Mostra su burri in alba

Una interessante mostra da vedere

alla Fondazione Ferrero in Alba

Alberto Burri e La poesia della materia, alla Fondazione Ferrero

di Maria Grazia Dapuzzo

Dipinto del 1945 realizzato da Burri nel periodo della sua prigionia
Dipinto del 1945 realizzato da Burri nel periodo della sua prigionia
Grande nero plastica e combustione del 1964
Grande nero plastica e combustione del 1964

Recentemente sono stata a vedere una mostra su Alberto Burri, uno dei maggiori artisti del Novecento, alla Fondazione Ferrero in Alba.

Sacco rosso e nero del 1955
Sacco rosso e nero del 1955

L'esposizione comprende all'incirca cinquanta opere di Burri, partendo dal 1945 con il suo primo dipinto realizzato durante la prigionia in Texas, nel periodo della Seconda guerra mondiale, sino alle opere dei primi anni Novanta.

Combustione plastica del 1958
Combustione plastica del 1958

Nella mostra sono presenti i primi «Catrami» del 1948 sino alle ultime opere «Oro e Nero» del 1993; il Maestro è scomparso all'età di ottant'anni, nel 1995 in Nizza.

Combustione del 1960
Combustione del 1960

I materiali usati da Burri e presenti nelle opere esposte sono: metallo, plastica, legno, fil di ferro, iuta, stoffa, catrame, muffe, sacchi, combustioni, cretti e cellotex che l'artista di Città di Castello ha utilizzato nel suo linguaggio materico-poetico, simbolo della sua cifra stilistica.

Impiallacciatura di legno sormontato da colore acrilico nero e combustione del 1958
Impiallacciatura di legno sormontato da colore acrilico nero e combustione del 1958

La mostra evidenzia il rapporto tra materia e poesia di Burri, mantenendo come punto fermo la materia, fonte inesauribile di sperimentazione e creatività. Con la sua ricerca Burri ha anticipato molte correnti artistiche della seconda metà del Novecento, come il Nouveau Réalisme, l'Arte povera e l'Arte neuminimale.

Cretto G2 del 1975
Cretto G2 del 1975

Alcuni quadri esposti anticipano l'opera di land art che Alberto Burri ha progettato per Gibellina, il paese siciliano distrutto dal terremoto del Belice nel 1968 «trasformandolo in un simbolo di rinascita estetica».

Nero e oro del 1993
Nero e oro del 1993

Per il «Grande Cretto» a Gibellina, Burri utilizza «il cemento bianco per inglobare e trasformare le macerie irrecuperabili della città vecchia in un ideale sudario rivolto alla memoria del tragico evento».

Quest'ultima opera che il Maestro non ha potuto vedere completata perchè è stata terminata nel 2015, dopo la sua morte, è tra le più estese del mondo con i suoi ottantamila metri quadrati di ampiezza.

Martedì 18 gennaio 2022