Le filosofie e la mentalità del momento e l'organizzazione del mondo del lavoro

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Le filosofie e la mentalità del momento
e l'organizzazione del mondo del lavoro

Una realtà sempre più in trasformazione e nuove aspirazioni di vita

di Aldo Carpineti

Due generazioni
Due generazioni

Le filosofie di vita cambiano, si trasformano anche rapidamente, secondo il pensiero della gente. Certamente i giovani oggi sono molto diversi da come siamo noi ed ancor di più da come era la gente mezzo secolo fa.

Le abitudini e gli atteggiamenti mentali delle persone sono di volta in volta legate al tempo che si vive. Da cosa possa dipendere è difficile dire, è però un dato di fatto che ogni epoca abbia suoi abitatori differenti da quelle precedenti. 

In altre parole oggi i giovani aspettano nella vita cose diverse da quelle che noi attendevamo, hanno propri modi di pensare e di prevedere l'esistenza ed il futuro. Soltanto un esempio, anche banale: la nostra generazione per tanti anni ha avuto il mito dell'automobile, avere l'auto bella è stata una delle aspirazioni più comuni e diffuse, l'auto è stata per tanti uno status symbol. Non mi pare che oggi i giovani ragionino in questi termini, nei loro discorsi non avverto questa esigenza e neppure questo interesse. 

Indipendentemente dal giudicare se questo sia un bene o un male (nella convinzione personale tuttavia che sia un bel passo avanti) ci rendiamo conto che il modo di vedere le cose è mutato.

I ragazzi di oggi si aspettano altre soddisfazioni, più ispirate al loro intimo sentire, se interpreto bene, qualcosa di collegato ad un benessere reale e più profondo.

Questa ricerca della propria vita e dei modi di essa non può non passare attraverso il lavoro; l'atteggiarsi del lavoro, le nuove forme del lavorare devono perciò adeguarsi al modo di pensare e non viceversa. Il lavoro fa parte di un mondo globale non può esserne avulso o addirittura in contraddizione. 

Ho sentito più di un imprenditore lamentare che i giovani non abbiano più voglia di lavorare. Probabilmente non è vero, è piuttosto vero che non vogliono più lavorare nel modo che gli offrono loro. Che l'atteggiamento di chi si accosta al mondo del lavoro sia cambiato e che si voglia un impegno adatto e in sintonia con quella che si vede come la propria vita. Poter viaggiare, muoversi frequentemente, conoscere è per molti una aspettativa presente (senza i lussi che un tempo si accostavano al viaggiare); per altri, al contrario, lo stare insieme ai propri cari ed ai propri amici è la aspirazione maggiore: ebbene è l'organizzazione del lavoro che si deve adattare a queste modalità, e non viceversa. Il lavorare si deve adattare alla vita e non l'opposto. 

Per tutti questi motivi pare indispensabile una organizzazione del lavoro che possa tener conto di questi sensi che sono quelli verso cui va il mondo. E la progressiva professionalizzazione del rapporto a scapito delle garanzie offerte dall'antico lavoro dipendente o a tempo indeterminato, così come si è verificata in questi ultimi decenni, è già un muoversi in queste direzioni. Cadono molte delle certezze che il rapporto di lavoro garantiva, ma parallelamente l'interpretazione gerarchica dell'azienda deve far posto a maggiori libertà. In questa logica lo smart working (quello vero, non quello che si riduce nel mandare tutti a lavorare da casa) si fa indispensabile. Così come una personalizzazione il più possibile spiccata delle reciprocità contrattuali tra datore e prestatore d'opera. Un sereno confronto tra azienda e lavoratore in cui si metta sul tavolo da una parte il modo di questi di vedere la vita e di conseguenza la propria prestazione e dall'altra le concrete possibilità dell'azienda di tenere conto di esse senza incorrere in disutilità economiche. 

Senza dubbio è un impegno pesante e certosino per la parte aziendale, che coinvolge i rappresentanti della direzione aziendale in attenzioni che forse non hanno mai avuto necessità di prendere in considerazione, ma mi pare sia l'unico modo per costruire un mondo più vicino alle attese di ognuno. Malgrado il progressivo tecnologizzarsi della vita quello delle relazioni interpersonali è rimasto un argomento principe, anzi lo sta diventando proprio ora nel momento in cui la tecnologia prende tanto campo. Il sapersi relazionare è una esigenza del mondo della produzione oggi più che mai, e certo i giovani lo avvertono tutti. 

Sabato 23 ottobre 2021

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