Genova | nel 1968 rodotà era docente a genova
Francesco sostiene che le religioni non vanno offese così come non si offende la madre di nessuno Rodotà difende la libertà di opinione
di Aldo Carpineti
Alla fine del 1968 Stefano Rodotà era Docente di Diritto Privato e di Diritto Civile alla Università di Genova. Mi appiccicò un 24 in Diritto Privato che mi lasciò con l’amaro in bocca ed un 27 in Diritto Civile che addolcì in parte la pillola.
Da quei lontani anni Rodotà ha fatto una lunga strada in particolar modo passando attraverso gli incarichi di Garante della privacy e sottile scrittore opinionista prima su Panorama e poi su quotidiani e riviste di varia natura. In questi giorni lo si indica anche come uno dei possibili successori di Napolitano.
Di oggi è una sua risposta al Papa (su La Repubblica) sulla terribile vicenda del giornale francese devastato nelle persone e nelle cose dall’attentato pseudo-islamico.
I fatti: il Papa ha fatto presente come la religione degli altri non vada dileggiata perché è come dileggiare l’altrui madre. Rodotà risponde che la libertà di espressione non può essere in nessun modo limitata. Queste in sintesi, e grosso modo, le posizioni dei due.
Mi permetto, sommessamente, ed esprimendo una opinione che definisco come molto personale, di intervenire nella disputa dei due grandi. Non sono un credente, ma non riesco ad allontanarmi di troppo dalla visone delle cose che Francesco ha voluto rappresentare. Sono convinto che farsi beffe dei sentimenti degli altri, soprattutto quando siano radicati nella profondità dell'animo, sia una cosa poco bella, poco educativa e niente costruttiva. Le reazioni omicide che ci sono state vanno considerate poi assolutamente aberranti e sproporzionate e in nessun modo giustificate, resta il fatto che la presa in giro è un’arma che va usata cum grano salis.
Rodotà invoca la libertà di espressione e i principi dell’Illuminismo; a parte il fatto che con l’Illuminismo si potrebbe appoggiare qualsiasi punto di vista perché, già ai suoi albori, annovera rappresentanti come Rousseau da una parte e Locke dall’altra che sostenevano tesi assolutamente opposte, sembra a noi poter osservare che la propria religione, quando non sia offensiva o lesiva nei confronti degli altri, in quanto modo di essere insito nel proprio profondo, possa far parte di quella privacy che Rodotà ha difeso per tanto tempo e che non va in nessun modo violata, non soltanto nel segreto, ma anche nel rispetto.
Ripeto, non sono credente, eppure le ragioni di Francesco mi sembrano ancora una volta azzeccate; la libertà, e così anche quella di espressione, non è qualcosa di infinito e non limitabile, anch’essa va usata invece in modo da non andare oltre quei limiti che siano lesivi per i diritti, per la sensibilità e per il profondo sentimento altrui. Senza necessità di censure e di interventi dall'alto ma per proprio buon senso e buon gusto.
Sabato 17 gennaio 2015