Capitolo VIII

Un amore maturo

In una laboriosa provincia lucchese si svolge la trama di questo romanzo breve, che vede in scena diversi personaggi protagonisti in diversi ruoli ma amalgamati in una comune ambientazione caratterizzata dagli stretti rapporti di affetto e dal lavoro. Le tematiche aziendali e della scuola ritornano qui come tipiche del vissuto di Aldo Carpineti, che non rinuncia a traghettare nei propri scritti esperienze attuali e passate della propria vita. Romanzo di costume anche questo informato alla quotidianità ed alle relazioni fra le persone, spesso complicate dalle vicende di questo o quell’altro personaggio ma redirette poi ad un lieto fine generale. Il mondo di oggi, le tensioni di chi lo vive nella varietà delle situazioni che offre pur nella tradizione di un’etica di fondo che non abbandona mai lo svilupparsi del racconto.

Aldo Carpineti

Aldo Carpineti
È nato a Genova il 12 ottobre 1949. Dopo la gioventù genovese, liceo Classico e laurea in Giurisprudenza ha fatto del cambiamento un modo di vivere; si è spostato per lunghi periodi nel Veneto e nelle Marche, tre anni a La Spezia, sedici in Toscana, per poi fare ritorno ogni volta alla vegia Zena. Prima sottotenente di vascello in Marina, poi funzionario aziendale nelle relazioni industriali, è stato anche manager di gruppi professionisti di musica classica, barocca, jazz. Ha pubblicato Stanzialità e Transumanze (2003) riflessioni in epigrammi su argomenti di varia natura, Finestre su Paesaggi Miei (2004) due racconti di cui il secondo è un noir, La casa con le vetrate (2006), Un amore Maturo (2012). Fra tutte le cose che fa abitualmente non c’è nulla che gradisca quanto sedersi al tavolino di un caffè o di un ristorante in compagnia della figlia Giulia.

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Set 25

Capitolo VIII

Capitolo Ottavo

di Aldo Carpineti

capitolo viii

Il sole sembrava non voler lasciare il posto ad una pallida luna incompleta, e lievi nuvolette alte diffuse su parte del cielo si tingevano di un rosa delicato: un gruppo, sette o otto uomini e donne, accomodati a due tavolini esterni avvicinati, concludeva la propria cena nella trattoria di Ezio, godendosi il tepore e l’ultima luce naturale di una serata dei primi di luglio. Lo chiamarono per ordinare il caffè per alcuni, e poi il ristoratore offrì a chi li gradisse bicchierini di grappa che si faceva arrivare da Bassano. Mentre mesceva, Ezio colse le frasi di uno dei convitati che peraltro non aveva mai visto, e si attardò ad ascoltare: “Davvero poco fortunato il nostro Bertrand, da un mese a Manchester e già deve lasciare l’Inghilterra per uno stabilimento in Romania”. “Come mai?” si informava un altro. “Pare che in questo primo periodo le sue prestazioni professionali abbiano lasciato molto a desiderare, un disastro soprattutto dal punto di vista delle relazioni con colleghi e collaboratori; si dice che fosse nervoso ed intrattabile, era diventato un problema per tutto l’ambiente e le alte sfere hanno deciso per l’allontanamento”. “Come mai in Romania?” si informò una signora, “Là c’è uno stabilimento che la società ha aperto per trarre vantaggio dal minor costo delle materie prime e del personale, un grande stabilimento di quasi duemila dipendenti; Bertrand avrà una mansione nel controllo di gestione della struttura locale; sempre un buon posto, ma per la sua carriera significa tornare indietro di diversi gradini, non avrà neanche la responsabilità della funzione, che spetta ad altri”. “Chissà – riprese la signora di prima – può darsi che lui possa starci benissimo, la Romania è una terra affascinante, ricca di sogni e di leggenda” “Non c’è dubbio, ma dal punto di vista professionale, sembra ormai tagliato fuori dalle stanze dei bottoni”. “Non potevano rimandarcelo a Lucca?” “Pare di no. Qui il suo ruolo è già stato coperto da una laureata in matematica con i cosiddetti. E neppure c’erano altri posti vacanti”. “Credi che potrà recuperare le posizioni perdute?” “Difficile. Ormai per lui rifarsi una verginità sembra poco probabile; forse in un’altra azienda, ma non è facile, alla sua età”. “Quanto resterà in Romania?” “Non si sa, per ora il suo trasferimento è in pianta stabile”. “E cosa farà Agata?” “Non ne so nulla, non l’ho più vista, è impegnata negli esami di maturità a Pisa”. “Da chi hai avuto queste notizie?” “Da un collega inglese di Bert con il quale condivido la passione per il volo a vela. Ci conoscemmo a Tassignano, in occasione di una manifestazione all’aeroporto militare. Mi ha telefonato per parlarmi di un aliante nuovo, dalle caratteristiche modernissime, ideato da un suo connazionale poi, chissà come, il discorso è caduto su Bertrand, una nostra conoscenza comune. Mi ha detto che, in fondo, poteva andargli anche peggio, perché il gruppo industriale ha un altro stabilimento presso i laghi della pianura di Wuhan, in Cina, una zona dal clima estivo torrido; nemmeno lì il personale è tutto del posto, al contrario ci lavorano molti funzionari e dirigenti europei”.

“Ma guarda un po’ – pensò fra sé Ezio, al quale i destini di Bertrand stavano relativamente a cuore – ho servito funghi dell’est a Maritza e si è conversato della Bulgaria, la sua terra, e adesso si parla di un altro paese dell’Europa orientale” e si soffermò per qualche attimo a considerare se ci potessero essere nessi logici fra quegli eventi stranamente collegati da motivi di ordine geografico. Poi giudicò questa fantasia senza senso e si sorprese a pensare ad Agata, cui si sentiva più affezionato: “Forse dovrei cercarla, chissà che non possa aiutarla, visto che questi amici non si interessano granché di lei, ma non conosco il suo indirizzo e neppure mi ha mai lasciato i numeri di telefono. Però, attraverso le scuole…. potrei lasciare un messaggio al liceo di Pisa…. mi sembra l’unica soluzione”.

Non perse tempo, al computer stampò quattro righe: “Ho saputo casualmente che Bertrand ha avuto grossi problemi con la sua azienda; immagino che lei ne sia al corrente. Se le fa piacere parlarmi, il numero della trattoria è sull’elenco”.

Il mattino dopo lasciò il biglietto in segreteria a Pisa, chiuso in una busta bianca.

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