P. Luigi Kerschbamer missionario: le Lettere. 8. Come pregare. Una lettera sulla preghiera

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P. Luigi Kerschbamer missionario: le Lettere
8. Come pregare. Una lettera sulla preghiera

«Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»(Matteo 18,20)

di Gutti Carpineti

COME PREGARE 

«Dove due o tre sono riuniti nel mio nome…»(Matteo 18,20)

Durante il primo periodo brasiliano, nel seminario di Ampére, ho avuto dal Signore il dono della lettura di due articoli, riguardanti gli incontri di preghiera nello Spirito: articoli che ritengo di grande aiuto per crescere nel Suo amore sia individualmente che comunitariamente.

La Bibbia
La Bibbia

Il primo riguarda l’ascolto carismatico della Parola di Dio, preceduto dalla preghiera di lode, che deve essere autentica preparazione alla Parola di Dio e un momento di crescita per tutti, come vuole il Signore. Si deve però evitare di cadere nel vuoto verbalismo, come raccomanda Gesù: «Non allungate le vostre preghiere come i pagani…»; si deve invece uscire da sé stessi per appoggiarsi solo su Dio, confidando solo nel suo amore, nonostante le nostre difficoltà e i nostri problemi.

Solo quando saremo capaci di lodare il Signore, fiduciosi che l’amore di Dio è sempre presente ed è più forte di tutto e che Gesù, nonostante tutto, è il Salvatore, allora saremo interiormente liberi per ascoltare la Parola di Dio.

A questo proposito la parabola del seminatore ci parla proprio dei diversi stadi di libertà che l’uomo può raggiungere.

Dopo il primo momento di preghiera, più o meno lungo secondo le esigenze del gruppo, incomincia l'ascolto vero e proprio della Parola di Dio: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome... Io sono in mezzo a loro». È il Signore stesso che per primo ci è vicino, è Lui stesso che ci dà la Sua Parola, nella quale egli è presente con la forza della sua luce, della sua misericordia e della sua resurrezione.

Molte volte però la Parola di Dio non è veramente ascoltata: «Hanno orecchi, ma non ascoltano». E questo perché non lasciamo il tempo alla Parola di essere accolta e interiorizzata, non permettiamo allo Spirito Santo di condurci a tutta la verità che la Parola contiene. Essa dovrebbe essere il centro della nostra preghiera, pensando che è la vita stessa di Gesù che ci viene comunicata, invece ne rimaniamo in superficie, ancorati alle piccole idee che stanno dentro la nostra mente.

Si tratta dunque di accettare che Gesù sia il Signore della nostra vita, abbandonandosi a Lui, di non avere paura di rimanere un poco in silenzio, chiedendo allo Spirito di trasformarci e di farci conoscere la forza della Parola del Signore. Anche se spesso ne abbiamo una breve intuizione, dobbiamo essere coscienti che da soli non possiamo fare niente e che abbiamo bisogno del suggerimento degli altri fratelli e soprattutto di lasciarci condurre dallo Spirito di Gesù.

Del resto tutti facciamo esperienza che, in un incontro di Preghiera nello Spirito, c'è una grazia particolare, non magica, ma che si tratta di accogliere. Essendo oggi molto difficile l'ascolto, non dobbiamo meravigliarci se in un gruppo, dopo la lettura della Parola del Signore, alcune persone continuano come se questa Parola non ci fosse stata donata e continuano a fare altre preghiere. Dobbiamo aiutarci a poco a poco a camminare insieme in consonanza con la Parola di Dio: questo è il compito specifico dell'animatore e del gruppo pastorale.

L'atteggiamento modello è quello della Madre di Gesù: «Che sia fatto secondo la tua Parola» (Luca 1,38). È essenziale, dunque, che la Parola del Signore possa dare tutti i suoi frutti.

Nella seconda parte l’articolo si occupa di come discernere la Parola del Signore, riferendosi sempre ad una situazione concreta. , così come faceva Gesù attraverso le parabole del Vangelo, che parlavano sempre di situazioni concrete e vicine agli ascoltatori.

Come comprendere o scegliere dunque la Parola che il Signore ci dona per il nostro incontro? Ci sono tre maniere, ma una, particolarmente, incide nella vita.

- Si può considerare la liturgia della domenica, valida in quanto preghiera della Chiesa, ma che può rimanere solo una verità teorica, in quanto la Chiesa ha la missione di educare e di presentarci lungo l’anno liturgico tutte le grazie del Signore.

Sarà un buon incontro di preghiera, ma potrà accadere che il gruppo resti allo stesso punto, senza crescere molto spiritualmente.

- Si può però anche aprire il Vangelo dopo un certo tempo di preghiera, meditare e accogliere la Parola che il Signore ci ha donata, considerando che varie persone hanno il dono di aprire la Bibbia.

Ma anche questo metodo può lasciare il gruppo ad un punto fermo perché sarebbe un tentare il Signore pensare che tutte le volte Dio ci debba rispondere in questa maniera.

- Forse il vero discernimento della Parola è credere che sia il Signore a darcela. Come gli apostoli hanno ricevuto il pane da Gesù e poi lo hanno distribuito, così succede oggi con la Parola del Signore nei gruppi di rinnovamento.

Per non correre il pericolo del soggettivismo, è necessario un gruppo di discernimento, che può formarsi all’interno del gruppo pastorale. L’oggettività della decisione presa nello Spirito Santo è data dalla concordanza della percezione spirituale di coloro che stanno facendo discernimento.

L’animatore e altre poche persone si riuniranno, faranno un tempo di silenzio, stendendo la mano per accogliere la Parola che il Signore darà per il suo popolo. Dopo un tempo di silenzio e di ascolto profondo, ciascuno dice quello che sente nel cuore. Se c’è una concordanza immediata, per certezza interiore, non per riflessione, su una stessa parola che è stata letta o detta, questa è la Parola del Signore. Se non ci fosse accordo da parte di tutti, si ricomincia a pregare, facendo silenzio fino ad essere tutti unanimi: ecco la Parola del Signore per il prossimo incontro di Preghiera.

Facendo questo discernimento, si noterà come, in ogni incontro di preghiera, le Parole di Dio non saranno in semplice successione, ma in continuità l’una all’altra.

Così, se avremo fede che la Parola del Signore è sempre efficace, vedremo le nostre vite trasformate. Più che riflettere sulla Parola in modo intellettuale, esprimendo anche pensieri e desideri, anche buoni, ma sempre nostri, dobbiamo lasciarla realizzare in noi quello che esprime, accogliere in noi l’annuncio che essa ci porta.

Ricordo di essere stato invitato a partecipare ad un incontro in una comunità dove c’era una grande tensione. Durante la preghiera, l’animatore aprì la Bibbia, leggendo la «Tempesta sedata» e, in quel momento, in tutto il mio essere, ho sentito una grande pace, che il Signore stava donando, non solo a me, ma a tutta la comunità. Si cominciò a pregare, ma senza scendere in profondità, non lasciando realizzare quello che la Parola stava dicendo. Alla fine, le persone se ne tornarono a casa, lasciando che il Signore si riprendesse la sua pace.

In un’altra riunione si cominciò a pregare, leggendo il passo del Battesimo di Gesù, ma la preghiera continuava con riflessioni chiuse in sé stesse, non aperte alla Parola. Così il Signore ha donato al gruppo una visione: una palla di argilla molto grande, che si disfaceva, trasformandosi in un corpo umano, che poi a sua volta spariva, mentre riappariva la palla di prima. Così per tutto il tempo.

Quale ne era il significato? Mi risuonarono queste parole: «Quando desideravo inserirvi nel mio Figlio e battezzarvi nel suo amore, voi vi siete fermati su voi stessi». Allora, in un momento di silenzio, ho detto di avere l’impressione che avremmo dovuto alzare gli occhi verso il Padre, offrendoci a Lui e accogliendo la sua onda d’amore. Un momento dopo si elevò un canto in lingue che partì come una freccia verso il cielo.

Ancora in un’altra riunione, dopo aver ricevuto la Parola del Signore, si continuava a pregare nella stessa maniera e il Signore diede nuovamente una visione: un grande banchetto, che si intravedeva da tutte le porte aperte, con ogni ben di Dio. Dalla finestra della sala si vedeva il giardino dove sull’erba era pronto un pic-nic. Il Signore disse: «È così che io preparo i pranzi, ma voi preferite accontentarvi dei panini imbottiti». Si stavano infatti comunicando, gli uni agli altri, le loro piccole idee, senza permettere al Padre di invitarli al grande banchetto nuziale di figli.

Come fare a pregare bene la Parola di Dio? Cominciare sempre con un grande tempo di silenzio e purificare la nostra memoria. Il grande pericolo è che la nostra mente sia già ingombra di convinzioni spirituali personali a proposito di tutto. Permettiamo invece che si purifichino la nostra memoria, i nostri ragionamenti, il nostro moralismo. Permettiamo che la Parola scenda come nella Vergine, pur senza comprendere ancora nulla. Dopo questa necessaria interiorizzazione e purificazione, la parola uscirà nuovamente dal cuore dei fratelli. Domandiamoci però sempre da dove viene la parola che si sta per dire, perché, se sono solo parole dell’intelligenza, servono solo per la cultura dei fratelli e non per la conversione.

Maria è sempre l’esempio. La Parola, accolta nella mente e nel cuore, uscirà dallo stesso cuore in forma di lode e di offerta oppure come rendimento di grazie per le meraviglie che opera in noi.

Se avremo la grazia di vivere così la Parola di Dio, ogni incontro unirà sempre di più la comunità, si sarà un solo corpo, avverranno guarigioni interiori e trasformazioni morali della propria vita.

Mercoledì 10 marzo 2021

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