Genova | sanità pubblica
Azioni addirittura criminali non giustificate da nessuna ragione
di Aldo Carpineti
Nei primi mesi del 2006, tornato a Genova della Toscana, ritenni di aver bisogno dell'aiuto di psichiatri del Centro di Igiene Mentale ubicato allora in via Peschiera.
Ebbi cure ambulatoriali continuative, che dopo otto anni considerai inadeguate valutando i risultati ottenuti, decisamente peggiorativi rispetto alla mia condizione di partenza. Chiesi allora di essere destinato ad un medico diverso da quello che mi aveva seguito fino ad allora. Il Centro si spostava in quel momento in corso Paganini.
Già dal primo incontro con questo nuovo psichiatra mi resi conto che egli aveva un atteggiamento negativo nei miei confronti. Presentandomi io a lui con un sorriso si preocccupò per prima cosa di accertare che il sorriso non era spontaneo e andava quindi fatto sparire.
Tutti suoi successivi interventi e quelli delle sue assistenti mi parvero gravemente lesivi dei miei legittimi diritti di paziente. Ciò nonostante ritenni di rimanere ancora alle loro cure per qualche tempo. Passati un paio di anni però mi resi conto che le mie condizioni di salute andavano peggiorando nettamente invece di migliorare.
Decisi perciò di lasciare il Centro, ritenendo così di chiudere in maniera definitiva un periodo. Il distacco non fu indolore. Ci furono parole, reciproche manifestazioni di disistima, persino minacce. In relazione a ciò i miei curanti decisero di non farmela passare liscia.
Cominciarono a contattattare le persone che rappresentavano i miei diversi ambienti sociali, le amicizie, i bar, i supermercati, i vicini di casa, i miei fornitori di lavoro chiedendo ad essi di tenere nei miei confronti comportamenti ingiustificatamente penalizzanti facendoli passare per necessari ad una terapia di ambiente. Non solo raccontarono e resero pubbliche le notizie che avevano avuto da me in sede di visite mediche ma aggiunsero a queste delle loro interpretazioni della realtà assolutamente errate e gravemente denigratorie. Delle autentiche menzogne.
Fecero in modo che negli stessi ambienti persone anche senza nessuna qualifica o cognizione in merito si arrogassero il diritto di insegnarmi a vivere. Misero sotto controllo il mio computer e presero contatti con ogni imprenditore presso il quale io offrissi prestazioni professionali, per far decadere le mie richieste.
Si misero nella condizione di creare per me una realtà fittizia e costruita, di fatto invivibile. Ciò avvenne a Genova ma fu ripetuto a Viareggio dopo il mio spostamento. Una situazione insostenibile resa recentemente anche più difficile da un investimento che ho patito sulle strisce pedonali e che mi ha costretto ad un mese di ospedale.
Scrivo tutto ciò solo ora, dopo tanto tempo, perché fino ad oggi ho sperato di poter risolvere l'intricato problema senza danneggiare nessuno. Resomi ora conto che questo non è possibile, non mi rimane che rendere conosciuta la vicenda.
Mercoledì 6 luglio 2022