Genova | No tav anche per il terzo valico
Fondamentale per gli sviluppi dello scalo portuale genovese, anche in vista dei finanziamenti previsti a livello europeo dal piano Juncker
di Aldo Carpineti
Ci sono anche i No tav del terzo valico? Certamente sì, sono quelli che, al di là dell’Appennino non vogliono la linea ad alta velocità che dovrebbe collegare Genova con la Valle Padana.
Sono quei piemontesi, pochi per fortuna, che non vedono vantaggi per loro laddove ci siano eccome vantaggi per i litoranei. Eppure questo è un modo di osservare le cose limitato e miope, perché il passaggio della linea attraverso i territori piemontesi non può che creare movimento economico anche per loro, per le loro aziende e per i loro commerci.
E non pare neppure che la protesta, flebile per il momento va ripetuto, sia giustificata da motivi di ordine ecologico ed ambientale, perché i suddetti territori hanno poco di paesaggistico e di naturalistico da difendere.
Sono territori già fortemente industrializzati, dove l’aggiungersi della tecnica non sarebbe un fatto nuovo né determinante per le destinazioni legate ai piani regolatori.
Sperabile, dunque, che proteste di questo genere, innescate, ripetiamo ancora, da piccoli gruppi, non siano di ulteriore intralcio allo sviluppo del progetto, che ha già trovato un inizio di finanziamento a livello ministeriale. E che rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo portuale genovese, anche in relazione a quanto contenuto nel piano Juncker che a livello europeo tiene conto senza mezze misure della posizione strategica del maggiore scalo ligure.
Sperabile anche e soprattutto che il piano Juncker, molto ambizioso per le entità economiche stanziate, possa avere una realizzazione concreta almeno nei tempi della guida alla Commissione del presidente lussemburghese.
Martedì 6 gennaio 2015