Genova | serata al politeama genovese

Spring Awakening stupende la musica e le voci

Ma la storia raccontata è diversa dalla attuale

Per apprezzare la vicenda bisogna inquadrarla nel tempo in cui è scritta

di Aldo Carpineti

Una scena
Una scena

Atto finale della nostra piccola storia su Spring Awakening con 70esima replica (a Genova), dopo per la compagnia ci saranno ancora Udine e Brindisi.

Va detto per inciso che lo spettacolo ci è piaciuto, ed è piaciuto a tutto il pubblico: musiche meravigliose e meravigliosi gli interpreti, simpaticissimi oltre che bravi.

La vicenda va però inquadrata nella chiave propria del suo tempo e non ai giorni nostri, perché i sentimenti le situazioni i rapporti umani che vi si raccontano appartengono all’Europa di fine ottocento, quando la storia è stata scritta o a quella della trasposizione italiana (anni trenta) o tutt’al più ai nostri vecchi tempi, quelli degli anni cinquanta del secolo scorso; ma non alla realtà post settantottina e ultratecnologica attuale.

I ragazzi di oggi (ed anche gli adulti) sono molto più pratici nelle loro vicende sessuali, forse anche romantici, ma di un romanticismo meno sognato e più concreto: dubitiamo che ci sia ancora qualche ragazza adolescente che non sa come nascono i bambini e si fa mettere incinta perché non informata. E alcune delle situazioni trattate hanno nel tempo persino trovato adeguata regolamentazione giuridica.

Ci aspettavamo dunque, qualcosa di molto più dirompente, invece il tutto è soffuso di tenerezza, anche le parti dei genitori e professori “cattivi”, che non riescono ad essere antipatici malgrado la negatività della propria figura. Si direbbe quasi uno spettacolo edificante, tanta è la delicatezza attraverso la quale i temi vengono trattati.

Certo le immagini simulate di un coito quasi del tutto vestito sono molto più poetiche di quelle degli assassinii cui le diffusissime serie televisive ci hanno abituato. E il composto bacio finale, a spettacolo concluso, fra due giovani omosessuali ha strappato l’applauso assolutorio e persino incoraggiante del pubblico.

Personalmente siamo dell’idea che, se si può, è meglio essere eterosessuali, ma non c’è proprio nulla di male nell’essere omosessuali, soprattutto se lo si è sin dalle proprie origini.

Se il gruppo andava incoraggiato, mi pare che Genova lo abbia fatto con una accoglienza calorosa e premiante. Forza, allora, bando ai sensi di colpa.

Domenica 11 gennaio 2015