tutto il mondo è metropoli
Un mondo paradossale, Kafka e il contrario di Kafka... buone fortune!
di Aldo Carpineti
Notturno di Fossa dell'Abate, naturale disgiunzione tra i due mondi di Viareggio (città-giardino) e Lido di Camaiore |
Quel che si può incontrare nel giro di poche ore (serali) nelle zone della Versilia classica, come fra le creuze genovesi, il castrum aostano, nelle più nascoste calli veneziane, nei Lungarni fiorentini, fra i pescherecci di San Benedetto del Tronto, negli anfratti di Spaccanapoli, nella Lecce del più malinteso barocco, nelle specularità mai congiunte di Reggio Calabria e Messina, a Punta Raisi soltanto il tempo di un caffè per essere pronti ad un nuovo decollo...
Ulisse fece di tutto per tornare alla sua petrosa Itaca, ma neppure lasciò nulla di intentato utile allo scopo di aggiungere esperienza all'esperienza. Il canto delle sirene, i lacci per non seguirle, i divoratori di loto e quelli di caviale e carpaccio di salmone, affumicato o no, i riferimenti politico-emiliani alla mortadella, quelli, anche peggiori, alla finocchiona. Le risaie del vercellese e le risate onomatopeiche delle rane che le abitano, il perdono e la ricaduta assolutamente prevista e messa in conto come inevitabile. Lo stracciarsi le vesti, prendersi paura di titrovarsi nudi, ed avere foglie di fico di dimensioni non bastevoli, la coperta troppo corta di Linus...
Basta un minimo di fantasia per accorgersi di un mondo varipinto quanto sorprendente... non può mancare spirito di patata, interpretazione controversa di definizioni ed immagini di canaglie dai sensi cosmopoliti o autoreferanzialmente locali.
Non sono che alcuni aspetti, gli altri aggiungeteli voi nei commenti, se vi paiono significativi e se ritenete che valga la pena di rischiare incidenti con il login e conseguenti perdite in immagine pubblica.
Ci sono serate, si diceva, ed è così in ogni parte del territorio che rappresenta elemento costitutivo dello Stato Italiano, ma non dissimilmente tra i canali di Amsterdam, le prostitute di Amburgo, i parchi le bombette i sottintesi sottili di Londra. Le ultime rovine ancora da smaltire risalenti al tragico terremoto di San Francisco. I ricordi legati alla filibusta, il fascino del rum più profumato, le spiagge, le isole, i tesori nascosti, i pirati dei Caraibi e quelli della strada che ancora non mi hanno risarcito dei danni da investimento sulle strisce, l'ormai lontano 6 maggio scorso. Avere a che fare con le assicurazioni, peso il tacùn del buso dicevano saggi piemontesi per lo più dediti alla caccia e pratici dei relativi casini di esemplarità savoiarda.
Divagare può essere lecito, finché non si esagera... torniamo a quanto di nostra pertinenza e contemporaneità cronologica. La quotidianità di ognuno di noi diventa giorno da leoni se siamo convinti, a torto o a ragione, di esserlo. Non amiamo le mezze misure e le pecore ci sono più simpatiche dei camaleonti, almeno hanno natura chiara. Il mondo notturno, quello che è teatro della mia attualità girovaga, fasti e nefasti, conferme e contrasti nella realtà della Versilia.
Ebbene ieri sera, dopo le sette camicie sudate, e necessariamente messe più tardi in lavatrice, per coprire a piedi il percorso variamente rappresentato che separa la zona di metà passeggiata a mare di Viareggio (altezza caffè-biblioteca con reminiscenze comix) e l'universo in poco spazio che il Lido offre anche se siamo momentaneamente distratti, capito in un locale di ristoro che ha insegna inequivocabile: Jack. Parentele vicine allo squartatore più che con la doppia coppia vestita del poker nostrano insaporito con calmierate disposizioni monetarie, così da non giocarsi anche l'ottava ed ultima camicia rimasta.
Le affinità con il delizioso personaggio che a fine ottocento si aggirava nel degradato est londinese usando a volte il temperino, altrimenti il machete caro a Sandokan, sono presenti ovunque. Ma soprattutto sui volti (stravolti) dei protagonisti di turno. Graziosissime, impeccabili le padroncine di casa che si fanno in quattro per servirti piatti, panini, pizzette, bevande al limite del lavoro in perdita tanto sono generose... Non sto scherzando, non sto facendo dell'ironia. Ci troviamo contemporaneamente al bancone del locale un signore di difficile interpretazione quanto alla provenienza territoriale e il sottoscritto, di fin troppo nota provenienza. Questo signore è già lì da un po di tempo, mi par di capire, è parecchio agitato, se la prende con la stessa gestione del locale, colpevole di non si sa quali misfatti. Anzi gli stanno regalando un panino con semi di sesamo infarcito di ogni ben di dio, patate arrosto (che sono più rare e quindi più pregiate di quelle fritte), bevanda annessa. Ripeto, un omaggio. Quello lì inscena polemiche che definire gratuite e fuor di circostanza pare una metafora. Logica vorrebbe che acchiapasse il prezioso e voluminoso sacchettone dal contenuto caldo e intuitivamente assai saporito, girasse i tacchi e facesse tratto di strada tale da assicurargli consumo tranquillo al riparo da più che giustificati ripensamenti da parte benefattrice.
Invece lui, a quanto pare, la pensa diversamente. Gli è fatale il mio sopraggiungere. Mi chiedono che cosa voglio, rispondo il solito, anche se è la prima volta che ci vado. Intendo dire che se mi forniscono quanto elargito al tizio lì presente, a pari condizioni economiche di lui, cioè senza spendere il becco di un quattrino, mi ritengo ampiamente soddisfatto. Ho indovinato, qualche volta capita per fortuna, atteggiamento e ruolo. Una delle graziosissime ragazze al banco estrae dal sacchetto la confezione contenente il panino dalle qualità abbondanti, e con gesto risoluto e chiaramente seccato nei confronti dell'altro, me lo consegna. Non sempre capita, ma questa volta intuisco il comportamento da tenere. Ringrazio, verbalmente e con rapido cenno del capo, e mi dileguo, prima che qualcuno cambi idea e modifichi prospettive a me favorevoli. Prendo posto sull'ultimo tavolino con panca in fondo all'ampio spazio-dehors annesso al locale, in modo da creare un vallum il più possibilde efficace tra me ed eventuali pretese di restituzione, da qualsiasi parte provengano. Il ben noto tizio intanto prosegue la sua affaticante tiritera in modo ripetitivo e monocorde. Da non poterne più. Ovviamente mi disinteresso il più possibile a questa vicenda che scarsamente mi vede parte in causa. Mi pare opportuno, sotto ogni punto di vista, farmi i cavoli miei, gustarmi il panino con le tempistiche classiche ma senza perdere tempo.
La vicenda tra il tizio e le deliziose ragazze giunge a conclusione. Lui non la pianta di inveire, una delle deliziose perde la pazienza, ed era anche l'ora, afferra il sacchettone ancora pregno di diverse succulenze benché privo del panino ormai da me divorato quasi per intero, attraversa il dehors e mi consegna il sacchettone con i suo prezioso contenuto. Ovviamente non chiedo di meglio, ringrazio quanto necessario per non sembrare un maleducato, e diversifico appetiti e soddisfazioni di essi. Le ragazze, finalmente, mollano lì il tizio che rimane a ripetere le proprie frasi senza interlocutotori.
A quasto punto persino io vengo preso da un po di terenerezza e compassionevole spirito da compagnone nei confronti del tizio e della sua invincibile malinconia. Lo apostrofo invitandolo a mangiare i resti del panino ancora nel cartoccio, e a sbafarsi le patatine, che ne val la pena. Giocando su significati analogici ed un poco goliardici accenno a sue probabili soddsfazioni di altro genere come probabili dopo aver soddisfatto i piaceri della gola. Non c'è verso... né tono né argomento che lo smuova. Riattaca con me la filippica contro il mondo intero che le ragazze si erano sorbite fino ad un attimo prima. Faccio buon viso a cattivo gioco. Intervengo nella sua arringa lo stretto necessario cercando di non contraddirlo, in modo che non debba incazzarsi ancora di più.
Continuo a mangiare, ogni tanto gli ripeto, cercando di essere il meno convincente possibile, di partecipare alla mensa. Lui imperterrito, sempre la stessa macchina da guerra. Finalmente sgranocchia due patatine, ma lo fa, è del tutto evidente, soltanto per poter dire che fanno schifo o qualcosa del genere. Annuisco, confermando la mia tattica fino a quel momento utile, anzi assai proficua.
Finalmente anche lui è alla frutta (soltanto un modo di dire). Sbotta ancora in qualche conclusivo fuoco d'artificio, colpi ormai a casaccio senza effetto alcuno. Ha perso ormai non soltanto smalto ed ogni credibilità ma ogni diritto all'ascolto da parte altrui. Se ne rende conto anche lui, ruota a 180 gradi, boffonchia le ultime cartucce e finalmente se ne va. Per me la possibilità di concludere la cena senza alcun disturbo. Così avviene. Alcune sorsate di bevanda, pulisco il tavolo con una certa accuratezza, per essere accettato fino in fondo, raccolgo carta e involucri di cartoncino nel vassoio, rientro e consegno il tutto con un sorriso. La dolce mi sorride anche lei. Il commiato (non il cognato di lei che non lo conosco) è altrettanto simpatico. Mi informo circa eventuali abitudini da parte della gestione a prassi di sconti per comitive e serate promozionali. La dolce, con il sorriso che si fa un po velato di sensi di colpa, mi dice di no, che queste non sono fra le loro iniziative. Si vede che le dispiace, accentuo il mio, di sorriso, con intento consolatorio. Il fnale è un sorriso reciproco pieno e liberatorio. Non c'è dubbio, basta poco, per intendersi se c'è buona volontà da entrambe le parti.
Ancora un saluto rapido, mi avvio in direzione rientro. Il tragitto verso casa mi è dolce come il sorriso della dolce. Non c'è fretta, certi momenti vanno assaporati. Il mondo non è così cattivo come a volte si crede. Ci sono i rompicoglioni, vero, ma sono una frangia assai scarsamente significativa.
(cliccare sulle foto per ingrandirle)
Sabato 12 novembre 2022