo aver preso in esame il referto dell' anatomo-patologo.
Infine se le condizioni della patologia e/o non consentono una terapia chirurgica l'alternativa è quella anti-androgenica, in quanto essendo un tumore a partenza ghiandolare esso è ormono-dipendente.
Al terminie dell'intervento del dr. Elvio Cantagallo si è aperta la discussione con i partecipanti. In molti hanno rivolto domande al dottore. Vediamo le più saglienti:
Mercoledì 3 novembre 2021