tre visioni della geometria
L'esposizione contempla le opere pittoriche di tre artisti: Rino Sernaglia, Sergio Colussa e Massimo Salvadori. Le opere di questi tre pittori sono state messe in relazione per la loro comune visione pittorica della geometria
di Maria Grazia Dapuzzo
Care lettrici e lettori di Genova Reteluna anche se con un poco di ritardo auguro a tutti voi che questo 2024 sia un anno ricco di avvenimenti interessanti.
A questo proposito inizio parlandovi di una mostra inaugurata recentemente al Castello di Casale Monferrato dal titolo «Tre visioni della geometria» a cura di Giovanni Granzotto e organizzata da «Verso l'Arte». La mostra è visitabile sino al 18 febbraio.
L'esposizione contempla le opere pittoriche di tre artisti: Rino Sernaglia (anni Sessanta), Sergio Colussa (anni Settanta) e Massimo Salvadori (fine anni Ottanta). Le opere di questi tre pittori sono state messe in relazione per la loro comune visione pittorica della geometria.
Rino Sernaglia (1936 - 2018) ha incentrato il suo lavoro sul rapporto tra geometria e luce che compenetrandosi creano una tridimensionalità (cinetismo virtuale); Sernaglia appartiene alla generazione degli artisti che negli anni '60 hanno rivoluzionato la ricerca estetica concentrandosi sul rapporto luce-spazio-forma.
Sergio Colussa (1942) ha una visione della geometria come un ponte, un collegamento tra un mondo-oltre e il mondo perfetto del costruttivismo; Colussa nella sua ricerca arriva all'essenza della forma con geometrie quadrate o irregolari che sono ricordi mentali trasformati dalla razionalità della forma.
Massimo Salvadori (1960) chiude i pigmenti in spazi geometrici che si combinano creando un finto movimento (tridimensionalità virtuale); Salvadori nel suo lavoro è in sintonia con la ricerca svolta dai maetri della Bauhaus (vedere Omaggio al quadrato, finali in cascata, 1963, olio, fibra rigida, cm. 76,2 x 76,2 di Josef Albers).
Contemplando le opere di questi tre pittori non posso fare a meno di pensare a un quadro che possiedo di Andrea Silvio Boero nato a Genova (1931 - 1987); il quadro mi era stato donato dall'artista stesso come regalo di nozze. Andrea Silvio Boero era il marito di una cugina della mia mamma.
Andrea Silvio Boero dopo una ricerca iniziale incentrata sulla grande luce provocata dall'esplosione delle bombe lanciate su Hiroshima e Nagasaki, ha lasciato i suoi lavori materici con presenza di materiali metallici, per una ricerca della luce intensa, dosando minuziosamente il colore in spazi geometrici. Anche l'opera di Boero è interconessa alla ricerca degli artisti della Bauhaus e in particolare di Josef Albers.
Dal 1958 al 1965 alle opere materiche si affiancano le strutturalità vibratili espresse da oggetti costruiti in moduli metallici di alluminio, quasi onde sonore; nella pittura queste vibrazioni definiscono uno spazio segnico come forma-volume.
Molti critici d'Arte hanno recensito mostre personali di Boero sia in Italia sia in Belgio, tra questi vanno citati: Germano Beringheli, Franco Sborgi, Remi De Cnodder, Aldo Passoni, Ezia Gavazza, Paolo Fossati, Corrado Maltese.
In un successivo articolo riporto gli scritti, in mio possesso, di alcuni critici d'Arte che descrivono la produzione artistica dell'artista Andrea Silvio Boero.
(Cliccare sulle foto per ingrandirle).
Sabato 20 gennaio 2024